Woodworm Festival 2014 @ Circolo degli Artisti, Roma (di NoizeWave, foto di Stefano D’offizi)

FASK @ Circolo degli Artisti 06webLa prima data del Woodworm Festival, che tocca anche Bologna e Milano, è stata l’espressioni di quello che si può fare di bello nel mondo della musica. Vuoi per la presenza di pubblica via via crescente ed interessato, vuoi per una proposta musicale variegata e distribuita sui due palchi nelle due sale interne del noto locale romano. Il giovedì di coppa lasciava presagire un tonfo clamoroso, sono sincero. Sul palco 2 sono saliti i Bachi da Pietra davanti ad un pubblico sparuto. Sono entrato anche io in ritardo, richiamato dall’eco lontano della loro musica. Via via si intrufolava gente, come in una processione di paese. Uscendo da chissà dove, dato che solo una manciata erano al maxi schermo fuori per vedere un pezzo di partita. Forse, questa situazione un po’ agostana, ha un po’ demotivato il gruppo, ma soprattutto il fonico… Il risultato, è stato un po’ mediocre.  Suonare per primi, oltretutto, non è mai facile, soprattutto quando parte del pubblico è fuori a vedere la partita e l’altra parte è ancora in macchina. I Bachi da Pietra hanno suonato, graffiato, morso e si sono motivati con l’andare delle canzoni, mentre il pubblico sembrava freddo e stranito, come quando vieni svegliato all’improvviso da un rumore nell’altra stanza. Quando la gente fluisce in sala 1 per i Crazy Crazy World of Mr.Rubik, buona parte di quelli rimasti fuori, hanno deciso di entrare. Cosicchè il colpo d’occhio fosse decisamente migliore rispetto a pochi minuti prima. I Crazy Crazy partono con la loro musica a metà tra serio e faceto. Non mi convincono, anche se li vivo con simpatia. Ero in mezzo al pubblico, quando un ragazzo mi avvicina e mi fa “Ma tu sei il cantante dei Crazy Crazy?” … Non sapevo che rispondergli. The Crazy Crazy World of MR Rubick 07webCosì gli ho indicato il palco e lui è sparito. Loro, intanto stavano iniziando a far muovere il pubblico coinvolgendolo sempre di più con i pezzi del loro Urna Elettorale. Per poi esplodere in una performance che coinvolge l’intera sala. Scendono, si fanno largo ed iniziano a suonare in mezzo alla gente. Hanno vinto. Il po’ di delirio, l’adrenalina scaricata dai reni, incontra un muro insormontabile, quello di Umberto Maria Giardini. Nella sala 2, l’ex Moltheni, si presenta in versione acustica. Spegne gli animi ed alcuni prendono spunto per uscire a fumare o andare a fare la fila per bere. Personalmente, credo che anche se Giardini ha cambiato nome, chiudendo il progetto Moltheni, continua a suonare sempre la stessa corda. Sembra che da quando suonava nel 2007, sia cambiato solo il suo aspetto fisico. Rimane la forte poetica dietro ai suoi testi, una musica semplice ed efficace. Il pubblico si divide. Arrivano i Julie’s Haircut sul palco 1, io cerco di guadagnare una posizione favorevole. La performance risente dell’assenza dei loro visual, è come tagliare una bistecca con un coltello di plastica. La fortuna è che la carne del pubblico è tenerissima e loro la fendono con le note del loro ultimo lavoro: Johin, Sator, Equinox. Mi è dispiaciuto non poco di essermeli persi nell’ultima data romana. Sono cresciuti molto rispetto al periodo di After Dark My Sweet, che trovo un grande lavoro. Poi arriva il momento per me più atteso: l’esibizione di Bologna Violenta. Volevo vedere dal vivo e sentire, soprattutto, i pezzi che hanno fatto tanto clamore sulla carta stampata. Il tentativo di linciaggio da parte di qualche giornalista, ha trovato un pane molto duro per i suoi denti. Julie's Haircut 09webManzan ha portato i pezzi di Uno Bianca, un album contro la violenza, contro la miseria umana, che racconta con occhio estremamente critico i fatti della banda che ha terrorizzato l’Emilia-Romagna per anni. Quando è sul palco cala un silenzio teso. In molti aspettiamo di sapere come sarà dal vivo. Il grindcore si unisce, eccezionalmente, a dei visual che seguono l’andare degli eventi raccontati con le note,  quello che sul disco sfugge, trova una sua forma con il video. Descrizione di rapine, omicidi, flash di bianco ad indicare colpi di arma da fuoco, immagini di repertorio, croci a memoria delle vittime. Tutto prende un reale significato, mentre le note del violino sanciscono la fine del terrore, mentre l’ultimo rintocco di campana e l’ultima croce, ricordano il suicidio del padre dei fratelli Savi. Arriva il momento del gruppo di punta del Festival della Woodworm, i Fast Animal and Slow Kids. Tutta la gente sparsa in giro si accalca nella sala per il momento, per loro, più atteso. Il frontman, Aimone, si presenta sul palco con un braccio fasciato per una caduta da snowboard, cosa, che però non sembra influire sul suo modo di stare sul palco. Le note delle tracce di Hybris movimentano il pubblico che balla e si contorce. FASK @ Circolo degli Artisti 00webI FASK dimostrano di essere una delle realtà più fresche del momento. Frivoli e spontanei, riescono ad intrattenere il pubblico anche quando non si suona. Il loro modo di essere estivi anche a fine inverno, motiva l’enfasi del pubblico più giovane. I FASK chiudono col botto (e con una canzone che scopiazza Emilia Paranoica dei CCCP, come mi fa notare un gruppo di quarantenni ubriaco che cantava in fondo alla sala), un gran bell’evento, che ha avuto una metamorfosi continua e crescente… Dalle poche persone confuse al cospetto dei Bachi da Pietra, allo sconforto per Giardini, all’interesse per Bologna Violenta, per esplodere nella frenesia dei Fast Animal and Slow Kids. Il Woodworm Festival, così, lascia la capitale e si sposta al nord. Sicuramente sarà un successo.

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Simone Vinci

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