65daysofstatic + Sleepmakeswaves live @ Circolo Degli Artisti, Roma (testo di Mario Cordaro, foto di Simone Giuliani)

_DSC8474Originalità in musica, esiste ancora? Forse si, forse no… anzi, probabilmente no. É innegabile comunque la volontà di alcune persone nel ricercare nuove strade, sounds innovativi, o comunque di non adagiarsi nel “già sentito” o nella riproposizione di stilemi vecchi di vent’anni o più. Le due bands di stasera rispondono in pieno a questa descrizione, sto parlando degli australiani (si, oltre ai canguri e agli Ac/Dc hanno anche altro) Sleepmakeswaves e degli inglesi 65daysofstatic.
Con mia grande sorpresa, il Circolo degli Artisti è quasi sold-out: è incredibile la differenza in termini puramente numerici tra questo tipo di concerti e altri tipi di serate: la risposta romana in termini di pubblico è sempre imprevedibile.
Al mio ingresso nel locale trovo già sul palco la band d’apertura: rimango subito colpito dal mix di melodie simil-shoegaze e l’impatto del post hardcore, non avevo mai ascoltato gli Sleepmakeswaves ma la prima impressione è più che positiva. Il loro batterista (dal tocco pesantissimo, praticamente heavy metal) si mantiene su tempi sincopati, mentre le due chitarre – ampiamente distorte – stoppano il tema principale della song, e il martellare della batteria, per poi sfociare in un’apertura melodica molto eterea e pulita. Qui e lì noto influenze dei Russian Circles e degli stessi 65daysofstatic, oltre a molto delay e alla mancanza delle vocals, ma è davvero un contrasto azzeccato, anche a livello di suoni: pochi pezzi per questi ragazzi ma davvero molto, molto bravi. Ottima anche l’acustica dai volumi dosati, particolare non di poco conto per un genere come questo. Mi ripropongo di colmare al più presto la mia lacuna riguardo questa band._DSC8719
Pochi minuti per il cambio palco e questi ragazzi lasciano posto agli headliner; devo riconoscere che ho davvero molta difficoltà a descrivere la loro proposta: a grandi linee posso definirla come un mix tra post-rock, elettronica e noise con influenze dei Mogwai ma, anche così, non rende pienamente giustizia alla band inglese. Pezzi come Prisms, Safe Passage, Heat Death Infinity Splitter (tanto per citare quelli dell’ultimo album Wild Light) hanno decisamente bisogno di un ascolto per essere compresi pienamente, più di quanto possano farlo le parole. La presenza di molti effetti (forse anche troppi) e di due synth, l’utilizzo dell’elettronica, le melodie eteree e la presenza di amplificatori Orange contribuiscono, inoltre, alla particolarità della proposta musicale. In due canzoni c’è spazio anche per un piano, accompagnato da un crescendo di basso e batteria; davvero molto atmosferico. L’acustica, anche in questo caso, si conferma ottima._DSC8862_1
I 65daysofstatic hanno sempre dichiarato che adorano suonare dal vivo, e la cosa appare subito agli occhi in quanto i pezzi risultano vicinissimi alle loro versioni su disco. Il pubblico acclama ogni canzone per tutto il resto della serata: d’altronde, con un simile successo di presenze, è abbastanza prevedibile.
Tirando le somme, una serata davvero riuscita: peccato per il termine fissato a mezzanotte, ma probabilmente è dovuto a qualche ordinanza comunale. Questo non toglie che non vedo l’ora di rivedermi queste due bands non appena ripasseranno da queste parti.


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Mario Cordaro

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