The Answer+Tracer@Circolo degli Artisti, Roma (di Daniele Dominici, foto di Stefano d’Offizi)

The Answer 06web_11099609584_mLeggendo Wikipedia, a proposito dell’hard rock band The Answer, noterete un commento da parte di uno sconosciuto che suona più o meno così  “Se volete vedere come eravamo negli anni ’70, ascoltatevi The Answer”. Ops, burla, lo sconosciuto è niente meno che Jimmy Page e se non avete idea di chi sia, consultate i libri di storia.
Evidentemente per dirlo lui, qualcosa che accomuni Led Zeppelin e questa artisticamente giovane band nord irlandese (del 2005 il primo album ndr), ci deve pur essere. Ad un approccio superficiale qualcuno direbbe il sound crudo e tagliente di una chitarra anni settanta. O forse la spensieratezza con cui i quattro britannici ‘prendono per il collo’ i brani e riportano tutti gli ascoltatori indietro di almeno tre decadi.
Ebbene, direte voi, ma cosa c’è di più semplice che scopiazzare una delle formazioni più famose sulla faccia della terra, capostipite più o meno cosciente del genere musicale più abusato, dalla loro nascita in poi, ovvero l’hard rock?
Verrebbe da girare la domanda ad un diverso interlocutore: chiedetelo a tutte i gruppi che nel corso degli anni hanno ‘mangiato la polvere’, per dirla alla maniera dei Queen, inseguendo la chimica Zeppeliana. Quanti hanno tentato di rubare un po’ di quel groove, quanti sono caduti nella scalata all’ atmosfera onirica profetizzata dallo Zeppelin Volante; o quanti ancora infine si sono fermati ancora prima di tentare, per paura di sembrare fotocopie in carta carbone.
Cari lettori non illudetevi, i The Answer sono probabilmente un 10% dei Led Zeppelin in termini di potenziale. Tuttavia il live andato in scena il 26 novembre al Circolo degli Artisti di Roma ha avuto la forza trascinante di mille tori scatenati in corsa.
In Europa per promuovere il nuovo CD uscito il 2 Settembre scorso per Napalm Records (New Horizon ndr), i The Answer The Answer 07web_11099579986_mscelgono come antipasto della serata gli australiani Tracer, apripista dinamici e galoppanti per uno show all’insegna dell’adrenalina. I tre ragazzi ‘from Down Under’, come essi stessi si definiscono, si impegnano al massimo per farsi conoscere e ri-conoscere, con tonalità assortite facilmente inscrivibili, su tutte Soundgarden, Foo Fighters e Queens of the Stone Age.
Ma il ‘piatto ricco’ è presto intavolato e i quattro provenienti da Belfast sono pronti a deflagrare il modestissimo pubblico presente (100 persone nemmeno), con tutte le ottime premesse sopraelencate.
Peccato davvero che l’atmosfera casalinga, certosina, altamente genuina sia gustata da pochi eletti, poichè il coefficiente emotivo è altissimo. I The Answer ricreano un’atmosfera scotomizzata dalla massa, nascosta avidamente fra tricche-ballacche, commercialismi di ogni sorta e forzature patinate. La band dimostra un’umiltà spaventosa e non si risparmia, tra ritmi frenetici e ballad blueseggianti. Il mix offerto dai quattro è davvero solido e non viene intaccato da un’acustica birbante. I volumi sono tuttavia accettabilii ed alla fine della fiera le orecchie ringrazieranno il fonico del Circolo.
Scenicamente il gruppo irlandese si presenta in maniera sobria, eccezion fatta per il cantante Cormac Neeson, fiero amalgama vivente di giganti del passato come Robert Plant (che sorpresa?!), Ian Gillian e Ozzy Osbourne. L’istrionico vocalist (sotto i riflettori la sua acconciatura è identica in tutto e per tutto a quella di Plant) non si fermerà un secondo per tutta la durata dello show, calamitando la maggior parte dei flash presenti ed evitando al contempo di fornire una prestazione deludente dal punto di vista strettamente tecnico. E la voce di Neeson è uno strumento importante.
Tracer 03web_11108138965_mNew Horizon è la prima freccia scoccata da una faretra ben fornita, composta principalmente da brani pescati dal seminale Rise ed, appunto, dall’ ultimo record uscito. Il proseguo è una marcia di guerra, con brani celebri ai fan quali Come Follow Me, Burn you Down e Under the Sky, diventate nel tempo tappe fisse di un viaggio che consigliamo a molti appassionati del genere sopracitato; caricando i pezzi di una frenesia che soltanto interpreti sapienti sanno donare ai propri brani, il gruppo instilla nuova linfa ad uno spaccato di rock che sembrava già aver raggiunto il proprio picco evocativo. E’ proprio questo il merito principale dei The Answer: studiare una parete con tinte già conosciute e ri-affrescarlo attraverso tratti differenti, talvolta più pesanti e similari al Metal (Under the Sky), altre volte squisitamente blues (si veda Memphis Water).
Il vero picco qualitativo, posto a metà scaletta, rimarrà On and On (da Everyday Demons ndr), scolpito nella memoria del pubblico presente come manifesto fedele di ogni elemento appena analizzato. La carica spensierata, la brevità incisiva, il rock che non torna più (salvo sedute spiritiche).
Live, la resa rimane corroborante e nonostante un paio di ballad da stadio inserite per far rifiatare i presenti (Nowhere Freeway), lo spirito è esattamente quello degli show di qualche decade fa, tra cuore, polmoni e parecchia improvvisazione. D’altronde, vedere quattro cristiani che partecipano empaticamente con tanto movimento sul palco, fa sempre piacere. I compitini li lasciamo ad altri.
La chiosa finale è lasciata a Preachin’, altro brano capolavoro arrangiato fino alla nausea per sottolineare le capacità di Paul Mahon alla chitarra, poco granitico come presenza, ma tecnicamente ineccepibile.
Uno dei tanti segmenti d’interazione con il pubblico riguarda proprio il compleanno di quest’ultimo, con Neeson solerte nell’ invitare tutti i presenti al banchetto del merchandising per ‘festeggiare’ alla maniera della band, il chitarrista; un altro abbastanza colorito invece riguarda le differenze storico-culturali fra Roma e Belfast, con il cantante dalla lunga criniera pronto ad asserire senza troppe remore che Belfast ‘possiede un museo o poca roba più!’, ergo ‘ritenetevi fortunati!’.
E pensare che per rafforzare il legame con la ‘platea’, in occasione dell’ultimo pezzo, il vocalist si permette il lusso di scendere tra iThe Answer 08web_11099507295_m pochi fan presenti e cantare con loro la parte finale della song, altro segno ineccepibile della genuinità della performance concessa in serata dalla band.
Insomma: che lo si voglia o no, è impossibile non rendere omaggio ai The Answer. Vuoi per l’incredibile qualità del prodotto offerto, vuoi per la grinta con la quale i quattro lo esibiscono di fronte al pubblico, vuoi per la struttura dei live, ancorata ad una tradizione fideistica che molti definirebbero ‘old’. Ebbene, non solo ci sentiamo di difendere a spada tratta tale tradizione, tralasciando qualsiasi tentativo di nostalgia ideologica, ma sarebbe buon costume rilanciarlo per poter riacquistare grossisticamente una materia rara nel mercat(in)o musicale odierno: la spontaneità d’esecuzione.
Peccato poco pubblico abbia assaporato in quel della capitale, questo importante scorcio revival anni ‘70. Ed anche se è profondamente erroneo ridurre i The Answer ad una rivisitazione in costume (accezione quantomeno azzardata per chi ha aperto l’ultimo tour promozionale degli AC/DC), sono i loro stessi live a garantire un mucchio di buoni motivi per non perderseli al tour successivo.

Setlist:
New Horizon
Come Follow Me
Burn You Down
Speak Now
Under the Sky
Concrete
Nowhere Freeway
On and On
Spectacular
Memphis Water
Waste Your Tears
Comfort Zone
 Preachin’

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Click per le foto di Stefano D’Offizi ai The Answer

Click per le foto di Stefano D’Offizi ai Tracer


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Daniele Dominici

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