Howe Gelb @ Pigneto Spazio Aperto – INIT. Club (testo di Karol Banach + foto di Andrea Rossi)

howie429 giugno. A Roma è una giornata festiva, si festeggiano San Pietro a Paolo, i patroni della Città Eterna. In giro per la città vi sono varie celebrazioni, tra cui bellissimi fuochi d’artificio a Castel Sant’Angelo. In questo clima così festoso, Howe Gelb offre una vera e propria esplosione di emozioni intensissime in un live set intimo all’INIT Club, appuntamento finale prima della meritata pausa estiva. Prima di lui troviamo due gruppi ad aprire la serata: Gli angeli che si divertono, un interessante progetto solista e i 2HURT, band che per suono e presenza sul palco fa pensare a Nick Cave e ai suoi Bad Seeds, con l’aggiunta della piacevole presenza di una violinista. Poco dopo la mezzanotte arriva il momento clou della serata. Di passaggio a Roma per la promozione di Dust Bowl, l’ultimo album di una lunghissima discografia piena di collaborazioni e progetti paralleli, Howe Gelb si presenta sul palco in forma smagliante, con l’immancabile cappello da cow boy, in versione one-man-band con chitarra e pianoforte. Dopo una breve intro proprio con chitarra e piano, il primo brano su cui affiorano le emozioni è Paradise Here Abouts tratto da ‘Sno Angel Like You, album del 2006 che ha riscosso un grande howie2successo di critica e forse uno dei migliori dell’ultimo periodo. Questo disco ha un significato particolare, in quanto registrato in un periodo segnato ancora dalla sofferenza per la scomparsa di un suo caro amico. Si prosegue con una doppietta da Dust Bowl. Plane of existence, annunciata come un pezzo dedicato agli esistenzialisti e poi la struggente Lost Love, brano dedicato alla sorella scomparsa.  L’esibizione è caratterizzata dal continuo dialogo di Howe col pubblico, dialogo che comprende dei saluti ad alcuni (presunti) fan venuti sin dalla Danimarca per l’esibizione ma anche una barzelletta sul poker. Howe Gelb oltre ad esibirsi come solista è la mente dietro al progetto Giant Sand, nome fondamentale per l’alternative-rock e precursori del desert rock. Nel 2012 ha sentito di allargarne i contorni, formando i Giant Giant Sand, nel quale ai membri dei Giant Sand si sono aggiunti altri musicisti, tra cui un gruppo di danesi ai quali forse è rivolto il saluto di prima. Con questa versione allargata ha registrato Tucson, un disco dedicato ai musicisti della sua città adottiva (lui è originario della howie3Pennsylvania) vicina al confine con il Mexico. Not The End of The World è il brano tratto da quest’opera, penultimo brano della serata, cantato in solitario al piano, senza l’accompagnamento femminile della versione registrata sull’album. Spesso nelle sue esibizioni trovano spazio delle cover ed è proprio una cover il pezzo con cui si conclude il concerto: una versione da brividi di Hallelujah di Leonard Cohen. Mentre il pubblico è ancora coinvolto nel singalong, Howe invita tutti ad andare a vedere almeno una volta dal vivo Leonard Cohen e ad acquistare il suo ultimo disco in una maniera molto originale quanto semplice, dopodiché saluta e scompare dietro le quinte. E’ stato un live molto emozionante, con visibile commozione sia parte del pubblico che da parte dello stesso Howie. Ci auguriamo sin da ora di poterlo sentire di nuovo raccontare le sue storie con uno dei suoi tanti progetti.

Ringraziamo l’Init Live Club per aver ospitato quest’evento, e Gaetano per la preziosa collaborazione di sempre.


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Karol Banach

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