New Art 4 More Concept live @ Teatro Il Cantiere, Roma (testo di Fabio Ippoliti, foto di Stefano D’Offizi)

NA4MC07webL’attesa sotto al muro senza lampioni crea già atmosfera… Un palazzo sicuramente d’epoca, con alberi e piante rampicanti. D’altronde siamo a Trastevere, il cuore di Roma, e non è difficile incappare in edifici così. Ma in questo è racchiuso il teatro IL CANTIERE, un posticino veramente bello che già è un bijoux per me, non oso immaginare chi è appassionato di teatro. Più che un teatro effettivamente sembra un cinema: il pubblico siede su una scalinata che si affaccia a sinistra e il palcoscenico è sulla destra, restando in basso.
La serata viene riscaldata con un sottofondo dubstep, previsione del fatto che non sarà una serata jazz comune.
Infatti, come ci inizia a spiegare Nicola Alesini, che più in là imbraccerà il sassofono, il NEW ART 4 MORE CONCEPT è un progetto abbastanza all’avanguardia e sperimentale.
Principalmente la proposta del quartetto è un flusso, non canzoni. Come in Joyce, annuncia Alesini, la serata vedrà Christian de Gori (alla batteria), Alessandro Gwis (tastiere e campionature) e Matteo Pezzolet (al basso) esprimersi non attraverso delle canzoni finite ma seguendo delle vaghe linee guida ed esplorando umori, impressioni e sensazioni del momento dando vita ad uno spettacolo coinvolgente e sognante.NA4MC04web
Sicuramente è un progetto ambizioso, voluto fortemente da Christian, che ha insistito, tenuto durissimo nel voler portare avanti una cosa viva, pulsante e sognante.
La serata quindi si apre con Alessandro che dimostra uno spirito vibrante, aperto ad escursioni jazz, che con i suoi tasti d’avorio guida in maniera marcata ma mai troppo predominante un quartetto di grande caratura tecnica, dedito ad esplorare le forme sonore dipinte da Nicola con uno spettacolare uso dell’echoplex (un marchingegno che permette di memorizzare suoni su più tracce, creando così la possibilità di suonare su parti suonate… Armonizzare su se stessi… Infinite sfumature e usi!) e del suo sax.
I nomi degli strumentisti forse ad un primo occhio non risultano così altisonanti, ma vi assicuro che i Signori hanno curriculae di altissimo rilievo e hanno collaborato con artisti rinomati in Italia e nel mondo.
La mescita di queste sonorità, che spaziano dal jazz al progressive rock, dal dubstep all’ambient, è quindi generata da mani che sanno come percuotere, carezzare, illuminare, inquietare, affascinare, coccolare.
E l’ora alla fine vola via lasciando nell’aria delle vibrazioni quasi tangibili che fanno immaginare, che forzano il cervello a distaccarsi da questa realtà e a sintonizzarsi su una lunghezza d’onda che non ha ritornelli, strofe, parti ricorrenti di nessun tipo.NA4MC08web
Un applauso quindi, alle tessiture aeree di impatto sicuro generato dai quattro musicisti di enorme spessore ed una piccola nota a margine nel voler pregare a Matteo di usare un ampli più potente per la prossima volta… Perché Relics nella veste del vostro simpatetico scribacchino spera che quest’esperienza si possa ripetere, c’è troppa gente che ha bisogno di questi remoti angoli paradisiaci di emozioni!

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Fabio Ippoliti

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