Ravenna rock, punk, pop: gli Hydrahead (Intervista e recensione a cura di Laura Dainelli)

Gli Hydrahead sono una band ravennate che vi consigliamo caldamente di conoscere. Infatti, dopo l’intervista, trovate la nostra recensione al loro EP. Buona lettura!

Ciao ragazzi, vorrei che vi presentaste brevemente a chi non vi conosce, illustrando il vostro percorso come band in modo molto sintetico ed anche, a livello individuale, chi è ognuno di voi e cosa sente di aver apportato alla band con il suo contributo quotidiano.

Ciao a tutti! Noi siamo gli Hydrahead da Ravenna. Il nostro percorso inizia a settembre del 2012. Il gruppo è composto da Babo, il cantate, che proviene da un passato di musical e gospel, Teo, chitarra, che arriva dalla grande esperienza di The Adrenaline, gruppo italiano HCM, Albi, chitarra, ex componente dei The Way To The Gents, gruppo indie-rock, Gabri, basso, attualmente studente di contrabbasso al conservatorio di Cesena e Paz, batteria, con una discreta conoscenza teorica e pratica della musica jazz e che ha partecipato all’edizione 2013 di Umbria Jazz. Nonostante influenze molto diverse siamo riusciti a dar vita ad un progetto “Punk-Rock” formato da cinque “patacca” come si direbbe qui in Romagna. 

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Complimenti per il vostro Ep, che personalmente ho trovato davvero interessante. Il titolo del primo pezzo, Follow the sound, scelto anche come singolo, è incredibilmente carico ed evocativo, oltre che sublime dal punto di vista dei riff hard rock. Come è nato questo pezzo e soprattutto come mai avete scelto proprio questo per un singolo e un video?

Follow the Sound è il pezzo che rappresenta nel modo migliore possibile noi cinque. Seguire la musica è l’unica strada che ci rende felici e completi, anche nei momenti più difficili della nostra vita.

Nei vostri pezzi ho colto, apprezzandolo molto, la volontà di reagire anziché di accantonare, e mai di vivere passivamente. Cosa maggiormente vi tiene vivi e vi spinge a lottare sempre e ad affrontare gli ostacoli, anziché aggirarli?

La musica sicuramente è la cosa che ci tiene più vivi e che ci spinge a lottare, perchè aggirare gli ostacoli non elimina i problemi alla radice. Conta quanto impegno metti nell’affrontare le sfide che la vita propone, e sei hai una buona motivazione o una ragione per cui vivere, nel nostro caso la musica, diventa tutto più semplice e stimolante.

Mi farebbe piacere condividere con voi una riflessione sul degenerare complessivo delle opportunità per le band emergenti, e purtroppo sulla diffusissima assenza di curiosità e di voglia di scoprire cose nuove da parte del potenziale pubblico di quelle che invece hanno opportunità di suonare.

Come prima cosa l’assenza di curiosità e agli eventi live è data dal fatto che sta prendendo sempre più piede la musica elettronica suonata da dj, in più molti locali destinati ai live puntano sempre al proprio utile e agli introiti del locale senza considerare la qualità tecnica della band e le sue doti potenziali.

Voi ad esempio cosa fareste se aveste tanti soldi in mano da gestire liberamente il circuito musicale underground italiano (in particolare hard rock ma non solo n.d.r.)?

Onestamente qualcosa noi a Ravenna lo stiamo già facendo, e si chiama Ravenna 2.0. Tanti membri di tante band di Ravenna si riuniscono ogni settimana, “importando” nella nostra città gruppi di tutta Italia e non solo. Già nel 2013 siamo riusciti a fare suonare band come Belvedere (Canada), Mute (Quebec), Fast Animal and Slow Kids, Atlas losing grip e molti altri. Con tanti soldi aumenteremmo sicuramente la frequenza dei nostri eventi e cercheremo di costruire una ragnatela in Italia di contatti e scambi data.  Con il resto dei soldi io comprerei dei lanciamissili per coloro che distruggono la scena underground italiana.

Il vostro genere di musica è un rock molto carico, difficilmente definibile in modo più preciso (lo lascio a voi semmai!) ma sicuramente è molto coinvolgente, stilisticamente curato e deciso al tempo stesso. In che modo credete sia stato per voi il veicolo più efficace per esprimere emozioni attraverso la musica? Insomma, vi siete mai chiesti come avete iniziato ad indirizzarvi proprio su questi influssi musicali nello scrivere pezzi?

Le influenze sono sicuramente importanti, i nostri ascolti ci guidano, creare qualcosa di nuovo nel 2014 penso sia la cosa più’ difficile al mondo. Quindi ci piace dire che il nostro genere possa viaggiare dal punk rock al pop punk, punk per le chitarre, pop per le strutture e la voce.

Ci raccontate uno degli episodi più divertenti/ toccanti/commoventi che vi è capitato finora nei vostri già numerosi live?

Dovremmo farvi vedere la nostra raccolta video, visto che di concerti da sobri per ora ne abbiamo fatti pochi! Ahahahahahaha!   

hh 2Parlateci dei vostri progetti futuri: mi riferisco alla promozione dell’Ep e in particolare dove suonerete a breve, visto che siamo ansiosi di ascoltarvi live!

In questo inverno ci stiamo dedicando anche a un progetto acustico, Teo e Babo stanno girando un po’ nella nostra regione proponendo un repertorio formato da nostre canzoni e qualche cover. Con i soldi raccolti (perchè ovviamente li mettono in cassa!) pagheremo le spese di produzione del nostro primo album, per il quale stiamo lavorando assiduamente. Faremo date nei mesi di febbraio marzo e aprile, da Pisa, Milano, Torino e Perugia. Il 21 febbraio invece, per la prima data, saremo nella nostra Ravenna.

Recensione  Hydrahead – “H(e)art”  (City Street Records, 2013) di Laura Dainelli

Gli Hydrahead sono una band di giovani ragazzi ravennati di cui forse finora si è sentito parlare molto, ma ancora troppo poco. L’Ep che vi presentiamo si chiama H(e)arth ed è uscito a Novembre 2013, registrato presso il Seahorse Studio, mixato e masterizzato da Daniele Brian Autore, già produttore di band come Vanilla Sky e The alternative factory.

BodyPartLa prima cosa che balza all’orecchio ascoltando questa interessante band è la voglia di buttare in faccia un rock che non può passare in sottofondo per chi lo ascolta, ma che anzi ne governerà in pochi secondi ritmo ed attitudine. Se si vuole ascoltare musica così distrattamente, ecco con loro non c’è storia. Propongono un rock molto carico, che oseremmo definire tendente a sonorità punk solo per alcuni aspetti, e pop – nel senso migliore del termine – per altri. Ed anche in ambito punk si tratta probabilmente degli aspetti migliori. Infatti, delle vere band punk che hanno fatto la storia portano con sé la grinta e la velocità incalzante su cui ogni nota riprende quella successiva, in un modo così talentuoso da riuscire, come accennavamo poc’anzi, a catturare subito l’ascoltatore e a far gravitare intorno a questo sound prepotente di colpo tutti i riferimenti. E’ sicuramente molto riuscita la scelta del pezzo intitolato (non a caso, si direbbe) Follow this sound come primo singolo, primo video ed anche traccia di apertura dell’Ep. Si tratta infatti di un pezzo in cui la voce calda e graffiante forma un connubio strepitoso con una batteria di altissimo livello, molto studiata e calibrata nell’accelerare per poi rallentare per poi accelerare nuovamente, e stavolta in modo più stabile, fino a conquistarti definitivamente. In questo pezzo in particolare, ma non solo, anche le tematiche toccate sono quelle tipiche di una storia punk-rock: ovvero raccontare un disagio, e trovare la forza di non fuggire davanti ad esso, ma guardarlo in faccia. Il tutto con termini abbastanza semplici, che immaginiamo essere volutamente tali perché risultino più diretti nell’impatto e nella comunicazione, e fanno bene. E’ il comunicare così senza filtri che fa sentire un ascoltatore vicino alla band, e che lo incuriosisce e lo coinvolge soprattutto. E poi chi l’ha detto che con termini semplici non si possano raccontare grandi e profonde verità?

Milioni di band hanno provato a farlo, chi riuscendoci bene e chi meno, ma sicuramente gli Hydrahead sono su un’ottima strada da questo punto di vista.

L’Ep prosegue con Wrong Target ed Escape: iniziano a dominare la scena uditiva con identica maestria anche basso e batteria, che già nel singolo di apertura erano parsi molto convincenti, ma che ora si rivelano davvero protagonisti come meritano. E qualcosa che con il punk più grezzo non ha invece nulla in comune è lo studio così attento dei suoni, che a dispetto delle parole sono al contrario complessi, arrivano lineari e diretti, sì, ma si intuisce che c’è un mondo dietro. E infatti riascoltando ognuno dei pezzi che compongono l’Ep per una seconda, terza o quarta volta, emergono ad un orecchio attento sempre nuovi ed ulteriori dettagli strumentali che al primo impatto erano stati percepiti ma non ben interiorizzati.

L’Ep prosegue con la più dark e melodica Incomplete : molto affascinante perché al tempo stesso romantica e piena di rabbia, e con un basso veramente degno di nota.

Si chiude poi con No Regrets: titolo quanto mai appropriato per un pezzo di chiusura, quasi quanto lo è stato Follow the sound per un opening in grande stile. Si tratta di un pezzo più lento e malinconico dei precedenti, che forse rimane dentro un po’ meno dal punto di vista della forza impetuosa del primo impatto, ma di cui si coglie invece subito l’atmosfera in cui trasporta chi lo ascolta… E’ un’atmosfera avvolgente, calda ed accogliente, in cui sia le parole che soprattutto la melodia a tratti sembra quasi in grado di capirti e leggerti dentro. Sicuramente è in grado di accompagnare l’ascoltatore verso un senso di introspezione che non spaventa ma che anzi rassicura, come di piacevole turbolenza interiore, una sorta di quiete dopo la tempesta, e che infatti termina fin troppo presto, lasciandoci davvero curiosi di ascoltare live questi pezzi così struggenti e trasudanti hard-rock al tempo stesso.

In alcuni dettagli ricordano una grandissima rock band americana che sono i Gasligh Anthem ed i primissimi Hoobastank, per chi li ricorda quando cantavano Crawling in the dark con una carica che buttava giù i muri, e non certo quando sono diventati famosi e hanno perso tutto il loro s

hh 1malto, per diventare qualcosa di completamente diverso. Ecco, auguriamo agli Hydrahead di rimanere invece esattamente così come sono, perché si sente che hanno qualcosa da comunicare e che hanno trovato il loro modo di farlo. Nella musica, non solo rock, non c’è niente di più grandioso.

Non tolleriamo i paragoni per forza, ognuno fa la musica che sente dentro e nessuna band somiglia ad un’altra, così come le persone, e ognuna ha qualcosa di nuovo ed importante da comunicare, che molto probabilmente, come in questo caso, non solo vale la pena ascoltare, ma dopo averlo fatto ci si chiede “E finora dove eravate?! Ci siete mancati!” 

Tracklist:

1. Escape

2. Follow this Sound

3. Incomplete

4. No Regrets

5. Wrong Target


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Laura Dainelli

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