Score
CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'
Conclusione : Miraggio
Uyuni, come in tanti sapranno, è il nome del deserto salino più grande del mondo: una distesa di migliaia di chilometri quadrati di sale.
Nel periodo delle piogge, l’acqua invade la Salar, creando un effetto ottico unico al mondo: il cielo si riflette perfettamente nelle acque basse della Salar a causa del fondo bianco, quindi il cielo e la terra diventano una cosa unica, di cui si fatica a trovare il confine.
Ecco, Australe degli Uyuni è esattamente la stessa cosa. I suoni eterei e magici di un certo tipo di Psichedelia, incontrano il Folk, decisamente più terreno, creando qualcosa di cui si fatica a comprendere l’identità e i confini. Che forma ha questo disco? Di che parla? Perchè si chiama Australe se Knocknarea si trova in Irlanda? Qualche certezza c’è: tipo che L’Ojos de Salar si trova in Cile. O che comunque il disco è davvero godibilissimo ed ha dei suoni molto ricercati.
Ascoltandolo meglio, si intravedono le influenze di musica Boreale, per esempio dei Sigur Ros in Australe II, ma nella quasi totalità, è riconoscibile il Folk/Blues Americano, condito da attitudini Prog e Post-Rock.
Questo disco ci regala il fenomeno del Parallasse: se mi sposto io, pare che si sposta pure lui.
Se mi metto di qua e cerco di venire a capo dell’origine e dei tipi di suoni, devo dire che il disco risulta molto pieno d’idee, ma se mi metto di là a pesare le tracce per quello che sono nella totalità, non è più così originale. Nelle 8 tracce si passa, quindi, da momenti estremamente godibili, a momenti di noia altrettanto estrema.
Ecco, insomma: Sono bravi, curati, attenti, ma noiosi e ripetitivi con una chitarra fingerpicking sempre uguale a se stessa. Portano a casa il risultato giocando in ogni traccia con gli altri strumenti, effetti e sottotracce di contorno che lo rendono un lavoro di cui parlare molto bene. Un po’ come se a una festa di compleanno il festeggiato è in un angolo e i commensali si intrattengono con suo fratello più grande.
Il problema reale, a mio avviso, è che la parte che rende interessante questo disco non è l’anima, ma il corpo. Se la Psichedelia è il cielo e il Folk è la terra e questi sono speculari, gli Uyuni e questo disco sono l’orizzonte perso da qualche parte lì in mezzo.
Nella sua totalità è un lavoro particolare, coraggioso, curato e ricco di suoni, ma che allo stesso tempo riesce a risultare ovvio e a tratti noioso.
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Tracklist:
1. Australe I
2. Ojos de salar
3. Albero
4. Parallasse
5. Knocknarea
6. Molte volte Niente
7. Qualcosa a cui non pensavi da tempo
8. Australe II