The Venkmans – Good morning sun – Audioglobe, 2013 – (di Flavio Centofante)

Un po’ disco, un po’ electro-rock, un po’ Interpol e Franz Ferdinand, molto spirito anglosassone, brit pop e suono grezzo alla Libertines, più tanta personalità italiana. E’ un disco piacevole l’esordio dei fiorentini The Venkmans, registrato dopo molti concerti in giro per la penisola e sotto la costante attenzione riservata loro da discografici, promoter e addetti ai lavori. Nel 2011 avevano vinto il concorso Italia Wave Band; successivamente, grazie all’aiuto e all’esperienza di un produttore come Gianmarco Colzi, il gruppo composto da William Cavalzani (voce & basso), Riccardo Santi (batteria), Daniele Ceni (chitarre) e Francesco Santi (tastiere) hanno potuto registrare le loro prime undici…

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Un po’ disco, un po’ electro-rock, un po’ Interpol e Franz Ferdinand, molto spirito anglosassone, brit pop e suono grezzo alla Libertines, più tanta personalità italiana. E’ un disco piacevole l’esordio dei fiorentini The Venkmans, registrato dopo molti concerti in giro per la penisola e sotto la costante attenzione riservata loro da discografici, promoter e addetti ai lavori. Nel 2011 avevano vinto il concorso Italia Wave Band; successivamente, grazie all’aiuto e all’esperienza di un produttore come Gianmarco Colzi, il gruppo composto da William Cavalzani (voce & basso), Riccardo Santi (batteria), Daniele Ceni (chitarre) e Francesco Santi (tastiere) hanno potuto registrare le loro prime undici tracce ufficiali. L’album, cantato in inglese, si apre con “Free” e “Juliet the Disco”, due pezzi tiratissimi ed interessanti: ottima voce, tastiere elettroniche a farla da padrone e buone linee melodiche. Pian piano poi, addentrandoci all’interno del disco, viene fuori tutto il gusto new wave e del rock-pop inglese degli ottanta che all’apertura del disco avevamo intuito solo inconsciamente: si sentono echi dei vecchi Stranglers, e fanno capolino alcuni suoni che ricordano i Depeche Mode. Ottime anche “Rebirth” e la title-track, che aprono il passaggio alla bella “It’s sad but true”, cavallo di battaglia nei live (guardatevi qualche video su youtube, la folla dà vita ad un allegro parapiglia). Non c’è dubbio che in alcuni momenti il disco cali un poco,principalmente perché il gruppo spesso esagera con l’autoreferenzialismo e la citazione musicale: bisogna ammettere che alcuni momenti del disco siano un po’ troppo “telefonati”.
Ma la cosa che conta è lo spirito, e quello i Venkmans ce l’hanno: registrare un buon disco di contagiose ritmiche ballabili come se si fosse sotto l’effetto di tanti motori potenti è già un bel risultato. Si nota di certo una cosa: la maggiore ricerca dell’orecchiabilità melodica rispetto ai già citati maestri Franz Ferdinand oppure, per esempio, ai Kaiser Chiefs. L’album è distribuito da Audioglobe ed è disponibile su Amazon e iTunes. Visto che la copertina di un album, almeno secondo il parere di chi scrive, è parte integrante del lavoro in quanto ingrediente fondamentale che contribuisce alla resa artistica, concettuale ed emotiva del disco, vorrei spendere due parole su di essa. Al contrario di molti artworks contemporanei del tutto scialbi o addirittura inutili (penso ad alcuni artisti da milioni di copie che non si curano minimamente delle proprie copertine), quello dei Venkmans è tanto semplice quanto azzeccato. Quel sole che si fonde un poco col palazzo del quale vediamo solo la cima, ci fa già respirare un po’ tutti gli ingredienti del disco. Un po’ di nostalgia per i tempi che furono, anche se parliamo di soli venticinque anni fa, e velati accenni al brit pop e agli Oasis, quelli giovani, oltre ad un dolce senso di inafferrabile epifania. In bocca al lupo ai Venkmans. Tanto più perché, spero, il nome che hanno scelto è un omaggio al grande Bill Murray negli “Acchiappafantasmi”.


Tracklist

1) Free
2) Julieth the Disco
3. Just Follow Me
4. No One Gets the Feeling
5) Critical
6) Out of the Box
7) Someone Has to Come Back
8 ) Rebirth
9) Good Morning Sun
10) It’s Sad But True
11) Comedy
 
 


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