Basta! – Oggetto di studio (Materiali sonori, 2013) di Stefano Capolongo

Ciò che colpisce in maniera maggiore ancor prima di ascoltare questo 'Oggetti di studio' sono due fattori fondamentali. In primis la copertina, semplice ma didascalica, che porta immediatamente a spunti riflessione: qual'è la band? quella in fondo al corridoio o quella in camice da medico? Probabilmente nessuna o entrambe ma la specularità, si capisce subito, sarà colonna portante di questo album. In seconda battuta, il punto esclamativo che i Basta! pongono accanto al proprio nome di battaglia porta con se un sapore fresco e nuovo, quasi a voler già segnare una cesura con il passato. Sciorinate queste premesse, il play è immediato.…

Score

CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'

Conclusione : Psicoanalisi progressiva

Voto Utenti : 4.55 ( 3 voti)

baste2Ciò che colpisce in maniera maggiore ancor prima di ascoltare questo ‘Oggetti di studio’ sono due fattori fondamentali. In primis la copertina, semplice ma didascalica, che porta immediatamente a spunti riflessione: qual’è la band? quella in fondo al corridoio o quella in camice da medico? Probabilmente nessuna o entrambe ma la specularità, si capisce subito, sarà colonna portante di questo album. In seconda battuta, il punto esclamativo che i Basta! pongono accanto al proprio nome di battaglia porta con se un sapore fresco e nuovo, quasi a voler già segnare una cesura con il passato.
Sciorinate queste premesse, il play è immediato.
La prima traccia (Il Sig. Porpora e gli oggetti scomposti) è un apripista che, se da un lato rimanda ai Deep Purple per l’assonanza Porpora-Purple (perdonate queste visioni da progster consumato), dall’altro traccia immediatamente delle linee guida assolutamente lontane dal cosiddetto ‘classicismo’. Da qui comincia un percorso che porta a visitare gli ambienti più strampalati in un clima da ospedale psichiatrico, con inserti parlati che coronano questa visione e assecondando le nostre elucubrazioni. Qual’è l’oggetto di studio? Forse la mente umana e i suoi dualismi: un mostro gigantesco. Quale strumento è utilizzato per discernerla? Un misto di math e prog coadiuvato da strumenti atipici quali la diamonica (fredda e secca) di Damiano Bondi e il clarinetto (avvolgente e festoso) di Andrea Tinacci ben oliati insieme. Gentle Giant, Jethro Tull, Procupine Tree, Dream Theater sono i reminder che prontamente accendono la nostra lampadina dei ricordi. Le movenze passano , dal folk al math, dal potente al leggiadro (Abachiati I Basta! Ben Temperati e Sogno…ma anche no). Quest’ultima è il vero azimut dell’album, con i suoi cambi di tempo e le sue scariche elettriche fa un sunto delle potenzialità della band. L’approdo è un brano epifanico, una voce narrante arriva all’illuminazione: “l’uomo è la barca e il timoniere, il paziente e il medico, il sogno meraviglioso e la veglia tenace/ma non è la verità, per questo continueremo ad andare avanti” è una dichiarazione importantissima e sincera che esplica la dualità e il bifrontismo della natura umana, concetto già toccato in apertura. Ma è Alabasta a segnare il vero approdo: tutto è più deciso e più prog. I riff di Saverio Sisti sono ruvidi e le esplosioni affidate al clarinetto e alla batteria di Roberto Molisse sono ben inserite in un contesto che ricorda molti ambienti cari ad EELST; qui, sebbene la lezione della band milanese ci sia e si senta, i (già citati) Gentle Giant di In a glass house sono forse ancor più vivi. D’un tratto però l’incantesimo finisce e il Basta! finale scioglie la tensione riportando, forse un po’ troppo repentinamente, al trivio e allo scherzo. Oggetto di studio però lascia qualcosa di non detto, una tacita reticenza che crea attesa, passione e un po’ d’ansia. La voglia c’è, i mezzi anche. Il velo è caduto e i Basta! hanno grandi idee: basterà incanalarle in maniera pitagorica per mettere davvero il punto esclamativo e trasformare l’aretino in un nuovo baluardo del prog moderno.

Tracklist:

1. Il Sig. Porpora e gli oggetti scomposti
2. Sogno…ma anche no
3. Sono io?
4. Mondi paralleli
5. Doppelgänger
6. Abachiati (I Basta! Ben Temperati)
7. L’approdo
8. Alabasta


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Stefano Capolongo

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