Don Turbolento @Circolo degli Artisti, Roma (testo di Bernardo Fraioli, foto di Stefano D’Offizi)

La luce delle sonorità anni ottanta sembra non affievolirsi mai.Quanti proseliti e quanti debitori conta è un dato difficile da stimare.
Nostalgici cloni; remake musicali; plagiatori vari di cui se ne farebbe anche volentieri a meno, sono tutti elementi di un nutrito insieme.
Aprendo così un concetto della matematica più elementare, ne consegue una delle prime proprietà che stabilisce che, un elemento X, può appartenere o non appartenere ad un determinato insieme.
Non esistono vie di mezzo.
In questo caso, la nomenclatura specifica da alla X in questione il nome di Don Turbolento.
Osservando dunque la prima proprietà citata, si conclude che l’elemento in esame è non incluso nell’insieme.
Per quanto nella loro musica si respiri wave, funk elettronico e synth pop, la loro offerta musicale ha tratti ben delineati e freschi.
Il duo formato da Dario Bertolotti e Giovanni Battagliola fa tappa al Circolo degli Artisti per presentare il loro ultimo lavoro.
Attack è un disco da dance floor, fatto e studiato per muoversi e ballare.

Ed è esattamente la risposta che il pubblico dedica al gruppo nella serata.
L’ apertura del concerto segue la tracklist del disco, con un’ esecuzione di What i CAN , che inevitabilmente svela un omaggio a Damo Suzuki, leader della kraut band tedesca CAN con il quale hanno collaborato più volte in sede live.
Influenze, quelle teutoniche, che si avvertono anche in Tanzen Dusseldorf, brano che riflette i Kraftwerk meno intransigenti e che ama richiamare, giocando con le parole della strofa, il nome dei più psichedelici Tangerine Dream.
E’ un live che spinge al ballo, al movimento, alla frenesia.
Si prende respiro con Evil heaven, altra parentesi inclusa in Attack che concede un momento più introspettivo e stroboscopico.
Ma per il resto è un continuo invito ad ondeggiare a tempo, lasciando i propri freni inibitori in mano ai suoni sintetici governati da Battagliola e dal canto di Bertolotti.
Don’ T e Mean it sono il picco esplosivo raggiunto dal duo con tanto di apprezzamento del pubblico.
Una spruzzata di rock viene data competentemente dal drumming che ha coadiuvato l’esibizione dei Don Turbolento, un esempio di tecnica e stile perfettamente incastrati con i ritmi sostenuti dei brani come in Sms in a bottle, ironia sulla comunicazione odierna e (forse) un omaggio ad un vecchio successo di Sting ed ex soci.

Non si fanno sfuggire l’opportunità di suonare Desert line, altro momento pacato della serata che riporta alla mente tanto i già citati Kraftwerk quanto i mai dimenticati Ultravox; il tutto presentato con i giusti ringraziamenti a Max Collini, paroliere degli emiliani Offlaga Disco Pax, presente nella versione studio.
Danno il loro ultimo sfogo in un bis che raccoglie anche brani del loro primo lavoro, uscito ormai tre anni fa e che poneva già le basi per il nuovo Attack.
Un trionfo dance e un assaggio sano di electro pop.
Garanzia Don Turbolento.
CLICK per le foto dei Don Turbolento di Stefano D’Offizi


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