Io?Drama – Non Resta Che Perdersi (Camarecords, 2014) di Simone Pilotti

Gli Io?Drama sono un quartetto nostrano, di base a Milano, ormai arrivato al quarto appuntamento in studio, dopo due Ep e l’album di quattro anni fa Da Consumarsi Entro La Fine. Fabrizio Pollio alle quattro corde e al microfono, Vito Gatto al violino, Mamo a picchiare su piatti e pelli e Giuseppe Magnelli alla chitarra si intersecano alla perfezione durante ogni traccia, si miscelano e si sposano mirabilmente, anche grazie ad una produzione di alto livello. Curata come lo è l’artwork che fotografa i quattro bendati, intenti a mimare il titolo dell’album: Non Resta Che Perdersi. Per essere una…

Score

CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'

Conclusione : Ammiccante

Voto Utenti : 4.85 ( 1 voti)

iodrama-musica-streaming-non-resta-che-perdersiGli Io?Drama sono un quartetto nostrano, di base a Milano, ormai arrivato al quarto appuntamento in studio, dopo due Ep e l’album di quattro anni fa Da Consumarsi Entro La Fine. Fabrizio Pollio alle quattro corde e al microfono, Vito Gatto al violino, Mamo a picchiare su piatti e pelli e Giuseppe Magnelli alla chitarra si intersecano alla perfezione durante ogni traccia, si miscelano e si sposano mirabilmente, anche grazie ad una produzione di alto livello. Curata come lo è l’artwork che fotografa i quattro bendati, intenti a mimare il titolo dell’album: Non Resta Che Perdersi. Per essere una band dell’underground italiano, e per di più ai primi passi, abbiamo notato una discreta attenzione intorno a questa uscita discografica. La ragione, a nostro avviso, va ricercata nel genere suonato dal quartetto milanese. Loro lo definiscono “pop contaminato”, vista l’innegabile cura per le melodie, che infatti si stampano in testa immediatamente. Sicuramente gli ammiccamenti ai generi più commerciali ci sono e sono evidenti, ma è riduttivo descrivere solamente questi momenti. Nei brani in cui la scrittura è più ispirata, gli Io?Drama si avvicinano al filone del rock alternativo di matrice italiana, molto originale e apprezzabile, che potremmo ricondurre al paradigma rappresentato dagli ultimi Afterhours e le loro elucubrazioni contenute in Padania. Quando, però, la composizione si minimalizza, i suoni si avvicinano a quelli dei Muse meno apprezzati, troppo danzerecci e troppo poco rock per farci spellare le mani. Il pop inglese è sicuramente uno dei punti di riferimento più saldi, soprattutto quello nelle vesti moderne alla Coldplay negli ultimi lavori, e ne consegue che quando i ritmi e le chitarre salgono in cattedra sanno coinvolgere e scaldare, mentre l’eccessiva essenzialità li fa apparire troppo commerciali per essere veri.

Così la partenza voce e violino è più che convincente nella pregevole Babele, che si posiziona ai limiti del power pop contemporaneo. Le seguenti Vergani Marelli 1 e A Piedi Scalzi sono afflitte dal difetto di cui parlavamo sopra, mentre la potenza della title track ricorda gli ultimi Kasabian (altra punta di diamante del pop d’oltremanica). Più ispirate sono la rockettara Grooviera e la riflessiva Terra, per poi qualitativamente scendere nuovamente con Uno Alla Volta e Madreperla. Altri ammiccamenti decisi arrivano da Mi Dimentico Mi Assolvo e Risveglio, per poi arrivare alla dilatatissima chiusura di Chiedilo Alla Cenere.

Dunque, è innegabile, il materiale è interessante ed anche il loro avvenire appare certo. Devono solamente scegliere quale via seguire. Quale vena assecondare.

Tracklist:
1. Babele
2. Vergani Marelli 1
3. A piedi scalzi
4. Non resta che perdersi
5. Il sasso e lo stivale
6. Grooviera
7. Terra
8. Uno alla volta
9. Madreperla
10. Mi dimentico che mi assolvo
11. Risveglio
12. Chiedilo alla cenere


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Simone Pilotti

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