Liam Hayes – Slurrup (Fat Possum, 2015) di Mario Cutolo

unnamedSuccede abbastanza spesso che nella vita di un artista musicale (inteso come colui il quale esprime una visione del mondo attraverso la musica) arriva un momento in cui si sente il bisogno di abbandonare ogni pretesa ed ogni complicazione e tornare ad una sorta di comunicazione diretta con se stessi e con il proprio pubblico attraverso una musica scarnificata all’essenziale.
Mentre questa urgenza si è espressa sul finire degli anni ’70 nella rivoluzione del punk, coinvolgendo quindi una intera generazione,  esistono già dei precedenti illustri che possono essere esemplificati come gli archetipi di questi “ritorni alle radici”: l’Album Bianco che segue Sgt Pepper e John Wesley Harding che segue Blonde on Blonde.
Gli album di questo tipo hanno delle caratteristiche che in genere si ripetono: sono cioè degli albums imperfetti per natura, perché puntano più sulla loro irrazionale e acerba voglia di mettere tutto a nudo ed esporre senza filtri pregi e difetti degli autori. Slurrup, il nuovo disco di Liam Haynes è uno di quei dischi.
Liam Hayes è certamente uno di quegli artisti che non ha trovato notorietà nel panorama musicale e che quindi, nei quasi vent’anni di carriera, non è stato molto prolifico. Conosciuto anche con il nome di Plush, Haynes potrebbe essere definito come un amante delle melodie dei Beach Boys, arrangiate da Burt Bacharach e prodotte da Todd Rundgren. Tutto  questo può essere trovato nel suo  meraviglioso album Fed del 2002. Slurrup ha invece un altro tono. Le canzoni sono certamente state composte sulla chitarra e solo una volta superano la lunghezza dei 4 minuti. Diviso equamente tra ballate e pezzi più ritmati, è  un disco che può essere ascoltato con la consapevolezza che, sebbene non si tratti di un capolavoro, è il lavoro di un artista che ha deciso di ripulire la sua casa, buttare via tutti i mobili, e avere una visione chiara dello spazio a disposizione sul quale ricostruire.

Sebbene Slurrup ha i suoi momenti che possono essere semplicemente saltati, in pezzi come il singolo Fokus o la conclusiva Fight Magic with Magic mostra una forza non comune. Difficilmente sarà l’album che proietterà il musicista di Chicago alla fama ma dato il suo percorso così evasivo finora, probabilmente la notorietà è l’ultimo dei problemi di Hayes. Speriamo solo che parlandone, qualcuno possa incuriosirsi e cercare di saperne di più.

Tracklist:
1. Slurrup
2. One way out
3. Nothing wrong
4. Get it right
5. Theme form mindball
6. Fokus
7. Greenfield
8. Keys to heaven
9. Long Day
10. Channel 44
11. Outhouse
12. August fourteen
13. Fight magic with magic

 


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Stefano Capolongo

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