Esce il nuovo video di Diodato (supervisione artistica di Daniele Luchetti)

ESCE IL VIDEO “AMORE CHE VIENI AMORE CHE VAI”
NUOVO SINGOLO DI DIODATO
 PER VEDERE IL VIDEO :
http://youtu.be/7xwer82erfghttp://youtu.be/7xwer82erfg

Il brano e’ stato scelto per la colonna sonora del nuovo film di DANIELE LUCHETTI   “Anni felici”
Il nuovo video di DIODATO è una personalissima rivisitazione di AMORE CHE VIENI AMORE CHE VAI celebre canzone di Fabrizio De Andrè. Il brano, trasformato in un rock di grande personalità , mantiene intatta la poesia dell’originale.
Il video, di cui Luchetti ha curato la supervisione artistica, esce oggi 1 ottobre.
“Amore che vieni amore che vai” è uno dei brani portanti – l’unico cantato – del nuovo film di DANIELE LUCHETTI “Anni Felici” con KIM ROSSI STUART e MICAELA RAMAZZOTTI. Il film, prodotto da Cattleya con Rai Cinema, è stato presentato in anteprima al Festival Internazionale del Film di Toronto e uscirà in sala il 3 Ottobre distribuito da 01 Distribution.
La canzone è presente nel trailer del film ed è ovviamente contenuta nel disco d’esordio di Diodato “E forse sono pazzo” uscito con l’etichetta romana Le Narcisse (distr. Goodfellas).

Il video:

 

CREDITI TECNICI VIDEO:
Artista: DIODATO
Titolo del brano: “AMORE CHE VIENI AMORE CHE VAI”
Durata : 4,04″
Etichetta: LE NARCISSE
Album di riferimento: “E IO SONO PAZZO”
Autori del brano: FABRIZIO DE ANDRÈ
Regia : GIANNI COSTANTINO
Supervisione: DANIELE LUCHETTI
Fotografia: BEPPE GALLO
Montaggio: FRANCESCO GARRONE
Post_ produzione: SPUTNIK
Produttore esecutivo; ANTONELLA IOVINO
Produzione: CATTLEYA per LE NARCISSE
Proserty: DANIELE TORTORA

AMORE CHE VIENI AMORE CHE VAI è il secondo singolo estratto dal cd “E forse sono pazzo”, lo straordinario esordio discografico di Diodato, accolto con calore dalla critica che ne scrive così:

Diodato ha presentato “E forse sono pazzo“ a: 
 
TG 1 _ DORECIACKGULP servizio del 28 settembre
 
RADIO 1 – STEREONOTTE Sabato 21 settembre 2013 intervista e live
 
RADIO 1 – SUONI D’ESTATE – intervista 3 agosto 2013
 
RADIO 3 – PIAZZA VERDI con  live e intervista 29 giugno 2013

RADIO 2 – TWLIGHT con live e intervista il 7 luglio 2013

RAI ISORADIO intervista il 26 aprile 2013

REPUBBLICA.IT MUSIC CORNER con Ernesto Assante
live e intervista l’8 Giugno 2013
http://video.repubblica.it/rubriche/music-corner/music-corner-con-diodato/130458/128970

TIGGI’ GULP_Rubrica del TG3_intervista
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-8e1ee3fb-4e85-475f-b582-6bd613e9a067.html#p=

Ascolto in anteprima del disco sul sito XL di REPUBBLICA
http://videodrome-xl.blogautore.repubblica.it/2013/04/17/diodato-e-forse-sono-pazzo/

 
HANNO SCRITTO DI “E FORSE SONO PAZZO”
 
Chissà per quali congiunzioni astrali gli Swedish House Mafia scelsero un suo brano (Liberi) per la compilation Beirut Cafè2. Non è un caso però che il giovane autore nell’esordio guardi più a Battisti (Patologia) e ai Muse (I miei demoni) che alla dance.
XL DI REPUBBLICA Giugno 2013 – Michele Chisena

Tarantino di nascita, romano d’adozione, il giovane cantautore Antonio Diodato fonde malinconia e piglio rock. Bello il singolo Ubriaco, ma puntiamo su I miei demoni. E la cover di Amore che vieni amore che vai di De Andrè emoziona
SPORT WEEK/GAZZETTA DELLO SPORT 11 Maggio 2013 – Raffaella Oliva

Pazzo o meno che sia, la strada che inaugura con questo cd da una bella spallata a certe cortesie del rock italiano: viscerale, attenta alle parole, ma non per questo strettamente d’autore. Il Futuro, come dice un poeta, è un ipotesi: intanto la musica italiana più interessante va avanti, e questo è, grazie a dio, il presente che ci piace di più.
IL MUCCHIO Luglio 2013 – John Vignola
 
Una voce pulita e potente che non fatica a scomodare paragoni illustri, vivi e morti, che hanno cantato il rock e l’amore in musica con tutte le pulsioni che da esso scaturiscono.
Da il meglio de IL MESSAGGERO – Aprile 2013

[…] tante fascinazioni diverse per un disco che dall’inizio alla fine convince. “E Forse Sono Pazzo” (Le Narcisse/Goodfellas) è un compact estremamente maturo, che non sembra un esordio, tanto è vero che le sba- vature sono minime, i ritornelli quasi tutti azzeccati e l’omaggio a De Andrè è una delle tante scommesse vinte.
CORRIERE MERCANTILE 16 Maggio 2013 – Francesco Casuscelli

Un disco pulito e semplice che sa stupire per la sua immediatezza: E forse sono un pazzo viene apprezzato per questo ma anche per molto altro. Ascoltare per credere.
OCANERA – Emanuela Vh Bonetti

L’amore, l’invecchiare, l’affrontare la quotidianità: tutto ciò viene racchiuso in un guscio di rock che trae ispirazione da oltreoceano e contemporaneamente omaggia i grandi nomi della musica d’autore italiana.
LOUDVISION – Gadis Argaw

Il suo esordio discografico, è un lavoro ben strutturato, in cui i suoi travagli interiori esposti con liriche efficaci e dirette, sono ben supportate da un pop-rock circolare, frizzante, variegato e ben suonato.
ROCKON – Vittorio Lannutti

Questa è allora la prova di un geniale equilibrio tra vecchio e nuovo, tra ciò che è di costume e ciò che necessita di uno slancio espressivo slegato dalle consuetudini. Già al suo primo album, Diodato confeziona un prodotto maturo e complesso, chiaro segno di un’indomabile dedizione per la musica e presupposto incoraggiante per una carriera dalle più ampie vedute.
PENSIERI DI CARTAPESTA – Giovanni Scanu
 

DIODATO
E FORSE SONO PAZZO
(Le Narcisse -Distr. Goodfellas)
 
Il rock Italiano ha un nuovo cantautore. Si chiama Diodato e con la sua opera prima è riuscito a sintetizzare la melodia del bel paese con il graffio del rock d’oltremanica.
E forse sono pazzo è l’affermazione dubbiosa che dà il titolo al disco. E forse è proprio la pazzia, intesa come tensione estrema verso qualcosa o risoluzione di un conflitto interiore, a percorrere tutte e undici le tracce dell’album. Rock italiano d’autore, diretto, intenso, malinconico, a tratti possente a tratti etereo. Una voce pulita e potente che non fatica a scomodare paragoni illustri, vivi e morti, che hanno cantato il rock e l’amore in musica con tutte le pulsioni che da esso scaturiscono.  Diodato si presenta con un disco che sa di vissuto addosso, tutto, fino all’ultima nota. Le sue parole descrivono stati d’animo, raccontano incontri, con se stessi e con gli altri. Come in “Ubriaco” primo singolo estratto dall’album, una perfetta e struggente ballata in cui il dolce e l’amaro si mescolano, così come quando un uomo mescola al vino i suoi rimpianti.
 
 TRACKLIST

1)    Mi fai morire
2)    Ubriaco
3)    Ma che vuoi
4)    E Forse sono pazzo
5)    I miei demoni
6)    Panico
7)    Capello Bianco
8)    Patologia
9)    Amore che vieni, amore che vai
10)  Se solo avessi un altro
11)  E non so neanche tu chi sei
12)  Gli Alberi

Tutti i brani sono scritti da Diodato eccetto Amore che vieni, amore che vai scritta da Fabrizio De André. Arrangiati da Diodato, Daniele Fiaschi, Duilio Galioto, Danilo Bigioni, Alessandro Pizzonia e Daniele ‘ilmafio’ Tortora.
Prodotto, registrato e mixato da Daniele ‘ilmafio’ Tortora.
Registrato presso il Clivo Studio, Roma e il Nowhere Studio, Roma.
Musicisti presenti nel cd:
DIODATO – voce, cori, fischi, interferenze vaticane, aqua bells, pianoforte e batteria,
DUILIO GALIOTO – wurlitzer, interferenze vaticane, organo, pianoforte, mellotron, ms20 e cori
DANIELE FIASCHI – chitarre elettriche, chitarra acustica, chitarra magica e cori
DANILO BIGIONI – basso e cori
ALESSANDRO PIZZONIA – batteria, tamburello, percussioni e cori
DANIELE “ILMAFIO” TORTORA – shaker, programmazione, chitarre elettriche, vs200 iPhone, tastiere e cori;
SIMONE DE FILIPPIS – toys, simonizer
ANGELO MARIA SANTISI: violoncelli

www.diodatomusic.it
www.youtube.com/antoniodiodatomusic
 
 
BIOSTORY – DIODATO RACCONTA DI SE STESSO, DELLA SUA MUSICA
Sono seduto su un divano di un piccolo studio di registrazione di Stoccolma. E’ Settembre, fuori è grigio e ho 20 anni. Ascolto quello che da lì a breve diverrà un brano di musica house. Ci stanno lavorando da ore, ma quei due ragazzi sembrano instancabili. Sarà probabilmente dovuto al fatto che ingurgitano litri di questa strana bibita che in Italia non ho mai visto. Ha un odore nauseabondo ed un toro sulla lattina. Mi ricorda lo sciroppo che prendevo da bambino e per il quale mi tappavo il naso.
Amo la musica rock, il pop e tutto ciò che è suonato con una certa intensità emotiva. Per anni la mia sveglia è stata The Dark Side Of The Moon. Aprivo gli occhi all’urlo iniziale, un attimo, giusto il tempo di capire dove fossi e poi mi lasciavo riaddormentare pregustando i sogni che avrei fatto con una simile colonna sonora. Come sveglia quindi non ha mai funzionato un granché. Il primo disco a togliermi dagli ascolti da adolescente innamorato è stato però The Wall che mio zio Hulk mi regalò in cassetta. Da lì tutto è cambiato ed ho scavato nei Floyd ed in tutto il brit rock e pop dell’epoca e degli anni novanta. Solo più in là sono arrivati i cantautori italiani, Lucio a parte, che ho amato sin da bambino. Ancora più in là sono arrivati i Beatles che mi piacevano anche prima ma che ho cominciato a gustare con determinazione solo da adulto.
Bene, mi piace il rock, il pop e molta della musica suonata con strumenti e non posso che essere meravigliato nel vedere la mia testa che non riesce a star ferma, come il piede del resto. Quei due ragazzi ci sanno fare e sono molto determinati. Con loro ed un altro giovane produttore di musica techno, lui però tedesco, ho da poco registrato un brano di musica lounge. Lo fanno spesso i dj o meglio, i produttori di musica dance e lo fanno soprattutto per fare un po’ di soldi facili. Il brano si chiama “Liberi” ed è cantato in italiano. Finirà in una compilation chiamata “Beirut Café 2” con il nome storpiato in “Libiri”. Problemi di comunicazione linguistica. Quei due ragazzi che da quasi dieci ore sono davanti ad un monitor si chiamano Sebastian Ingrosso e Steve Angello e da lì a qualche anno, assieme ad un terzo amico dj di nome Axwell, formeranno gli Swedish House Mafia, divenendo quello che ad oggi, probabilmente, è il trio più importante della storia della musica dance mondiale.
Torno in Italia con l’immagine di quei due nella testa, con tutta la musica ascoltata nelle orecchie e con un’energia tale da poter riempire centinaia di quelle lattine col toro stampato e l’odore di sciroppo. Ho voglia di fare.
Arrivato a Roma dove studio Cinema, decido che la musica deve occupare più spazio nella mia vita. Dopo una settimana ho già una band con cui registro una demo, faccio molte prove e comincio a suonare nei locali. Continuo a scrivere, a migliorarmi ed intanto, come al solito, non disdegno collaborazioni con altre band di generi vari che mi permettono di suonare molto spesso dal vivo.
E’ sul palco che mi formo, è lì che studio, concerto dopo concerto. Suono ovunque ed in condizioni spesso estreme ma vengono fuori serate pazzesche che ricordo ancora oggi.
Con una di queste band faccio anche dei matrimoni fino a quando un giorno non scoppia una rissa tra noi e gli invitati e finisce con la sposa in ginocchio che piange tra un cielo stellato da brivido ed una pozzanghera di sangue fuoriuscita dal naso di suo cugino che ha dovuto fare i conti col nostro bassista. Con i matrimoni non si scherza.
La band di brani originali non dura molto ed allora decido di fare da solo.
Scrivo tanto e comincio a registrare provini a casa ed in compagnia di un ragazzo che ho da poco conosciuto e che ha un suo piccolo studio. Mi dà una mano ma non concretizziamo mai un granché. Ho comunque bisogno di una band con cui suonare dal vivo le mie cose. Mi metto alla ricerca. Una sera, al Lian Club di Roma incontro Danilo Bigioni, bassista. Sembra un inglese dall’età indecifrabile e parlandoci capisco che potrebbe essere la persona giusta. Cominciamo a provare assieme ad un batterista con cui suono già da qualche mese in un’ altra cover band con cui giro parecchio nei locali della capitale. Si chiama Alessandro Pizzonia ed oltre ad avere un gran talento ha anche una sala tutta sua dove poter provare. Pian piano e dopo alcuni tentativi arrivano anche Daniele Fiaschi alla chitarra elettrica e Duilio Galioto alle tastiere. Già dopo la prima prova fatta tutti insieme capiamo che c’è qualcosa di magico e potente. Sono tutti musicisti eccezionali ma che hanno ancora una gran voglia di fare.
Con loro registro il mio primo EP e nel 2007 andiamo a suonare al MEI di Faenza. Da quel momento in poi inizia una serie innumerevole di live, incontri con produttori o pseudo tali e qualche concorso. Nel 2010 ad esempio vengo selezionato per le semifinali di Musicultura. Visto che i brani che la giuria ha scelto, con mia sorpresa, sono principalmente rock, decido di andare con tutta la band. Fiaschi non c’è, è in tournée con una cantautrice americana negli Stati Uniti. Chiamiamo Flavio Guarnieri Pasquetto che ha già suonato con noi qualche anno prima. Partiamo in direzione Macerata con catene a bordo. Quel giorno infatti nevica ed il viaggio quindi dura un bel po’. Arrivati a destinazione ci fanno delle foto, qualche intervista e ci danno un camerino con panini e vino. Quest’ultimo dura giusto qualche minuto. Decidiamo allora di fare un giro per la città e poi via sul palco. Suoniamo con intensità e volumi abbastanza elevati. Dopo dieci minuti il presidente della giuria si alza ed esce. Dopo un quarto d’ora è tutto finito. Rischio anche di vincere delle cuffie che lo sponsor offre alla migliore esibizione della serata. Poi tutti a cena e tutti a nanna. Giusto per chiudere la parentesi concorsi, nel 2012 mi selezionano per le semifinali del Premio Fabrizio De André che questa volta si terranno ad Asti. Non ho soldi per andarci ma il giorno dell’audizione mi sveglio con l’intenzione di partire comunque. Prendo i soldi dell’affitto e scendo di casa. Ci vado in macchina, ho deciso, non voglio perdere quest’occasione. Al benzinaio dove sto per fare il pieno un ragazzo dalla pelle scura e l’italiano discutibile mi dice qualcosa. Non capisco. “Aria, aria” ed indica la ruota. Scopro così di avere una gomma bucata. Bene, questo mese pago l’affitto. Con i concorsi non si scherza.
In una delle innumerevoli serate fatte al Contestaccio di Roma, locale in cui tra il 2008 e il 2012 c’è un gran fermento musicale, ci ascolta Daniele “ilmafio” Tortora con cui qualche mese prima avevamo già lavorato in studio ad un singolo, Ancora Un Brivido, brano pop che aveva anche rischiato di sfondare qualche porta chiusa. Lui è uno che lavora con gran passione e somiglia molto a quell’idea di produttore artistico che ho creato nella mia testa. Il live gli è piaciuto molto, tanto da proporci di lavorare al disco, di produrlo artisticamente e non solo, visto che si registrerà nel suo studio. Ne parlo con gli altri e decidiamo di accettare. Dopo qualche mese iniziamo le registrazioni. Il gruppo intero si chiude a “Clivo”, studio situato proprio sotto le mura vaticane. Scegliamo una decina di brani e li registriamo. Alcune chitarre ed alcune tastiere le registriamo al Nowhere Studio, sempre a Roma. In quei giorni giro parecchio materiale video e creo dei piccoli clip che poi metto online. Dopo un periodo dedicato al missaggio e al master abbiamo il disco. Si chiamerà “E Forse Sono Pazzo” e dentro ci sono tutti i miei vent’anni


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Stefano Capolongo

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