Anathema live @ Orion live club (testo e foto di Stefano D’Offizi)

Direttamente da Liverpool con un carico di ottima musica e presenza scenica, un totale di quasi un’ora e mezzo di concerto fra un pubblico estasiato che acclama mai stanco. Si potrebbe riassumere tutto in queste due righe, ma in realtà c’è molto ancora da dire, e se qualcuno se lo è perso, ci dispiace davvero per lui, perchè stavolta non sarà affatto semplice cercare di raccontare e far rivivere un simile spettacolo!
Gli Anathema salgono presto (circa le 21-30) sul palco di un Orion live club vestito a festa, palco e luci rinnovati, o magari solo più ordinati. C’è subito da pensare, quando le luci si abbassano d’intensità accompagnate dall’atmosferica introduzione, un tributo eccezionale che lascia di stucco (A new MachinePink Floyd) e che precede l’apertura del loro ultimo disco (Weather Systems) con Untouchable parte 1 e 2. Al loro ingresso sul palco, si capisce immediatamente la quantità di carica emotiva che aleggia all’interno dell’Orion, sia da parte della band che in risposta del pubblico, un vero e proprio boato accoglierà l’arrivo di un Vincent Cavanagh in forma smagliante.
La conformazione circolare dell’Orion, con i suoi ampi spazi per il pubblico, in grado di poter assistere da ogni angolazione con ottime visuali, concede oltre che larghe vedute, la possibilità di spostarsi un po’ più indietro, e potersi godere l’esibizione in modo più comodo e rilassato, anche se spesso si può andare incontro a problematiche di un’acustica oggettivamente compromessa, a volte a causa della struttura circolare, più spesso per lo zampino dei fonici delle band che non conoscono bene le proprietà della location (vedi Paradise Lost).

Per gli Anathema è tutto un’altro paio di maniche, sarà forse una coincidenza, ma quando certi sound inglesi si confrontano con l’Orion live club, il risultato è sempre di un livello superiore alla media (vedi Steven Wilson) e stasera hanno probabilmente surclassato le aspettative. L’acustica è davvero ottima, ulteriore comprova che la struttura è forse difficile ma non impossibile, e stavolta si riescono a distinguere tutti gli strumenti in modo preciso.
Gli Anathema hanno subito molteplici cambi di stile oltre che di formazione, allontanandosi sempre di più dalle radici Death Metal (quando si chiamavano Pagan Angel), passando per un Doom Gotico durato qualche disco, per poi sfociare nella band che oggi propone un sound ermetico e completo, al confine tra un post-rock molto energico ed un progressive appena accennato.

La tecnica c’è, e dal vivo non se ne abusa, rimanendo divertenti e piacevoli da ascoltare, in brani come Deep, Lightning Song, Storm before the Calm e Closer. Un’eccellente incrocio di chitarre (dalle Fender Stratocaster più classiche ad una splendida acustica perfettamente identica a quella utilizzata proprio guardacaso dal sopracitato Wilson), dimostra che non ci sono limiti alla qualità ed alla varietà di suoni, anche quando assistiamo ad un doppio tributo: giunti ormai alla fine dell’esibizione, inizia un encore d’eccezione, e l’introduzione di basso e batteria saltano immediatamente all’orecchio facendo quasi scoppiare il cuore a tutti!
Incredibile, uno dei brani più belli ed indimenticabili del Rock sta per essere eseguito nella sua interezza, compreso di assoli e tutto il resto: proprio la Orion che presta il nome alla location, doppio tributo all’Orion live club, ed ovviamente ai Metallica… inutile dire che tutto intorno al palco è un tripudio di gente che si abbraccia e che “scapoccia” (il termine romano che tradurrebbe l’headbanging).

Al termine c’è ancora spazio per applaudire gli Anathema, e più volte Daniel e Vincent Cavanagh (rispettivamente chitarra solista e chitarra ritmica/voce) applaudiranno a loro volta la platea, dopo averla addirittura fotografata (grazie a Roberto Panucci) ammettendo il loro coinvolgimento emotivo. Ovviamente è un cane che si morde la coda: più noi applaudiamo, più loro fanno altrettanto, fino a creare un legame quasi spirituale fra artista e publico, una sorta di strana alchimia che più tardi avrà nuova manifestazione nell’angolo del merhandising, dove tutta la folla dell’Orion si accalca per rimediare foto, autografi, strette di mano e magliette. Uno spettacolo davvero eccellente, nessuna sbavatura, nessuna nota negativa, solo dell’ottima musica… anche al di sopra delle aspettative… 10 e lode!

Un ringraziamento speciale allo staff dell’Orion live club e Daniele Mignardi Promopress Agency per averci ospitato durante questo evento


Setlist:

Untouchable pt1
Untouchable pt2
Thin Air
Dreaming Light
Everything
Deep
Winter
Wings
A Simple Mistake
Lightning Song
Storm Before the Calm
The Beginning and The End
Universal
Closer
A Natural Disaster
Flying

Encore:

Orion (Metallica Cover)
Internal Landscapes
Fragile 


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