Plymouth – Plymouth (RareNoise Records, 2014) di Simone Pilotti

L’etichetta britannica RareNoise Records è una delle più attive e affidabili nei generi derivativi dal jazz. Insomma, un marchio di fabbrica che anche quest’anno si conferma ad ottimi livelli, vedere per credere i travolgenti Free Nelson MandoomJazz e il loro Ep targato appunto 2014. Tra le ultime uscite della label di oltremanica si fa notare un altro ottimo disco, frutto di una collaborazione illustre, ma non inedita, tra Jamie Saft e Joe Morris (due mostri dell’improvvisazione jazzistica), che già si erano uniti nel precedente progetto Slobber Pup, uscito, manco a dirlo, per RareNoise Records. A loro si sono uniti…

Score

CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'

Conclusione : Impro

Voto Utenti : Puoi essere il primo !

Plymouth_Cover_600600_72dpiL’etichetta britannica RareNoise Records è una delle più attive e affidabili nei generi derivativi dal jazz. Insomma, un marchio di fabbrica che anche quest’anno si conferma ad ottimi livelli, vedere per credere i travolgenti Free Nelson MandoomJazz e il loro Ep targato appunto 2014. Tra le ultime uscite della label di oltremanica si fa notare un altro ottimo disco, frutto di una collaborazione illustre, ma non inedita, tra Jamie Saft e Joe Morris (due mostri dell’improvvisazione jazzistica), che già si erano uniti nel precedente progetto Slobber Pup, uscito, manco a dirlo, per RareNoise Records. A loro si sono uniti Mary Halvorson all’altra chitarra,  Gerard Clever a piatti e tamburi e  Chris Lightcap al contrabbasso ed ecco costituiti i Plymouth. Il disco omonimo che uscirà solo in vinile ed in tiratura limitata, centottanta copie, raccoglie tre tracce per un minutaggio che supera l’ora, tre fiumi musicali complessi ma non inaccessibili. Mutevoli ma non indefiniti. Impro ma non senza meta.

All’ascolto Plymouth ci ha ricordato, per diverse ragioni, tre album recenti da cui partire per descrivere a fondo il lavoro della ditta Saft-Morris. Il primo è un altro lavoro nostrano, intitolato Churches, Schools And Guns pubblicato dall’artista bolognese Luca Mortellaro, in arte Lucy. Niente di più distante in quanto a coordinate stilistiche, intendiamoci. Là elettronica sperimentale, qua impro jazz. Il punto in comune è il susseguirsi, l’avvicendamento continuo di spazi larghissimi e fraseggi rapidi; se ci pensa il piano acustico a dilatare le pareti, in lunghi passaggi ai limiti dell’ambient, intervengono gli altri strumentisti a plasmare armonie deliziose. D’altronde la caratura dei protagonisti non si discute. E così, in una sola traccia si passa da un’atmosfera sinistra (sentire per credere l’inizio di Manomet) per catapultarsi in un vortice solare, ma mai abbagliante e nauseante (ascoltare qualsivoglia traccia). Ed è proprio lo stile del jazzistico che ci richiama Message From Era Ora, disco degli storici, almeno per gli amanti del rock a tinte jazz, Embryo, pubblicato dalla Sound Of Cobra l’anno scorso. Contiene live di metà anni ’70, infinite jam sessions, una delle quali tenute ad Udine con ospite il maestro capitolino Massimo Urbani. Bene, sono proprio le lunghe improvvisazioni alla base delle composizioni, che rendono estremamente fluidi i due lavori e variabili senza soluzione. Tuttavia, sia nei Plymouth che negli Embryo la classe dei musicisti permette alle tracce di non annoiare, di non apparire meri esercizi stilistici, di non rivolgersi ad un novero di soli fedelissimi, una cerchia di pochi amanti. Poliedrico e versatile sì, quindi, ma non soporifero o lagnoso. Infine c’è un lavoro di cui già avete potuto leggere su Relics ed è Twinscapes di Colin Edwin e Lorenzo Feliciati. Vuoi perché la collaborazione alla base è tra artisti già affermati e affermati nello stesso campo musicale. Vuoi perché anche Twinscapes venne pubblicato dalla RareNoise Records. E poi anche il genere toccato dalla composizione è simile, quanto meno nella base di partenza. In Plymouth è totalmente assente quella sperimentazione elettronica che dava sostanza ai compagni di etichetta, ma la fluorescenza e l’ecletticità che solo il jazz riesce a comunicare costituiscono, anche qui, il punto di partenza.
Perciò, ecco, non aspettatevi un lavoro rivoluzionario, né in prima fila nell’avantgarde, questo no. Però sappiate che il valore contenuto in Plymouth è eccelso e che il lavoro è più che piacevole.

 Tracklist:

1. Standish

2. Plimouth

3. Standish


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Simone Pilotti

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