The Maccabees + Jack Peñate live @Orion live club, Roma (testo e foto di Stefano D’Offizi)

Ennesimo nome di rilievo per il programma dell’Orion live club, stavolta si tratta di una band molto giovane che ha già raccolto moltissimi fan ed ottime critiche, e nonostante la loro età non proprio avanzata, i The Maccabees sono già una band dal nome pesante con alle spalle tre album (Colour it in 2007, Wall of Arms 2009 e Given to the wild 2012 n.d.r.).
Inizialmente non sembra esserci stata una grande risposta da parte del pubblico, poche decine di persone all’orario di apertura, e la coincidenza con una partita serale di calcio potrebbe aver giocato un brutto scherzo ai nostri Maccabees.
A dare inizio alle danze, un artista fantastico, niente meno che il nipote naturale dello scrittore Mervyn Peake, londinese al cento per cento. Jack Peñate sale sul palco in punta di piedi, mentre il pubblico è ancora rilassato e distratto, in effetti è ancora presto rispetto ai soliti orari standard, eppure non sembra affatto infastidito, iniziando invece a salutare tutti i presenti che si voltano verso di lui. Dapprima sembra semplicemente un roadie qualsiasi intento ad accordare le chitarre e sistemare le ultime cose, poi la musica di sottofondo tace, attirando lo sguardo di tutti sul palco e sull’artista che nel frattempo ha già imbracciato la chitarra.

Chi lo conosce ulula di gioia ed applaude, devo ammettere che si tratta di un cantautore che non conoscevo affatto, e l’energia trasmessa già dai primi accordi attira tutta la mia attenzione. Armato di Fender Telecaster e nient’altro che qualche pedale qua e là, Peñate stupisce immediatamente con una voce incredibile, di una pulizia e di una precisione davvero eccellente.

Si accompagna da solo, grazie ad una loop station che registra fraseggi e passaggi  ora ritmici e grevi, come a simulare il suono di un basso, ora accordi aperti, fino a creare una vera e propria base sulla quale canta e suona con estrema disinvoltura. “Buonasera, è la mia prima volta a Roma e voi siete proprio un pubblico fortunato…” saluta il pubblico che nel frattempo a riempito la sala principale dell’Orion accalcandosi sotto al palco. Jack balla e scalcia, maltratta la chitarra quasi calpestandola, ringrazia mandando baci e conquista un pubblico che assiste attento a quella stramba esibizione. “Grazie a tutti…” “Grazie a te” risponde una ragazza fra una canzone e l’altra “No grazie a te” “no a te…” insistono entrambe finchè lo stesso Jack Peñate darà un taglio brusco a quel siparietto “Basta ora… è troppo!”.
Simpatico, gradevole e con una voce fenomenale, capace di catturare l’intero Orion, una scoperta che vedremo di approfondire nei prossimi giorni!
Un’attesa leggermente lunga, mentre il palco indossa nuove vesti e si prepara ad ospitare i Maccabees, intanto il locale si è riempito come al solito, poi l’ingresso della band strappa le solite urla di giubilo. Si parte subito con Child e Wall of Arms, tanto per rendere l’idea del sound avvolgente dei Maccabees. Dire che si tratta di una band Indie sarebbe a dir poco riduttivo, questo gruppo ottiene il massimo da ogni strumento, chitarre che graffiano ed urlano, ma che sanno anche carezzare morbidamente e cullare con melodie docili, accompagnate da una fantasiosa sessione ritmica ed impreziosite da un mix di synth e percussioni elettroniche. La voce di Orlando Weeks è davvero d’effetto, ed il modo in cui si incrocia la sua chitarra con quelle dei fratelli Felix ed Hugo White, generando spirali di accordi e riff che si completano a vicenda. No Kind Words e First Love sono sicuramente i brani più completi della scaletta, chiaro risultato di un ottimo lavoro dei tecnici audio (come già detto in passato, le band inglesi riescono a tirare fuori il meglio da questa location… magari è solo una coincidenza ma fino ad ora sono quattro su quattro!).

L’esibizione fila liscia e senza intoppi, acclamati ed applauditi i Maccabees non perdono una nota e dimostrano una maturità evidente, giocando col pubblico e divenendo parte di loro, fino al bis che vede l’esecuzione di Love you Better e Grew up at Midnight fra altri scroscianti applausi.
In conclusione, un suono compatto e comleto, brani intensi e presenza scenica davvero imponente, nonostante si tratti di una band nata solo nel 2004, i Maccabees hanno stoffa da vendere, puro suono inglese, puliti precisi e sinuosi.

Un ringraziamento speciale allo staff dell’Orion live club e Daniele Mignardi Promopress Agency per averci ospitato durante questo evento

 

Setlist:

Child
Wall of Arms
William Powers
Go
Young Lions
No Kind Words
Glimmer
Went Away
First Love
Precious Time
Can you give it
Heave
Feel to Follow
Pelican
Lego
Love you Better
Grew up at Midnight


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