Aspettando l’edizione 2013…. Wacken 2012 (di Alberto Baldassarri)

Che dire di questo ultimo W:O:A? Personalmente lo definirei “fiacco”. Si, fiacco è la parola che a mio avviso connota meglio il W:O:A di quest’ anno. Il tutto appariva come ovattato, come sopito. Anche la gente era meno chiassosa e festosa delle volte scorse. Insomma si percepiva nell’aria il sotto tono generale. Complice anche un meteo inclemente che ha rovesciato pioggia su pioggia per tutta la durata del festival, generando una palude di fango indescrivibile che rendeva meno godibile il tutto. Oddio, qualcuno ha anche apprezzato, dicendo che faceva molto “metal”, ma la verità è che ha reso tutto più complicato, al limite fastidioso. Considerate che anche il camping è stato aperto praticamente all’ ultimo, causa terreno impraticabile e questo già toglie una gran fetta dell’ universo W:O:A., dove nel camping si esprime l’ anima “metal” dell’ evento. Aggiungiamo una line up modesta, comunque non degna dei Wacken passati, fatta eccezione per un paio di nomi sul palco tra cui i Volbeat, i Dimmu Borgir, i Cradle of Filth, gli Amon Amarth, In Flames, Sepultura e gli Scorpions, dei quali spenderò qualche parola alla fine. Il primo giorno si è svolto in maniera meno drammatica dei successivi. Il terreno era pesantemente intriso di acqua, ma la rigogliosa erba rendeva accettabile lo stare seduti in terra ascoltando magari qualche gruppo che non  interessava moltissimo, sorseggiando una fresca birra o addentando un succulento panino con wurstel. Immancabile l’ apertura della splendida e biondissima DORO, Dorothy Pesch, con  la sua presenza scenica importante, oramai ospite fissa con il suo inno We Are The Metal Heads. Quest’anno si festeggiava sul palco anche il compleanno del “mitico” UDO, oramai sessantenne e con un fisico tarchiato. Duettando con Doro hanno allietato i metallari della mia età (non proprio giovanissimi). A seguire, molto potenti e soddisfacenti, i Sepultura con Les Tambures du Bronx, un gruppo di percussionisti di bidoni di lamiera, che hanno generato uno spettacolo coinvolgente e ritmicamente potente in ottima sinergia con la band brasiliana.

E tutto questo si concludeva alla sera con lo show dei Volbeat, magniloquenti nel loro “metal-rock & roll”. Uno show di un ora abbondante che ha visto alternarsi sul palco alcuni ospiti, come il cantante dei Napalm Death, con un tiro pazzesco. Precisi, molto molto dinamici e soprattutto perfetti nelle loro esecuzioni. Bravisimi e coinvolgenti all’ ennesima potenza. Una bella, bella gemma in questo fiacco Wacken 2012. Il giorno successivo, dopo una notte di pioggia biblica, ci siamo trovati davanti uno spettacolo a dir poco desolante. Tutta l’ erba che ricopriva il terreno era oramai sparita, lasciando posto ad una infernale poltiglia maleodorante. Camminare era diventato difficoltoso, incerto e alquanto sporco e tutto questo non giovava per niente all’ umore. Ci trovammo quindi a camminare nella palude Wacken, con passi pesanti e gli occhi tristi. Nonostante gli sforzi dell’ organizzazione nello spargere trucioli di legno e paglia sul terreno, intorno l’ aria di festa era calata ancora un po e lo si percepiva moltissimo. Pioggia battente che costringeva la quasi totalità del popolo del Wacken a rifugiarsi sotto le tende degli stand, esigue, che assumevano una connotazione simile ad un carnaio, un “METAL-CARNAIO”. Dopo un giro di ricognizione nel Metal Market, sempre divertente e ricco di sorprese, ci siamo avvicinati al palco per assistere alla performance dei Testament, ma c’era da nuotare, letteralmente parlando, per arrivare ad una distanza accettabile per godersi lo show, così, non senza un po di amaro in bocca, ce lo siamo semi-gustato da lontano dai maxi schermi. Performance degna, ma non esaltante, con Chuck Billy non proprio smagliante. La stessa cosa per gli Amon Amarth, i poderosi vichinghi del Death Metal, senza contare le varie rinunce che Giove Pluvio ci ha imposto.

Certo, direte voi, ma può un po di pioggia fermare il “metallaro”? La risposta è: “SI”! Perché la pioggia va bene, ma il fango NO! O per lo meno non così tanto fango. I Dimmu Borgir si sono poi prodotti in uno show un po pacchiano, ma d’ effetto, in quanto supportati da una orchestra sinfonica. Interessante connubio, che ha reso il tutto particolare. I Cradle of Filth hanno reso bene grazie anche ad uno sprazzo di sole che ha dato tregua alla doccia forzata che fino a pochi minuti prima ci aveva accompagnato. Speranzosi in un meteo più clemente per il giorno dopo, ci siamo ritirati e mai la parola “ritirata” fu più azzeccata. Sembravamo dei reduci da una campagna militare dopo una battaglia che ci vedeva sconfitti. Sporchi, esausti e di mal umore. E venne il giorno dopo, il terzo e  ultimo giorno di quello che sarebbe dovuto essere  la festa surreale di sempre. Arriviamo con una leggera pioggerellina che non faceva presagire nulla di buono. Ma cavolo, era l’ ultimo giorno, dovevamo rifarci, non potevamo lasciare il W:O:A così. Pertanto, in attesa degli Scorpions, qualche birra ben augurale, un panino con l’immancabile bistecchina di maiale marinata ci alleggeriva l’attesa, un giro al mitico Metal Market e il tempo passava, tra una imprecazione e l’altra per gli schizzi di fango che sovente ci investivano, complici i “veri” Metal Heads che seminudi si gettavano nella melma. Ecco quindi gli Scorpions. Eh si, la storia su di un palco. Tutti aspettavano la storia…..tutti.

Ma presto la delusione ci salì addosso come una scimmia impaurita si arrampica s di un albero. Colorati, con fuochi pirotecnici, ma sopratutto fuori forma. Insomma, sono quasi tutti classe 1948 e calcano i palchi dal 1965, è ovvio che non ci sia aspettava dei ragazzotti energici tutto salti e schitarrate, ma è proprio questo quello che abbiamo visto, con conseguenti scambi di sguardi ……diciamo di compassione. Klaus Meine, il cantante, con una evidente dentiera in porcellana strillacchiava “Waaaackeen” ogni tanto, ma  il pubblico applaudeva più per rispetto che per coinvolgimento. Insomma, la delusione ci aveva definitivamente assalito e mesti ci siamo allontanati a metà della performance sotto una battente pioggia mittle europea.


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