At War With Self – Circadian Rhythm Disorder – (2015, autoprodotto) di Fabio Ippoliti

At War With Self Circadian Rhythm Disorder (Medium)Fare uscire delle frasi sensate e compiute a volte quando si è stracarichi di roba da voler comunicare è come pretendere che girando sottosopra una bottiglia esca tutta l’acqua insieme. Questo è il caso, Signore e Signori.
Circadian Rhythm Disorder rischia di essere uno tra i dischi più belli dell’ultimo decennio.
Tenevo d’occhio Mr. Glenn Snelwar dal 1999, sua era la firma dei pezzi più incredibili di quel disco trascendentale che è il debutto dei Gordian Knot (progetto successivo allo scioglimento dei Cynic – progressive death metal ancestrale dalla Florida – del bassista Sean Malone e batterista Sean Reinart). Cito Reflections, che è un po’ il trademark dello stile di Glenn, che risulta essere una costruzione sonora mozzafiato con quell’intelaiatura fitta e inestricabilmente melodica tra chitarra classica e distorsione monumentale alle spalle. Proseguendo temporalmente il nostro rientra nei suoi At War With Self, con cui fa uscire dischi che oscillano tra il mirabile e l’eccellente (cito per questioni di spazio e filo l’incredibile Torn Between Dimension con la base ritmica superlativa Zonder/Manring). Tuttavia dopo A Familiar Path si perdono le tracce di questo tizio. Aspettiamo, no?
E si, l’attesa è valsa la pena: Circadian Rythm Disorder.
Il titolo è una semplice constatazione del fatto che la composizione di questo immenso lavoro gli è costato lo sconvolgimento fisiologico di giorni e notti. Ma perché? Vado a tentare di condensare il post sul sito di Glenn Snelwar/At War With Self, che parla già benissimo da sé: Marco Minnemann – altro batterista di talento massivo, collaboratore di musicisti di fama mondiale – ha un progetto che si chiama Marco’s Normalizer e tenendo fede alle direttive Mr. Snelwar non fa “altro” che prendere un assolo di batteria di Marco di 50 minuti e comporci sopra un disco.
Se questo non vi fa tracimare la curisosità tanto da scapicollarvi alla ricerca del Soundcloud con l’intera Opera caricata, proseguo con l’analisi.
Personalmente mi sono sempre piaciuti gli assoli tritapelli  (sarà che sono nato musicalmente con John Bonham’s Moby Dick dal vivo). In questo caso Minnemann tira fuori il Bill Bruford che è in se e riesce a dare ad un assolo sterminato una forma che può arrivare ad essere sfruttata.
Qui arriva Mr. Snelwar, col suo riuscire ad esprimersi in maniera stratosferica con melodie semplicissime, accattivanti, fischiettabili, sotto le quali spesso e volentieri carica i suoi tipici muri di distorsione compattissimi che donano profondità spaziale. E’ un chitarrista che, credo francamente, abbia pochi eguali, con una tecnica commisurata perfettamente ad una fantasia compositiva fuori dall’ordinario. Su Circadian Rhythm Disorder però riesce a superare il suo semplice ruolo e dimostrando di avere talento musicale partorendo anche le parti di basso, tastiera, e far figurare addirittura un mandolino.
Bene, ho cercato di delineare l’aspetto concettuale del disco in maniera più compatta possibile… Non è facile comprimere il tutto, questo articolo è già stato sottoposto ad almeno una decina di revisioni, ragazzi: il disco è qualcosa di unico secondo i miei canoni!

La potenza, l’entità e il fascino dell’opera credo siano già evidenti se ascoltate solamente i primi 50″ del disco nei quali vi farete un’idea di cosa possa creare Glenn Snelwar: melodie epiche, dissonanze impeccabili, parti memorabili e impressionanti.
Questo disco gode anche di una produzione fuori dall’ordinario: trabocca dai diffusori caratterizzato da un suono stupendo dove le chitarre nitidissime vanno a sovrapporsi ad un basso fretless caldo come un caffè in una giornata d’autunno, un suono che rasenta la perfezione che riesce ad esprimere ogni singola sfumatura delle Idee concentrate in questo Masterpiece.

L’AUTORE DI QUESTO ARTICOLO SI RIFIUTA CATEGORICAMENTE DI DARE VOTI A QUESTO DISCO, perché dai alla fine se vi siete letti la recensione che cosa gli avrei potuto dare se non il massimo umanamente possibile? Mi sento praticamente un fanboy, dopo una review del genere e non ci ricavo nemmeno un centesimo! Tocca a voi, se amate un tipo di musica che non è possibile descrivere con un piatto “bellissima”: fatevi conquistare!

Tracklist:
01. Slate Wiper
02. Seeds of Doubt
03. Seeds of Love
04. The Mirror
05. Mirage
06. Stumbling to Sleep
07. Daydream
08. This Is Not My Reflection
09. Smash the Mirror
10. Shards, Pt. One
11.  Shards, Pt. Two
12.  Shards, Pt. Three
13.  Nightmare
14.  Running from the Dream
15.  N.D.E.
16.  Tunnel of Light (The Road Back)
17.  Re-Birth
18.  First Breath
19.  New Life, Pt. One
20.  New Life, Pt. Two
21.   Slate Wiper, Pt. Two
22.  A Day’s Death
23.  Completion of the Cycle
24.  One and All

 


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Fabio Ippoliti

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