Epica @Orion live Club, Roma (testo di Elisa Seri, foto di Stefano D’Offizi)

Sono le 20:00 e all’Orion live Club ci sono già da qualche minuto ragazzi scalpitanti sotto il palco, chi si è fatto accompagnare dal papà, chi è venuto da lontano con treno o autobus, sono lì ad aspettare che qualcuno gli suoni un po di Metal e gli canti qualche arioso gorgheggio; entrano gli Xandria e l’Orion Club è ancora semi vuoto, le persone sotto il palco si possono contare, ma non è questo a impedire l’acclamazione dal pubblico al loro arrivo, l’atmosfera è stranamente luminosa per un concerto ma nessuno sembra farci troppo caso, L’abito di Manuela Kraller ha un retrogusto vampiresco e le ciocche rosso fuoco ne accompagnano la morbida linea, saltellando ai fremiti del pubblico che ascolta attento come quasi a voler studiare la formazione già nota alla scena italiana ma comunque poco assimilata, forse per il loro stile poco definibile tra il symphonic gothic metal e tante altre devianze musicali. Fattostà che riesce a conquistare il pubblico che diventa quasi un coro. Una menzione di merito va fatta al batterista Gerit Lamm (che indossava una meravigliosa maglietta degli Iron Maiden, tanto per cronaca), forse l’unico batterista della serata che si è fatto sentire senza mai essere eccissivo o invadente. La performance si conclude tra giochi di luci, assoli, rullate e gorgheggi, e la cascata di applausi è imponente per questo gruppo che ha veramente suonato per chi li stava a sentire, avevano bisogno di quel pubblico e per questo hanno dato il meglio, si è sicuramente notato tanto trasporto, forse per l’emozione di suonare per un pubblico straniero, si è udito nei piccoli crepitii canori e probabilmente è stato questo il loro fascino: erano umani, erano solo cinque ragazzi su un palco, bravi, carismatici, interessanti, ma rimanevano cinque ragazzi su un palco. I tempi tecnici sono molto lunghi ma il pubblico non se ne lamenta, prendendo d’assalto i banconi per buttar giù litri di birra, o approfitatndone per comprare i gadgets della vera attrazione della serata: gli Epica.
La sala si sta riempiendo poco a poco, le luci si abbassano ulteriormente e un’atmosfera rossastra si diffonde nell’aria, fumogeni e una bacchetta che rotea sopra la testa del batterista e si comincia! Gli Steam of Passion han fatto dell’headbanging il loro collante e così si arriva ai primi assoli che portano al delirio musicale, che si interrompe per un instante magicamente appare Marcela Bovio, riccioluta cantante dal sapore latino. Anche se il mixaggio era differente per qesta voce più calda, l’estensione canora le permette comunque di esprimere tutta la sua carismatica forza, il pubblico viene catturato dagli ipnotici dreadlocks del fascinoso Johan van Stratum che tiene alta l’attenzione sul palco, saltellando di qua e di la, animando la vorticosa espressione musicale. L’energia è tanta forse per lo strano miscuglio che è la loro musica che fonde i più comuni progressive metal e symphonic metal al meno diffuso latino folk metal, in tutto condito da influenze rock, gothic, progressive e con una vaga reminescenza jazz nel canto, il risultato, a dispetto di ogni probabilità calcolata su carta, è un delizioso incontro/scontro di contaminazioni musicali molto piacevole e meno austero del più classico symphonic metal. La cantante/violinista interagisce molto con il pubblico, facilitata dalla possibilità di parlare abbastanza comprensibilmente in italiano, nonostante le sue origini messicane, presentandoci molti dei loro pezzi come Collide, In The end, Haunted ed una curiosa cover dei Radiohead: Street Spirit (eseguita in modo delizioso n.d.r.), forse un pochino troppo allungata e stiracchiata per essere del tutto eccellente. Un’ultimo pezzo per salutare il pubblico e giù a regalar plettri, bacchette e strette di mano.
I tempi di allungano, ulteriormente, ma sono in pochi quelli che si azzardano ad allontanarsi dal posto conquistato sotto il palco, così tanto vicini ai propri beniamini da poterli toccare solo allungandosi un pò. L’attesa è lunga, lunghissima, sembra interminabile, sopratutto quando nel buio si alza un grido dalla folla “EPICA EPICA EPICA” ed è li che si accendono delle calde luci dorate sul palco invaso da una fitta coltre di fumo ed una musica evocatrice riecheggia nella sala dove piomba il silenzio per una decina di minuti, nel frattempo si alzano tante manine brandenti macchine fotografiche di bassa lega se non smartphone, pronte e scattanti per immortalare Simone Simons, sul palco non si vede nulla, si intravedono Mark, Isaac, Coen e Ariën van Weesenbeek che approdano in questa isola di fumo e cominciano a suonare, la musica si fa incalzante, le armonie si rincorrono, e poi, come d’incanto, un angelo planato nel buio del Death Metal: Simone comincia a deliziare tutti con al sua voce da soprano leggero ed il pubblico è appagato ed incita incalzando in modo sempre più tumultuoso, lo spettacolo è infine servito quando Simone Simons, Mark Jansen e Isaac Delahaye conquistano le spie usandoli come cubi, rialzandosi ulteriormente, avvicinandosi un altro pochino al pubblico adorante. Sono professionisti, sono una “tour band” (come loro stessi amano definirsi), sanno dunque come catturare l’attenzione del pubblico offrendo uno spettacolo degno dei grandi show delle band Hair Metal statunitensi degli anni ’80; le performance sono studiate per incantare, inscenate per rapire, e la voce di Simone non fa altro che entrarti fluente e setosa nelle orecchie senza che tu possa farci nulla, senza che tu possa ribellarti alla sua copiosa abbondanza che inebria e delizia, fino a che l’Headbanging con ti contagi nuovamente sui riff di Isaac Delahaye. Il concerto prosegue senza sosta con una scaletta che porta nuovi lavori e affermati successi. L’odore di sudore si fa intenso e pungente, il publico scatenato in tutto il locale suona air instruments e agita le mani a corna ritmicamente, l’energia è travolgente, è un pò come fare un bagno nell’adrenalina e gli Epica sanno come inspirare tutto questo, come dare vita al delirio sotto il palco, saranno stati forse gli anni passati a suonare tanto live (almeno 6 mesi l’anno in tour dal 2003 ogni anno) ma è affascinante come ognuno su quel palco abbia trovato la sua dimensione ed il suo spazio, il suo ruolo non solo musicale ma anche visivo, di immagine, di contatto con il pubblico.
Trovo superfluo parlare di tecnica musicale o di sonorità, hanno uno stile molto particolare e difficile da analizzare in poche righe, per dare un’idea generale si potrebbe dire che gli Epica hanno un sound stratificato,: con batteria, basso e chitarre tipicamente Death Metal con apici acustici di Progressive e la voce di impostazione lirica, il tutto sapientemente legato dalla tastiera di Coen Jassen (che tra un concerto e l’altro insegna pianoforte alla Nederlandse pop Academy – Rotterdam n.d.r.) di chiara ispirazione e formazione classica. Grande assente il bassista Yves Huts che per altri impegni lavorativi ha deciso di non partecipare all’European Tour 2012(come si può leggere sul contatto FB degli Epica e sul loro sito ufficiale).
Infine (per modo di dire) ci deliziano con 1:30 (minuto più, minuto meno) di musica emozionante, Headbanging, riff e rullate che lasciano storditi e sbigottiti; personalemnte non trovo il Symphonic Metal un genere a me congeniale, ma gli Epica sono dei gendissimi musicisti e ancor di più, professionisti; e quando la musica è buona e la professionalità è alta, è innegabile che ne esca un buon lavoro, anzi, un’ottimo lavoro, uno show coinvolgente ed appassionante senza aluna pecca, il sound perfetto, ed in conclusione si sono persino messi a lanciare plettri, magliette, bacchette e scalette, nonchè le famigerate bottigliette d’acqua (come se si potessero clonare la bella Simone o l’affascinante Mark), ma una critica mi esce prepotentemente di bocca: credo che tutto questo successo, questi lunghissimi ed estenuanti tour, tutti questi riflettori puntati addosso non abbiano per nulla giovato alla cara Simone che sembra aver perso quella vena Metal, dando più ampio spazio alla scelta del vestito di scena o del trucco, preoccupandosi troppo della “liscitudine” dei propri capelli che venivano prontamente ripettinati ogni volta che li faceva roteare per qualche battuta (mi spiace, ma quello non era headbanging!); questa è l’unica critica che si può fare ad un tale spettacolo certo, ovviamente, deve piacervi quel tipo di musica!
Song List – Epica
 
Karma
Monopoly on Truth
Sensorium
Deter the Tyrant
Serenade of Self-Destruction
Sancta Terra
Delirium
Blank Infinity
The Obsessive Devotion
Storm the Sorrow
The Phantom Agony
_\m/
Un ringraziamento speciale a Daniele Mignardi Promopress Agency ed Orion live Club per averci ospitato durante questo evento


Commenti

Relics Controsuoni

2 commenti

  1. The Blackest Boy

    @ Anonimo: rilassate, fatte na biretta e parla come magni!!! e poi Anonimo? almeno firmate..
    @ Elisa e Relics: continuate e fregatevene, sarò terra terra ma so legge meglio de molti altri!!

    Stay Black!!! _\m/

  2. Noto che non si leggono le parole poste tra i sergenti!
    Sono: pò, fattostà, instante, un’ottimo lavoro, inspirare, un’ultimo pezzo.

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