REAL RELICS #6 – David Bowie – Ziggy Stardust Tour 1972 (di Stefano D’Offizi)

led2Anno di “Nostro Signore” 1972, il Duca Bianco come lo abbiamo conosciuto negli anni a seguire è ancora un ragazzo ma il mondo si è già reso conto del suo spiccato senso artistico, della sua sensibilità e del suo estro. Quello che il grande pubblico non sapeva era che stava per assistere all’ascesa di una delle sue indimenticabili trasformazioni: Ziggy Stardust.
L’intero tour fu progettato interamente sulla figura disegnata dallo stesso Bowie, teatrale come mai prima era stato tentato, uno dei primi concept live che la storia del rock avrebbe ricordato negli anni a venire. Si tratta in effetti del primo vero tour ufficiale di David Bowie, con la prima data il 29 gennaio 1972 alla Borough Assembly Hall di Aylesbury (tra il pubblico Freddie Mercury e Roger Taylor) e la conclusione del tour un anno dopo alla Guildhall di Preston il 9 gennaio 1973; un totale di 103 date in 60 città. Ovviamente l’intero spettacolo venne interamente dedicato alla promozione dell’imminente disco in uscita il 6 giugno del 1962 (The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars). Lustrini, giacche variopinte look stravagante non erano certo una novità, ma diversamente da tutti gli interpreti che navigavano nello spettacolo di quei periodi, Bowie non si limitò a portare una semplice maschera o a raccontare semplicemente una storia, lui era di fatto Ziggy Stardust, dal momento in cui saliva sul palco a quando guadagnava i camerini, a volte spingendosi anche oltre, come a cercare un punto in cui il “personaggio” si sarebbe legato in modo indelebile alla “persona”, trovarlo ed immediatamente dopo cancellarlo per non lasciarne traccia alcuna e confondere un pubblico che negli anni avrebbe associato le due figure in una sola. led1Naturalmente non fu tutto semplice, non subito almeno: “A quell’epoca le cose progredivano piuttosto velocemente” rivelò alcuni mesi dopo in un’intervista riguardante il tour “ma Ziggy iniziò piano piano. Ricordo che avevamo al massimo venti o trenta fans. Si mettevano davanti al palco e il resto del pubblico restava indifferente”. La data Londinese al Imperial College si gettò in uno stage diving che lo vide però cadere al suolo a causa della folla non proprio compatta, cosa che spinse il pubblico a sollevarlo da terra e portarlo in giro a forza di braccia per tutta la sala; il gesto piacque comunque al tour manager Tony Defries, tanto da programmarlo per gli show successivi.
Gli Spider from Mars indossavano costumi ispirati al film Arancia Meccanica uscito un anno prima, anche se l’atteggiamento della band era molto più incline al Glam che non ai Drughi di cui sopra, mentre Bowie cambiava di data in data il proprio Look, passando da Bomber multicolore a completi di Satin, parrucche e trucchi, mantelli e sciarpe di ogni colore e dimensione, aumentando di data in data il numero di fans e di curiosi che volevano vedere il fenomeno dal vivo. Dopo l’uscita del disco, i concerti iniziarono ad aumentare di pari passo alle copie vendute, ed ogni live del Duca Bianco iniziò ad accumulare un certo valore direttamente proporzionale al pubblico che accorse sempre più numeroso in una spirale vorticosa di numeri e di successi in rincorsa l’uno all’altro.
led3L’apice del tour venne raggiunto l’8 luglio alla Royal Festival Hall di Londra, durante un evento organizzato dalla Friends of the Earth, associazione che da sempre si batte per la salvaguardia dell’ambiente. La stampa ci andò a nozze con titoli come “Secondo solo a Dio”“Quando una stella sta per toccare lo zenit, di solito c’è un concerto durante il quale è possibile affermare ecco, ce l’ha fatta!”, scrisse Ray Coleman su Melody Maker, aggiungendo che “Bowie diventerà un idolo vecchio stile, carismatico, perché il suo spettacolo è pieno di lustrini, sfarzo e ritmo… ci riporta alla teatralità delle pop star di dieci anni fa e intreccia con il suo pubblico una fredda storia d’amore”, in poche parole la “Leggenda” era nata.
Inghilterra, Galles, Scozia, di nuovo Inghilterra, il tour era partito dal basso con esibizioni in palestre di licei e piccoli pub da trecento posti, un anno dopo segnava il tutto esaurito al Rainbow Theater di Londra. Da settembre al dicembre del 1972 il tour conquistò gran parte del nuovo continente, dove a Santa Monica, un’infinita coda di Gruopies invase letteralmente il Beverly Hills Hotel con circa cinquanta ospiti tra staff, amici ed intrattenitori di varia natura.led4 Timothy Ferris descriveva su Rolling Stone: “..il personaggio più considerevole comparso nel mondo del rock negli ultimi anni. Nella sua teatralità controllata, nella sua capacità di comunicare con testi altamente condensati e nell’impazienza che suscita nel pubblico ricorda Bob Dylan. Ha preso in prestito da Dylan come dai Beatles, Elvis e da una mezza dozzina di altri, ma ciò che emerge è sostanzialmente suo”.led5
Un’altra serie di concerti di ritorno in Inghilterra portò la conclusione di questo incredibile tour ad un anno di distanza dal suo inizio, riportando a casa una serie di numeri impressionanti, alla domanda “cosa ha portato tutto questo successo in così poco tempo” Bowie rispose “Quando sono cresciuto le rockstar si presentavano sul palco con abiti eleganti e vistosi, tutte in ghingheri. Ma i tempi sono cambiati, ed eccomi qui!” come a prendersi gioco della domanda e della sua stessa immagine dai mille volti che sarebbe venuta più avanti negli anni.
Fu di fatto il tour ed il suo pubblico a contribuire alla creazione del mito che oggi siamo stati costretti a salutare, ma si tratta ovviamente di un saluto terreno, indipendentemente da quanto si possa scrivere, raccontare o immaginare, David Bowie resterà per sempre, come la traccia indelebile che ha lasciato nelle emozioni di tanti.led6


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Stefano D'Offizi

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