The Black Keys – Turn Blue (Nonesuch, 2104) di Mario Cutolo

Black_Keys_Turn_Blue_album_coverCi sono alcuni indicatori negli U.S.A. che danno l’idea di quanto un gruppo o un cantante sia entrato nel cosiddetto mainstream delle celebrità, di quanto insomma siano diventati famosi . In quasi tutti i Talk Show importanti i gruppi fanno la loro comparsa alla fine, suonano e vanno via chiudendo lo show. Ma i Black Keys non sono più un gruppo qualsiasi. Prima sono stati gli ospiti musicali del Saturday Night Live; da David Letterman, invece di esibirsi in studio, gli hanno allestito un palco all’aperto davanti ad un pubblico che li ha visti esibirsi ed hanno suonato due pezzi per lo show più un mini concerto; da Stephen Colbert, prima di esibirsi, sono stati addirittura intervistati, cosa che ai gruppi succede raramente. Insomma il nuovo album dei gruppo e’ stato accolto come un “evento”.
Come sempre succede in questo caso, si ha sempre la solita reazione di fronte alla popolarità’ ed al successo: si conquistano nuovi fans che non erano a fare il tifo quando il gruppo emergeva dagli scantinati di Akron, Ohio con il loro rock blues grezzo e viscerale, lasciando invece chi li conosceva a quei tempi con la sensazione che la festa sia diventata piena di “imbucati” non invitati e che il gruppo abbia ceduto alle sirene del successo rinunciando alla loro integrità artistica. Ma è bene precisare subito che, sebbene la verità sia sempre nel mezzo, in questo caso nulla di tutto ciò è successo. Quello che invece accade e’ che i Black Keys stanno continuano ad espandere la loro idea di musica lasciando intatto lo scheletro sul quale si fonda, e nonostante siano passati dai soliti tre minuti ai più di sei dell’iniziale Weight of Love, le cose sono si cambiate ma non in modo radicale e, sicuramente, nel verso giusto.
Turn Blue, il loro ottavo album, inserisce elementi psichedelici che già possono essere intuibili dalla copertina. La già’ citata Weight of Love e Bullet in the Brain sembrano delle personali interpretazioni dei Black Keys dentro territori Pinkfloydiani dando alle canzoni di Turn Blue un colore particolare senza rinunciare all’amore che il duo ha per il blues ed il soul che li contraddistinguono. Infatti Turn Blue è così pieno di “groove” che a volte, come in 10 Lovers o la stessa Fever, il gruppo sembra flirtare con la disco-music , ovviamente quella antecedente John Travolta ed i Bee Gees.
Continuando la loro collaborazione con Danger Mouse, la cosa che salta alle orecchie immediatamente e’ la cura della produzione che e’ decisamente di alta qualità. Ma ripetuti ascolti dispiegano una serie di sorprese che lasciano il tempo di addentrarsi negli strati più’ profondi del disco. Anche se la musica è intrisa di aperture psichedeliche, il tema dell’album rimane fortemente con i piedi per terra. Se In Time è la canzone che più da vicino ricorda la collaborazione di Dan Auerbach con Dr. John, la conclusiva Gotta Get Away chiude il disco con una viscerale iniezione di Rock and Roll che dimostra quanto i Black Keys possano divertirsi e divertire.
I Black Keys non sono una band diversa da quella di Rubber Factory: sono solo cresciuti davanti agli occhi di tutti mantenendo il cuore dalla parte giusta e lasciando la mente libera di espandersi. Ben fatto e avanti così.

Tracklist:
1. Weight of love
2. In time
3. Turn blue
4. Fever
5. Year in review
6. Bullet in the brain
7. It’s up to you now
8. Waiting on words
9. 10 Lovers
10. In our prime
11. Gotta get away


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Stefano Capolongo

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