She wants revenge @circolo degli artisti (testo e foto di Laura Dainelli)

Serata che definire affollata, calda ed incredibile è dire poco…. Ebbene sì, nonostante il Rock in Roma in contemporanea, il clima africano e bla bla bla… i fatti sono che la folla è numerosa e la sala del Circolo degli Artisti, già di per sé piuttosto spaziosa, completamente piena. Devo premettervi subito che in questa circostanza sono un po’ di parte, perché trovavo geniali gli She wants revengegià da tanto tempo, ma sono davvero contenta di aver avuto modo di notare da subito di non essere l’unica a pensarla così!
Per ammissione stessa del gruppo durante il live,il senso di accoglienza ed entusiasmo che gli ha dato l’Italia in questa occasione davvero non se lo immaginavano. Ci speravano certo, ma rendersene conto dal vivo è ben diverso e molto più appagante ! 

Questa serata infatti rappresentava uno dei primissimi passi nel nostro Paese, il secondo ad essere precisi, ed è andata alla grandissima!! Loro stessi hanno espresso la loro felicità nel sentirsi così ben accolti ripetutamente durante la serata, e personalmente ritengo sia stupendo che finalmente riusciamo come pubblico italiano a lasciare un ricordo così verso band straniere con i controco… oni J Essendo reduci da avvenimenti tipo quelli verificatisi nell’ultimo live dei Dropkick Murphis, direi che è doppiamente importante e soddisfacente trasmettere qualcosa di bello, di vero ed entusiastico.
Premesso ciò, passiamo a raccontare meglio il live nelle sue varie, e tutte così meritevoli, sfaccettature:

primo pezzo = Red flags and long nights  = apertura bomba
Si continua con Sister e True romance, altri due pezzi fondamentali, anche se per motivi differenti, del loro repertorio (costituito da solo tre album ma spettacolare a detta di chiunque li abbia ascoltati). 

La band americana viene da San Fernando Valley, un sobborgo di Los Angeles particolare, da un lato interessante ed affascinante, ma dall’altro estremamente ricco di contraddizioni sociali forti, che sicuramente ha influenzato non poco la band dal punto di vista del senso di introspezione che si respira in ogni loro pezzo.  L’introspezione, la riflessione, l’analisi delle proprie percezioni della realtà circostante, e più banalmente il mero comporre musica sono pur sempre modi di reagire a tante situazioni esterne che ci si trova a dover fronteggiare in qualche modo, ed ognuno ha la risposta a sé più consona. Bene, mettendo da parte per un attimo le analisi sociologiche/psicanalitiche vale la pena di continuare ad entrare più nel dettaglio di quello che è veramente accaduto in questa bollente serata di inizio estate al Circolo degli Artisti.
Delicata ed al tempo stesso terribilmente malinconica Little stars, e subito di seguito si viene travolti da quel meraviglioso intro di piano e chitarra che fa da apripista a These things. Si tratta di uno dei loro pezzi più interessanti proprio perché racchiude forse meglio di tanti altri le diverse influenze che li caratterizzano, che poco ma sicuro non si limitano ai Joy division, per quanto è indubbio che li ricordino molto. Infatti sì è vero ci sono riff simili a Joy division e New order,ma anche giri di chitarra e i sintetizzatori tanto cari agli Interpol: ci sono anche i Bauhaus, i Cure, i primi New Order(quelli meno elettronici, per intenderci) e i migliori Depeche Modevecchio stile, di cui si sente un forte eco soprattutto nella batteria, meno graffiante forse ma che decisamente la ricorda parecchio.
La formazione attuale della band è Justin Warfieldvoce , chitarra e tastiera; Adam Bravin (detto Adam 12) basso, tastiera, synth, percussioni, drum machine, seconda voce; Thomas Froggartt chitarra e tastiera; Scott Ellis batteria. La voce di Justin Warfield ed anche lo stile senz’altro ricordano Ian Curtis in un modo spaventoso, ma non solo… quanto c’è di Dave Gahananche nella voce ?? Troppo! Troppo non in senso negativo/dispregiativo, ma solo per rendere l’idea che ecco l’idea che siano una brutta copia dei Joy Division, che non stanca mai di rilanciare chi non li ama e li guarda anzi da lontano con lo sguardo un po’ torvo e perplesso, è assolutamente da sfatare.

Si respira, è vero, in tanti pezzi quel clima di cupezza, introspezione e senso di ossessione che caratterizza anche pezzi dei Joy Division quali Disorder e Shadowplay, che viene alimentato anche dai piccolo dettagli: ad esempio le copertine dei loro album raffiguranti una ragazza molto magra in slip e mutandine di cui non si vede la testa ma si nota comunque che sta tentando di strapparsi o levarsi in qualche modo quella maglietta, che evidentemente rappresenta un simbolo di oppressione. Se a questa immagine ci aggiungete lo sfondo scuro (presente solo in una delle due versioni uscite a dir la verità, n.d.r.) capirete bene che tipo di sensazioni vuole trasmettere, anche se poi ognuno le può recepire ed interiorizzare chiaramente in modo diverso a seconda delle proprie percezioni ed esperienze.  

Ad ogni modo, è importante dire che nei loro album, ma durante i live in particolare ed in modo sicuramente più spiccato, hanno questa capacità incredibile di coinvolgere il pubblico e di farlo ballare in un modo così naturale da trasmettere sensazioni nel complesso assolutamente positive, di condivisione, di un’atmosfera magica. Sarà la voce apparentemente ritmica ma in realtà così calda del cantante? la batteria circolare o la chitarra apparentemente sullo sfondo ma in realtà così graffiante? Oppure ancora il connubbio piano-chitarra così new wave ma al tempo stesso così unico?

Forse tutte queste cose insieme, o anche tante altre, ma alle quali va assolutamente aggiunta la loro simpatia ed abilità nell’interagire con il pubblico, che non i stancherò mai di dire che non è da tutti.


Nel corso della serata, infatti, ci sono stati momenti anche parecchio divertenti, in cui Justin Warfield ha dato prova sia del suo carisma personale sia del loro essere così alla mano. Tra questi quando ha raccontato della pasta al Pigneto che si erano appena mangiati oppure, meglio ancora, quando il cantante prendeva un po’ per il culo, ma col sorriso sulle labbra, qualcuno che nel pubblico “fomentatissimo” strillava qualcosa di incomprensibile J


La serata si conclude con una tripletta da urlo quale Replacement  Out of control  Tear you apart una di seguito all’altra… magia!

Indubbiamente Tear you apart è il pezzo che in tutto e per tutto (titolo, testo, musica, giri di chitarra) ricorda più delle altre il grande Ian Curtised in particolare la storica Love will tear us apart, ma sapete che c’è? Che non penso ci sia bisogno di tutte queste forzate comparazioni – neanche fosse una gara- per decidere se apprezzare o meno un pezzo o un gruppo. Perché dobbiamo per forza essere vittime di questo meccanismo mentale?  In questo caso, ad esempio, pezzo strepitoso, da far tremare i muri e far venir fuori i flussi di coscienza più reconditi di ognuno, ma anche capace di far ballare e trascinare la folla, oltre che musicalmente dotato di una classe fuori dal comune. Cosa si può desiderare di meglio da un live? Senza farvi troppe domande godetevi di più i live e le emozioni che vi danno, le quali, banale ma vero, sono pur sempre la cosa più preziosa e personale che abbiamo.
Molti prima di me, altri, in diverse parti del mondo, parlando degli SWR hanno scritto che sono la soundtrack ideale da ascoltare camminando per una fredda città (Stoccolma tra le varie tirate fuori) da soli di notte. Immagine che non ha molto bisogno di commenti direi, è talmente poetica ed introspettiva , come lo sono loro, che mi sento assolutamente di condividerla ma credo comunque che sia un po’ riduttiva rispetto alle potenzialità tutte da scoprire di questa band.
Grazie come sempre al Circolo degli artisti per aver ospitato questo straordinario evento, ed aver quindi contribuito a regalarci tutte le forti sensazioni appena descritte.


Songlist:


Red flags and long nights

Sister

True romance

Reasons

Little stars

These things

Take the world

Broken promises for broken hearts

Sleep

Someone must get hurt

This is the end

Maybe she’s right

Disconnect

Written in blood

Replacement
Out of control

Tear you apart


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