Body/Head live @ Covo Club, Bologna (testo di Andy Harsh, foto di Mara Mignani)

_MG_8621-cCi sono gruppi leggendari, ci sono gruppi che non si possono e non si vogliono dimenticare, ci sono gruppi che si sono visti, che si sono sognati, toccati, vissuti, altri invece che non si è stati così tanto fortunati di vederli, e quando uno di loro, anche solo uno di loro sale su un palco o sta dietro a una consolle ci si fionda, anche se non hai mai ascoltato nulla del suo nuovo progetto, tu ci devi essere, perchè potrebbe essere l’ultima volta, e la bassista dei Sonic Youth è una leggenda, e non può tradire le attese, non può.
Così prendi la macchina e corri al Covo Club di Bologna, ti aspetti la fila immensa, anzi peggio ti aspetti il soldout clamoroso, ti immagini già con la faccia da fesso davanti al cancello mentre preghi il buttafuori di chiudere un occhio e d farti entrare. E invece no, è tutto libero, fai le rampe d scale a 4 gradini alla volta. Entri dentro, il concerto è già iniziato, senti il frastuono nella sala, i feedback, le chitarre colossalmente alte, con le persone in prima fila completamente spettinate e le orecchie sanguinanti, e poi vedi lei, la chioma bionda sul palco, vedi Kim, Kim Gordon! Non ha il basso ma non ti importa niente, la Fender Jaguar bianca e nera fa la sua porchissima figura, lei sdraiata sul palco, non capisci quale pezzo stian facendo, non hai mai sentito nulla di loro, ma ti fai cullare da tutto questo rumore psichedelico senza regole e senza limiti. Una ragazza di fianco a me, chiede se all’ingresso col biglietto davano anche dell’Lsd, perchè ad alcuni servirebbe, non è certo qualcosa che si può capire, è quasi una continua ricerca del suono, dell’osare sempre più, anche se sembra tutto sgraziato e confuso, un’improvvisazione che lo ammetto, si tollera solo perchè c’è lei, solo perchè lei non può tradire le attese, e te ne sei convinto. _MG_8620-cA fianco c’è Bill Nace, compagno di questo progetto che inizia in un passato fin troppo vicino, quasi un presente, perchè diciamolo il 2011 è a poca strada da qui, eppure Coming Apart è il loro secondo lavoro, che precede di sei mesi l’EP Body/Head. I due iniziano con l’intenzione di qualcosa di minimale, due chitarre e via così, senza fronzoli, né strutture, la voce all’inizio non viene nemmeno presa in considerazione, poi però qualcosa deve esser cambiato, e allora anche la voce fa la sua parte, ma badate bene, non è un cantato, qui nulla sembra fatto per dare una forma, tutto viene fatto per lasciare questi pezzi in forma gassosa, con la voce che è un contorno, esile e sognante. Bisogna essere onesti, il pubblico non capisce e non sempre comprende, gli applausi cedono il passo al silenzio appena finiscono i pezzi, un pò siamo scioccati, non si capisce se prima o poi partirà un pezzo da lasciare il respiro. Non si può dire che i ragazzi non siano sperimentali, come quando invece di suonare Kim stacca il jack della chitarra, e facendo massa con la mano (e qualsiasi musicista sa quanto può essere fastidioso come suono) ci canta un pezzo. A quel punto si perdono un po’ le speranze, si inizia a riflettere, ci si sente un po’ anche presi in giro, perchè forse alcuni progetti nascono perchè sulle spalle hai un nome grosso come un palazzo di trenta piani, ma in realtà, il succo è che sei la bassista dei Sonic Youth e ti si può perdonare tutto, ma il limite è vicino, è troppo vicino._MG_8628-c


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Stefano D'Offizi

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