Painted Wolves – S/T (Epidemic Record, 2013) di Emanuele Genovese

I Painted Wolves sono un gruppo svedese di Göteborg. La miglior definizione alla loro musica l’ha data la band stessa introducendo il loro primo EP Unholy: “Unholy is a four-song-tribute to darkness, the tradition of punk, jeansvests and headbanging". In effetti grossomodo era così: canzoni di chiara derivazione punk della durata di 3 minuti trascinati da una voce incazzosa e da ritmi veloci che spingevano almeno ad un accenno di headbanging, nonostante non brillassero per originalità. Per questo secondo lavoro dal titolo S/T, la band ha voluto cambiare un po' le carte in tavola. La prima novità è nelle…

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painted wolvesI Painted Wolves sono un gruppo svedese di Göteborg. La miglior definizione alla loro musica l’ha data la band stessa introducendo il loro primo EP Unholy: Unholy is a four-song-tribute to darkness, the tradition of punk, jeansvests and headbanging“. In effetti grossomodo era così: canzoni di chiara derivazione punk della durata di 3 minuti trascinati da una voce incazzosa e da ritmi veloci che spingevano almeno ad un accenno di headbanging, nonostante non brillassero per originalità.

Per questo secondo lavoro dal titolo S/T, la band ha voluto cambiare un po’ le carte in tavola. La prima novità è nelle linee vocali, dove al cantato ancora più ruvido e strillato è affiancato un growl molto gutturale, quindi pulito e abbastanza baritonale. Sebbene il contrasto di stile sulla carta potrebbe essere interessante, nella pratica l’effetto è molto meno esaltante:  il tasto dolente è proprio il growl che risulta essere troppo poco aggressivo rispetto alla linea cantata (un po’ il contrario di quello che dovrebbe essere) e da una patria dove musicalmente il growl è di casa, ci si aspetterebbe qualcosina di più.
Altra novità la troviamo nella ritmica. I pezzi sono molto più vari rispetto al primo ep, spesso caratterizzati da intro quasi alt-rock (come in Oblivion e Necklace) con crescendo di velocità fino al ritornello dove esplode tutta rabbia e l’aggressività. Il drumming molto spesso nelle parti veloci fa uso di blast beat “metal oriented”, pulito e veloce che fa da contraltare alle chitarre pesanti e distorte. Il tutto risulta piacevole in pezzi come l’open track The Virgin Dance e Those Eyes dove si apprezzano, oltre al bel drumming, anche le linee di basso che risultano essere sempre azzeccate sia a livello di composizione che di sound.
Dove però gli svedesi osano di più è nella conclusiva Serve the Serpent. E’ il brano più lungo dell’album (ed anche quello più lungo mai composto dalla band). Il sound vira molto di più verso il post-metal, i ritmi si dilatano e l’atmosfera si appesantisce. Onestamente non si può definire un brano riuscito al 100% in quanto vittima di una seconda metà statica e prolissa, però ha un’ importanza oggettiva in quanto in conclusione di un album dove la band sembrerebbe ammiccare a contesti musicali diversi da quelli più propriamente punk vissuti finora.
In conclusione S/T è un lavoro onesto, ascoltabile, in cui la band ha cercato di rendere la propria musica più varia rispetto al passato. Giudicando però il lavoro in un ottica generale, non si può dire assolutamente che la loro musica brilli per originalità o non sia riconducibile a qualcosa di già ascoltato, ma diamogli tempo e vediamo in futuro cosa saranno in grado di fare.

Tracklist:

1. The Virgin Dance
2. Oblivion
3. Those Eyes
4. Necklace
5. Sea of Demons
6. Serve the Serpent


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Emanuele Genovese

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