Helligators – Against all Odds – Autoproduzione (di Stefano D’Offizi)

Non si tratta di un lavoro uscito recentemente, nonostante questo abbiamo scelto di dare un parere su questa band romana che sembra ricalcare certe orme quasi dimenticate dal Popolo del Rock, di quello più duro ad essere precisi. Gli Helligators si formano nel 2008 dalla fusione di idee abbastanza differenti fra loro, anche se per quanto il genere possa essere duro, sappiamo bene quante poche possibili varianti possono essere applicate ad un terreno tanto arido. Against all Odds rappresenta un punto di congiunzione astrale tra quelli che io amo definire "Zozzi Metallari vecchio stampo" e questa nuova frontiera di…

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Non si tratta di un lavoro uscito recentemente, nonostante questo abbiamo scelto di dare un parere su questa band romana che sembra ricalcare certe orme quasi dimenticate dal Popolo del Rock, di quello più duro ad essere precisi. Gli Helligators si formano nel 2008 dalla fusione di idee abbastanza differenti fra loro, anche se per quanto il genere possa essere duro, sappiamo bene quante poche possibili varianti possono essere applicate ad un terreno tanto arido. Against all Odds rappresenta un punto di congiunzione astrale tra quelli che io amo definire “Zozzi Metallari vecchio stampo” e questa nuova frontiera di “South-Stoner da ubriaconi psichedelici”, ma attenzione, per quelli come me (e presumo anche come loro) non si tratta affatto di un’offesa, inutile dire quanto io ci vada pazzo insomma…
Tolto questo piccolo preambolo, inizierei con l’osannare Goddam, una splendida traccia d’apertura del tutto inaspettata; generalmente ci si aspetta il classico schiaffo in piena faccia, una sassata sul cofano della macchina, magari con un crescendo forsennato (avete presente Kill ‘em All?), quella che invece ci raggiunge ascoltando le prime note, è una carezza raffinata carica di un southern puramente U.S.A. con tanto di chitarra magistralmente arpeggiata, sembra quasi di stare a guardare l’inizio di Kill Bill in un drive in nel bel mezzo del deserto. Infonde una strana calma surreale che verrà presto spazzata via dall’irruenza della successiva Southern Cross.
Voce “sbudellata” senza troppi sforzi, dove trapela un genuino divertimento anche con troppa chiarezza, ritmo incalzante che strizza l’occhio allo stoner prevalentemente blueseggiante di band come Blind Dog, Clutch e Nebula. Etichettarli come “Metal” non avrebbe davvero senso, ed anche l’amato “Thrash” gli andrebbe stretto. Cruel possiede più o meno tutti i punti toccati fin qui, un pizzico di cavalcate al limite fra doom ed uno stoner più trascinato, perfettamente impreziosito da ritmiche molto efficaci e da una voce che dimostra buone dosi di personalità. A questo punto ci si aspetterebbe un punto morto, ma Kill the Monster è un brano troppo completo per essere considerato tale; controcanti in stile Alice in Chains, quelli di Facelift per essere più precisi, dove le voci si intersecano attorno al ritmo sostenuto dagli altri strumenti per poi esplodere in un assolo coinvolgente. Burn e la title track, sono probabilmente i brani più potenti, la prima parte in quarta con la solita voce urlata in uno “SquarciaGrowla” per poi smorzare gli animi nella parte centrale del brano, lasciando più spazio alla melodia e riproponendo i controcanti già incontrati (che ci abbiano preso gusto?).  

Against all Odds è un muro di suono, distorsioni dissonanti che convergono in un tema principale molto ben ritmato, tutto perfettamente costruito intorno ad una voce a tratti cantata, a volte parlata (ricorda leggermente un Dave Mustaine ben più rauco e cupo). Un suono pieno davvero impressionante, maggiormente apprezzabile se ascoltato in cuffia. Bloody Blue-(and more) torna su sonorità southern, chitarre pulite ed atmosfere meno claustrofobiche davvero d’effetto, accostabile ai Soundgarden più duri, fino a scemare in una notte popolata da grilli ed altre creature del buio. Ma non finisce qui: traccia nascota che ho apprezzato particolarmente, e che esula del tutto dal resto del disco, dove si percepisce chiaramente la presenza di una seppur minima percentuale di IV Luna, venuta a galla soprattutto in questa traccia… ma preferisco che lo scopriate da voi…
In conclusione, si tratta di una band che ha personalità, idee e praticità di esecuzione (basta pensare che si tratta di un lavoro autoprodotto e che la qualità è davvero ottima), e per quanto si possa dire che in questo genere è stato già detto tutto, loro hanno saputo comunque dire la loro.

Tracklist:

– Goddam
– Southern Cross
– Tattooed Killer

– Cruel
– Kill the Monster
– Burn
– Against all Odds
– Gimme a Break
Bloody Blue-(and more)

♠ Emanuele “Hellvis” Galanti: Lead Vocals
♠ Mik “El Santo” Chessa: Guitar & Backing Vocals
♠ Marco Aurelio “Karonte”: Drum and thunders
♠ Daniele “Kamo” Tomassini: Lead Guitar & Backing Vocals
♠ Rob “Goblin” Renzi: Bass


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