Serata a dir poco di nicchia questa al Traffic, targata in tutto e per tutto Century Media vista la presenza di ben tre nomi del loro roster. Per chi non avesse mai sentito nominare i gruppi spalla all’ex chitarrista dei Nevermore e dei Sanctuary, Jeff Loomis – due dischi solisti all’attivo e un terzo in fase di rifinitura – si tratta di quattro bands al debutto, o poco più. Purtroppo il traffico e impegni personali non mi permettono di arrivare in tempo per l’esibizione dei romani Phenium, quindi non mi è possibile dare un giudizio su di loro, anche se il loro album Fake You All (Lost Sound Records 2011) sembra aver raccolto critiche decisamente migliori rispetto ai precedenti EP (Incubhate 2009, Phenium 2008), risultato raggiunto anche da una maturità venuta col tempo. Speriamo di poterli incrociare nuovamente per assistere ad una performance live.
Lasciamo da parte la filosofia, e proseguiamo nel parlare della serata; il compito di precedere Jeff Loomis sul palco del Traffic è affidato agli inglesi Monuments, i quali (indovinate un po’?) non si distaccano dal genere dei due gruppi precedenti, anche se è doveroso fare dei distinguo: i nostri hanno dalla loro un bel paio di chitarristi, oltre ad un vocalist capace di spaziare dal clean al rappato allo scream (anche se un tantino forzato in alcuni passaggi), e la cosa ha fatto decisamente la differenza rispetto alle precedenti bands. Questa è la dimostrazione che, con la dovuta personalità (anche se c’è ancora da lavorare), anche questo sottogenere può, e potrà offrire in futuro, delle canzoni gradevoli, pagando ovviamente il solito tributo ai Meshuggah per quanto riguarda le ritmiche.
Nel complesso, il suo stile riprende a piene mani dal neoclassico (soprattutto Jason Becker e Malmsteen), ma è arricchito da svariati tipi di tecniche proprie dell’heavy e dello shredding vero e proprio: legati, tapping, vibrato, bending, sweep picking, plettrata alternata… solo per citarne alcune. Mi son trovato più volte a bocca aperta per la capacità del biondo chitarrista di far apparire semplici e scontati dei passaggi e dei fraseggi davvero complicati, anche e soprattutto per la velocità a cui l’ho visto eseguirli. Spaventoso. Roba da far appendere la chitarra al chiodo a molti pseudovirtuosi.
Mi ha dato da pensare vedere Jeff storcere un po’ il naso, al termine del concerto, vedendo i booklet dei miei dischi dei Nevermore da firmare, ma onestamente spero che la band si riunisca, prima o poi. Non per rimproverare le scelte professionali dell’abile chitarrista, ma continuando su questa strada rischia di arenarsi in un discorso, e in un bacino di utenza, voltato verso i fanatici/appassionati dello strumento. In tutta sincerità e con tutto il rispetto, viste le sue doti, penso meriti platee ben più prestigiose, senza nulla togliere al generoso Traffic Club, che ancora una volta ci ha proposto un artista internazionale di un certo calibro.