Tribes + Spiritual Front + Confield + Soviet Soviet + Der Noir live @ Roma Vintage (di Laura Dainelli)

Nonostante i Tribes, gruppo rivelazione del rock melodico  britannico del 2012, fossero il fulcro della serata ed il gruppo principale, si tratta comunque di un evento che ha visto sul palco del Roma Vintage ben 5 band, che meritano assolutamente di essere menzionate prima di parlare degli stessi. 

Infatti,l’idea classica del gruppo spalla in questo contesto è sembrata a tutti noi presenti totalmente rivoluzionata,sembrava piuttosto di trovarsi in un festival, uno di quei bei festival nord – europei che ci deliziano ogni estate in diverse città, dove sul palco si alternavano band tutte assolutamente dello stesso calibro. Ed un ulteriore punto a favore di questa serata è il fatto che al contrario di tante altre serate prettamente monotematiche che si trovano in giro, qui ce n’è stato per vari generi e gusti musicali, per la soddisfazione anche delle orecchie più raffinate e meno commerciali.
II primi a suonare sono stati i Der Noir,trio cold wave composto da Manuele Frau (voce), Manuel Mazzenga (chitarra elettrica e basso) e Luciano Lamanna (drum machine e synth). Mi sono sembrati un ritorno agli anni Ottanta ma alla parte degli 80s più wave e di suoni ricercati che possiate immaginare. Strepitosi e coinvolgenti sul palco tra l’altro, su un’ottima strada (per quanto lunga) per ricalcare quella di band storiche come Cure o Joy division, ma con un tocco estremamente personale ed originale aggiunto, che strizza l’occhio  all’elettronica sia di quegli anni lì sia più contemporanea. No no non sto esagerando… ascoltare per credere!!

Subito dopo salgono sul palco i Soviet Soviet, originari di Pesaro ma che ormai al secondo album hanno già raggiunto un discreto successo sia in Italia sia all’estero. Sono infatti reduci da un tour nell’est-europeo dove anche come apripista sono stati acclamatissimi e pare proprio che abbiano lasciato anche da quella parti un gran segno le sonorità new wave e post-punk che li contraddistinguono e che li hanno resi, non solo a mio parere, uno dei migliori gruppi emergenti degli ultimi due anni. Avevo avuto modo di sentirli ad ottobre scorso al Circolo degli Artisti e beh migliorano di giorno in giorno, di mese in mese o come vi pare, ma già a quei tempi avevano dato vita ad una performance live strepitosa che ora hanno più che confermato. Però !!!

E’ adesso la volta dei Confield, formati da cinque g-r-a-n-d-i-o-s-i musicisti quali Luca Mamone (Chitarra/Seconda Voce), Gabriele Maligno(Batteria), Paolo Ferrara (Chitarra), Alessandro Bennati (Basso) e Gianluca Buttari (Voce), conquistano al primo impatto per due motivi:

in primis il genere musicale proposto, ovvero un loro stile assolutamente personale, improntato più che altro al pop-wave ma giusto perché mi sto impegnando a trovargli una definizione. In realtà questa definizione non esiste, si respira anche qui un’atmosfera molto 80s ma diversa dai Der Noir che ho citato sopra. Qui l’impronta se da un lato è più melodica dall’altro è anche più simile a sonorità dei più ricercati Interpol ed a mio parere anche dei Pearl Jam, quanto meno per il timbro voce che ricorda Eddie Vedder in alcuni punti in modo marcato per qualsiasi orecchio un minimo attento e buon conoscitore musicale. Il secondo punto a loro merito è l’EP di esordio non solo autoprodotto ma caricato sul myspace come download gratuito. Si tratta di una mossa decisamente non da tutti ed alla quale va tutto il nostro applauso, e che conferma assolutamente la loro spiccata personalità anche nel rifacimento delle sonorità new wave più tradizionali e note.

Tra i gruppi spalla, “last but not least” assolutamente, gli Spiritual Front, nati nel 2000 come solo project di Simone h. Salvatori e poi diventati una vera band tra il 2003 ed il 2005.

Da quegli anni lì ad oggi hanno registrato un numero esorbitante di live di grande successo in giro per l’Europa. Questo grazie alle contaminazioni che vanno dal gothic rock al country al folk nonché al modo di fare e di tenere il palco caratterizzato da sensualità, spregiudicatezza ed una sottile provocazione su cui giocano molto, ma ottenendo l’effetto voluto, e grazie anche ai continui richiami al mondo cinematografico nei loro testi e sonorità, tanto da guadagnarsi la firma della grandissima orchestra di un nome come Ennio Morricone (hai detto una cosetta così insomma..) tra le collaborazioni principali presenti nel loro album Armaggedon Gigolò del 2006, che li ha definitivamente consacrati come una delle band italiane all’estero e specialmente in ambienti meno commerciali e per orecchie molto esigenti e selettive come quelle del pubblico del Wave Gothic Treffen Festival, dove sono stati tra i pochissimi italiani nella storia di questo amatissimo ed affollatissimo festival ad essere invitati a suonare.
Anzi,tornando alle due parole che prima ho detto si meritavano questi quattro gruppi, beh direi che gran parte di questi musicisti appena citati meriterebbero sinceramente anche dieci pagine, e non solo di essere menzionati, ma qualcosa mi dice che su nessun gruppo è il caso di scrivere così tanto perché a chiunque passerebbe la voglia di leggere e quindi l’effetto voluto di far loro pubblicità sarebbe invece controproducente. Comunque, Relics si augura di avere modo di ascoltare dal vivo nuovamente tutte queste quattro band, e magari anche intervistarli perché poco ma sicuro hanno parecchio da dire. Quindi se qualcuno di loro sta leggendo è avvisato…

Dopo tutta questa sfilza di musicisti di altissimo calibro e bellissime emozioni, ecco ora il gruppo fulcro della serata, ovvero,come dicevo prima,gli inglesi Tribes. Non sono io ad averli definiti la rivelazioni del 2012 ma tanti critici musicali di varie nazioni negli ultimi mesi, che si sono arresi all’evidenza del fatto che questa band britannica, che da un semi- anonimato è passata quasi di botto ad aprire i live dei Pixies, hanno in brevissimo tempo fatto il tutto esaurito per tutte le date del loro tour in Uk, venendo anche acclamati così calorosamente da un pubblico in delirio, in festival anche molto importanti quali ad esempio il Reading Festival, oltre a diventare praticamente fissi supporter dei Kooks, con cui tra l’altro lo stile musicale si intona molto bene!

In questa calda estate 2012 stanno portando in giro il loro album di debutto, dal titolo Babyche contiene ovviamente anche i tre singoli che li hanno resi famosi When we were children, Sappho e When my day comes.
Oltre a queste tre, già note al pubblico e che non a caso sono le tre un pochino più commerciali dell’album (che nel complesso è ben più raffinato ed accurato di quanto dai singoli potrebbe sembrare), hanno colpito molto positivamente Girlfriendche porta la firma di Noel Gallagher, ed il cui assolo nel ritornello ricorda vagamente anche gli Editors, seguita dalla malinconica ed incantevole Nightdriving
.
Sul palco si sono mossi alla grande e si stanno conquistando anche il pubblico italiano come hanno fatto a casa loro, ma quello che forse più mi ha colpito di loro, e che non tutti sanno, è che non sono solamente quei bravi ragazzini dalla faccia pulita che possono sembrare a prima vista. Il lato un po’ più “wild” e rock’n’roll spicca subito all’evidenza quando si viene a sapere ad esempio il modo in cui si sono conosciuti: il chitarrista ubriaco tentava di rubare il portafoglio al batterista in un locale. Beh! Dicono non sia una leggenda e non saprei dirvi come sia stato possibile da lì far nascere un’amicizia eppure l’hanno fatto. Ci sono tante altre storie simili su di loro (tra le altre cose, tatuaggi che non si sa da dove e perché ed in quale punto di “una notte da leoni” siano stato fatti) ma tutto questo per dirvi che c’è in loro più dei vecchi rockers un po’ brutali e sballati e sempre pronti al casino di quanto potrebbe sembrare a prima vista dalle loro camicie bianche e look finto-disordinato, ma in realtà piuttosto precisino, soprattutto del frontman (Johnny Lloyd, cantante e chitarrista n.d.r.)

Oltre a Johnny Lloyd, gli altri membri della band sono il secondo chitarrista Dan White, il bassista Jim Cratchley e Miguel Demelo alla batteria.

Se è oggettivo il richiamo allo stile dei Kooks, non è così folle anche chi, nell’ambito della critica inglese, notoriamente piuttosto spietata, ne ha parlato con cosi entusiasmo da arrivare a definirli un mix ben riuscito tra Nirvana e Libertines.
Liberi di essere più o meno d’accordo, ovvio, ma quel che è certo sono i numeri spaventosi di biglietti venduti e la velocità del tutto esaurito che pochi altri gruppi in tutta la storia musicale della Gran Bretagna hanno fatto registrare in così breve tempo. Gli stessi Pixies si sono dichiarati estremamente fieri di aver contribuito a lanciarli. Insomma, se vi hanno incuriosito e stuzzicato anche solo un minimo, beh sappiate che ce ne sarà eccome da sentir parlare… oh sì !!





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