Score
CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'
Conclusione : Psicoanalisi progressiva
Ciò che colpisce in maniera maggiore ancor prima di ascoltare questo ‘Oggetti di studio’ sono due fattori fondamentali. In primis la copertina, semplice ma didascalica, che porta immediatamente a spunti riflessione: qual’è la band? quella in fondo al corridoio o quella in camice da medico? Probabilmente nessuna o entrambe ma la specularità, si capisce subito, sarà colonna portante di questo album. In seconda battuta, il punto esclamativo che i Basta! pongono accanto al proprio nome di battaglia porta con se un sapore fresco e nuovo, quasi a voler già segnare una cesura con il passato.
Sciorinate queste premesse, il play è immediato.
La prima traccia (Il Sig. Porpora e gli oggetti scomposti) è un apripista che, se da un lato rimanda ai Deep Purple per l’assonanza Porpora-Purple (perdonate queste visioni da progster consumato), dall’altro traccia immediatamente delle linee guida assolutamente lontane dal cosiddetto ‘classicismo’. Da qui comincia un percorso che porta a visitare gli ambienti più strampalati in un clima da ospedale psichiatrico, con inserti parlati che coronano questa visione e assecondando le nostre elucubrazioni. Qual’è l’oggetto di studio? Forse la mente umana e i suoi dualismi: un mostro gigantesco. Quale strumento è utilizzato per discernerla? Un misto di math e prog coadiuvato da strumenti atipici quali la diamonica (fredda e secca) di Damiano Bondi e il clarinetto (avvolgente e festoso) di Andrea Tinacci ben oliati insieme. Gentle Giant, Jethro Tull, Procupine Tree, Dream Theater sono i reminder che prontamente accendono la nostra lampadina dei ricordi. Le movenze passano , dal folk al math, dal potente al leggiadro (Abachiati I Basta! Ben Temperati e Sogno…ma anche no). Quest’ultima è il vero azimut dell’album, con i suoi cambi di tempo e le sue scariche elettriche fa un sunto delle potenzialità della band. L’approdo è un brano epifanico, una voce narrante arriva all’illuminazione: “l’uomo è la barca e il timoniere, il paziente e il medico, il sogno meraviglioso e la veglia tenace/ma non è la verità, per questo continueremo ad andare avanti” è una dichiarazione importantissima e sincera che esplica la dualità e il bifrontismo della natura umana, concetto già toccato in apertura. Ma è Alabasta a segnare il vero approdo: tutto è più deciso e più prog. I riff di Saverio Sisti sono ruvidi e le esplosioni affidate al clarinetto e alla batteria di Roberto Molisse sono ben inserite in un contesto che ricorda molti ambienti cari ad EELST; qui, sebbene la lezione della band milanese ci sia e si senta, i (già citati) Gentle Giant di In a glass house sono forse ancor più vivi. D’un tratto però l’incantesimo finisce e il Basta! finale scioglie la tensione riportando, forse un po’ troppo repentinamente, al trivio e allo scherzo. Oggetto di studio però lascia qualcosa di non detto, una tacita reticenza che crea attesa, passione e un po’ d’ansia. La voglia c’è, i mezzi anche. Il velo è caduto e i Basta! hanno grandi idee: basterà incanalarle in maniera pitagorica per mettere davvero il punto esclamativo e trasformare l’aretino in un nuovo baluardo del prog moderno.
Tracklist:
1. Il Sig. Porpora e gli oggetti scomposti
2. Sogno…ma anche no
3. Sono io?
4. Mondi paralleli
5. Doppelgänger
6. Abachiati (I Basta! Ben Temperati)
7. L’approdo
8. Alabasta