Sexual Thing – New Skin (Areasonica Records, 2014) di Daniele Dominici

Se vi piacciono le premesse, introduciamo i Sexual Thing con un preambolo di stampo sociologico. Anzi più che con un preambolo, quasi con un assunto empirico: in Italia l’hard rock vecchio stampo non ha mai avuto impatto sulle masse come nei paesi d’ oltreoceano. Dopo i fasti (?) dei tardi anni novanta e qualche timido tentativo nella seconda metà degli anni duemila (sempre in ritardo con ciò che accadeva nei paesi anglofoni), il genere ‘duro’ per eccellenza era finito in bacheca senza nemmeno passare per il podio. Eppure, se si facesse una di quelle carrellate che piacciono tanto ai…

Score

CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'

Conclusione : Eighties mon amour

Voto Utenti : 0.75 ( 1 voti)

news_img1_65928_new-skinSe vi piacciono le premesse, introduciamo i Sexual Thing con un preambolo di stampo sociologico. Anzi più che con un preambolo, quasi con un assunto empirico: in Italia l’hard rock vecchio stampo non ha mai avuto impatto sulle masse come nei paesi d’ oltreoceano. Dopo i fasti (?) dei tardi anni novanta e qualche timido tentativo nella seconda metà degli anni duemila (sempre in ritardo con ciò che accadeva nei paesi anglofoni), il genere ‘duro’ per eccellenza era finito in bacheca senza nemmeno passare per il podio.

Eppure, se si facesse una di quelle carrellate che piacciono tanto ai format d’inchiesta, fuori da un qualsiasi concerto rock, alla domanda ‘a lei piace l’hard rock?’, sarebbe difficile trovare un parere negativo. L’hard rock è un po’ la gnocca del liceo che nessuno sapeva avvicinare, ma che nell’ immaginario della collettività ha rappresentato comunque un caposaldo di bellezza ideologica.

Tolta la mastodontica premessa, quasi di carattere antropologico, nel nostro Paese l’hard ‘n’ heavy sembra vivere ultimamente di un serafico periodo di ritorno, soprattutto tra i più giovani, senza che però questa spinta si traduca in nulla di discograficamente convincente. Tante premesse, poca sostanza.

In questo maxi cosmo aggrovigliato su se stesso, si inseriscono i Sexual Thing, giovane quintetto siciliano all’ esordio con New Skin, manifesto di quanto espresso sopra e forse anche qualcosina in più.

Figli di un’immersione profonda nella scena losangelina fine anni ottanta, il gruppo fondato dal chitarrista solista Valerio Fròsini, riemerge dallo studio del genere con un’identità fortemente influenzata dagli stilemi che tale panorama incarna. Innanzitutto quelli tecnici: a partire dalla formazione, messa insieme seguendo il terzo capitolo de la ‘Bibbia del perfetto Rocker’: 5 componenti, due chitarre (Valerio Fròsini appunto, Valerio dell’Oglio), voce (il vulcanico Andrea Tripi), basso (Gabriele Indelicato) e batteria (Giuseppe Attinasi); fino ad annoverare, uno ad uno, tutti  i dogmi ontologici che una perfetta rock band fino al midollo deve saper interpretare.

Il ‘conosci te stesso’ del gruppo è così profondo che questo manifesto artistico autoprodotto si palesa sin dai primissimi minuti del disco: un sincretismo fra vecchio e nuovo che va a ripescare inossidabili gruppi con Rose&Pistole sullo stemma e non disdegna le ultime declinazioni che proprio quei totem hanno lasciato in eredità (Slash & The Conspirators). Con uno spruzzatina di Van Halen e Mother Love Bone.

La risultante è il rock trascinante, graffiante e quasi parodistico di brani come Eeny Meeny e Mindfuck, calmierati da ballad anestetiche che non fanno mai rima con peri-patetiche. Forse la scelta peculiare di inserire una traccia lenta come seconda del disco (Money Is a Lie) appare almeno avventata. Della serie: partiamo in tromba, ma fermiamoci dopo 100 metri a prendere le gomme all’ autrogrill.

Effettivamente questo resterà uno dei pochi appunti sul taccuino dei feticisti dell’estetica a 360 gradi, che ad onor del vero porterebbero l’analisi lontana da ciò che le potenzialità di questi ragazzi sanno esprimere.

Ascoltando New Skin non si ha mai la sensazione, come accade spesso in questi casi, di subire un riadattamento da cover band mancata, oppure di udire un compitino ben impacchettato ma senza mordente alcuno. A riguardo, la lezione del nuovo Slash è stata colta appieno: qualcosa si può fare, non tutto è stato detto, il genio hard rock non è morto subito dopo l’avvento del ‘genere-proveniente-da-Seattle’.

Ad esempio, in Get My Breath si coglie questo deciso cambio di marcia, non tanto nei toni (sempre spinti), ma nella mentalità. Le sterzate di ritmo e melodia, accompagnate dalla dovuta perizia strumentale, donano consapevolezza ad un gruppo che per essere agli esordi, ha già nelle intenzioni di portare un contributo incisivo alla scena italiana. O quanto meno di rinvigorirla.

Non a caso la track si attesta a metà produzione, cambio manuale di un’auto che da quel momento in poi innescherà soltanto rapporti molto alti. Ce’ il rock moderno alla Pino Scotto (aperto proprio dai Sexual Thing durante uno dei suoi tour) di Meet each other, senza morale e con la spensieratezza matura di ragazzi che non hanno troppi fronzoli per la testa (a proposito: 25 anni di media, giovanissimi).Sexual thing

C’è anche lo stoner di Adrenaline, classico pezzo vetrina dove i ST si tirano a lucido e indossano i panni dei veterani. Tripi sembra King Diamond posseduto da Axl Rose, Fròsini è la copia tamarra di Mick Mars e la base ritmica produce quell’ adrenalina che il titolo aveva ipotecato ancor prima di spingere play.

La chiusura è un omaggio, consapevole o no poco importa, a My Michelle dei Guns N Roses, con le stesse linee melodiche, lo stesso pathos e la stessa passione giovanile.

Come non dare un giudizio positivo per i Sexual Thing? Alcuni meriti, è vero, sono più che altro indiretti: la scelta di questo genere, terreno ormai già troppo calpestato per molti e quindi senza futuro, ha lasciato alla band uno spazio espressivo pressoché infinito, dove però i cinque ragazzi siciliani si sono inseriti senza paura, con le idee ben chiare e con una buona scintilla riformista.

Se aggiungiamo nel complesso un suono di tutto rispetto, il dado è tratto. New Skin è un ottimo esordio, con qualche peccato di inesperienza (a volte le influenze sono quasi assordanti) o stonature (il numero delle ballad frena un po’ gli entusiasmi), ma che in nessun modo inficiano una progettualità di livello sicuramente avanzato.

Non sarà forse la ‘New Skin’ definitiva del genere, ma ad oggi registriamo un altro tentativo eccellente.

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Tracklist:

01. Mindfuck
02. Money Is A lie
03. You’re Fired
04. Eeny Meeny
05. We’d
06. Get My Breath
07. Set The Fire (on me)
08. Meet Each Other
09. Feed My Monsters
10. Straight Over The Top
11. Adrenaline
12. Sexual Army


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Daniele Dominici

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