Dropeners – In The Middle (Autoproduzione, 2014) di Simone Pilotti

I Dropeners sono un complesso ferrarese giunto, con questo In The Middle, al terzo appuntamento discografico, dopo un altro album ed un Ep come intermezzo. Atipici nel panorama nostrano per il loro genere, un alternative rock sintetico e smaterializzato, melodico e onirico, ai limiti dell’elettronica. L’attesa per l’uscita di questo nuovo lavoro in studio era discretta, visto che in molti avevano apprezzato le fatiche precedenti. Anzi, ad essere discreta non era l’attesa in sé per In The Middle, piuttosto la fiducia riposta nei quattro ragazzi romagnoli. Sicuri che anche cinque anni dopo l’esordio sapranno ripetersi, che anche quest’album saprà…

Score

CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'

Conclusione : Esterofilo

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downloadI Dropeners sono un complesso ferrarese giunto, con questo In The Middle, al terzo appuntamento discografico, dopo un altro album ed un Ep come intermezzo. Atipici nel panorama nostrano per il loro genere, un alternative rock sintetico e smaterializzato, melodico e onirico, ai limiti dell’elettronica. L’attesa per l’uscita di questo nuovo lavoro in studio era discretta, visto che in molti avevano apprezzato le fatiche precedenti. Anzi, ad essere discreta non era l’attesa in sé per In The Middle, piuttosto la fiducia riposta nei quattro ragazzi romagnoli. Sicuri che anche cinque anni dopo l’esordio sapranno ripetersi, che anche quest’album saprà ammaliare, che non deluderà. Ed è così considerevole, che, con una piccola esagerazione, possiamo definirli in odor di santità.

In The Middle si caratterizza, rispetto agli episodi precedenti, per un uso maggiore degli strumenti e una minore cura dietro il computer, dopo le registrazioni. Rimangono le percussioni sintetiche, sapienti e delicate, ma anche poderose nell’incedere. Sono il necessario punto di appiglio di una composizione che dilata enormemente gli spazi, che disorienta per il suo onirismo e che, purtroppo, nell’estrema semplicità di alcuni passaggi tedia e soffoca l’ascoltatore. Ma sono pochi i passaggi in questione. Per il resto, tante melodie vincenti, costruite dalla voce o dagli intrecci chitarristici, su un tappeto elettronico a realizzare una perfetta amalgama, un intreccio mirabile, punta di diamante della musica suonata dai ferraresi. Dunque, la complessità della scrittura è il vero ago della bilancia. Nei brani più essenziali, dove la composizione diventa monocolore, resiste l’attrazione per le melodie, così efficaci, ma si rischia d’inciampare nella ripetitività. Ed è invece quando la polpa acquista una maggiore solidità che i Dropeners riescono a fare la differenza; con la stratificazione di più strumenti, quando ad esempio intervengono i fiati, la capacità di creare una miscela vincente emerge ed anche l’ascolto ne giova.

Provare a tracciare le coordinate di un suono così sfuggente e indefinito, soprattutto se atipico nel roster italiano, non è facile. Gli U2 più disciolti, sicuramente sì; quelli di Achtung Baby. Ma per vie traverse; eccezionalmente, quindi. Il pop d’oltre manica fa da padrone nell’album, strizzando l’occhio ai primi Coldplay (sperando non arrivi anche per i Nostri il rincoglionimento che ha colpito Martin e soci); negli umori dimessi e nei sottofondi sonori riecheggiano i Radiohead di Kid A, anche se manca la sapienza dei britannici nel travolgere l’ascoltatore con pochi tocchi di tastiera e qualche effetto alle percussioni. I Dropeners migliori emergono quando non è solo la melodia a colpire l’ascoltatore, vedere per credere le tracce meglio riuscite (Normalize, Ruins Behind), ma una miscela sensuale alla maniera degli XX. Oppure quando imbracciano i fiati per creare sofisticate strofe fanfaristiche che richiamano, per l’essere in continua tensione nel vuoto aspettando l’esplosione, il magnifico album di Jonathan Wilson targato 2013, Fanfare.

Quindi l’odor di santità non li ha storditi, né distratti. Tuttavia, manca ancora qualcosa al quartetto per affermarsi. Ma la strada è quella giusta.

Tracklist: 

1. Rule Of Pressure
2. You Don’t Know
3. Normalize
4. Lead Your Light
5. Distance
6. Without Colour
7. Mr.President
8. The Hill
9. Ruins Behind
10. Western Dream


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Simone Pilotti

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