REAL RELICS#9 – AC/DC @Donington, UK (di Stefano D’Offizi)

led11991, la Guerra del Golfo fa tremare il mondo, in Italia la Banda della Uno bianca fa la sua prima comparsa e Diego Armando Maradona risulta positivo al doping per Cocaina. Nel frattempo il fenomeno Hard Rock ha subito un’impennata non indifferente verso sonorità graffianti, registrando l’ascesa al grande pubblico (quello meno addentrato) di band Rock n’Roll di nuova concezione come AC/DC. Proprio questi toccano il record con la terza presenza da headliner al Monsters of Rock di Donington (prima versione di quello che oggi è il festival Rock più clonato d’europa). Dopo le prime due comparsate (1981 e 1984) la band composta allora da Angus e Malcolm Young alle chitarre, Brian Johnson alla voce, Chris Slade alla batteria, e Cliff Williams al basso, decidono di riprendere lo show di Castle Donington per il quale si vocifera già un sold out pochi giorni dopo l’annuncio.led1
Il tour mondiale di Razor’s Edge che impegna la band tocca circa 150 date in 21 paesi, con il Monsters a fare da ciliegina su un’imponente torta capace di ospitare un enorme numero di Ticket staccati, aumentando la leggenda in proporzione alla durata media di ogni concerto (stimato tra le due ore e mezzo di musica tra vecchi e nuovi brani).
Il 17 agosto del 1991 è finalmente la volta del Donington Park, per l’occasione vengono installate ben 26 telecamere in tutte le posizioni del palco e del parterre, con particolare attenzione al pubblico.
Quando gli AC/DC guadagnano il palco è quasi notte, Angus Young imbraccia la chitarra ed è subito festa con Thunderstruck, che per l’epoca è una novità di un certo livello, tranquillamente paragonabile alle successive Shoot To Thrill e Back In Black, fuse per un mini-medley d’effetto. La miccia è stata accesa, e di li a poco, il Donington Park diverrà una bolgia infernale.
Dopo una lunga carrellata di brani più recenti (Hell Ain’t A Bad Place To Be, Heatseeker e Fire Your Guns) giunge il momento di Jailbreak, cavallo di battaglia datato 1984, anche se ufficialmente il brano è di quasi dieci anni prima (inserito successivamente in ’74 Jailbreak, raccolta che include brani composti quando gli AC/DC erano ancora acerbi e poco conosciuti). Angus salta da un’estremità all’altra del palco, ballando e maltrattando la propria “Diavoletto”, poi come da copione, con The Jack si denuda quasi completamente; un monologo privo di versi che ancora oggi fa esplodere il boato fra la folla.led1 Seguono Dirty Deeds Done Dirt Cheap e Money Talks, ci si prepara al grandissimo finale; le luci si abbassano lasciando qualche secondo di pausa prima dei fatidici rintocchi di campana. Inutile dire che Hells Bells è l’apoteosi. Forse uno dei brani più amati dai fanatici degli AC/DC, a seguire High Voltage, dove Angus Young mette in mostra il celebre passetto. Un colpo dopo l’altro, la band continua ad infiammare per tutto il concerto, Whole Lotta Rosie, You Shook Me All Night LongT.N.T., una mistura di adrenalina che ancora una volta riesce a caricare una folla mai paga. Lo spettacolo volge al termine ma prima un’ultima scintilla nel cuore della notte: Highway To Hell costringe l’intera platea a saltare sul posto, sul palco, dietro il palco e perfino oggi riguardando le riprese a casa sul divano. Il Rock ‘n Roll si impossessa di tutti per l’intera durata del brano. For Those About Rock (We Salute You) con i suoi colpi di cannone segna la fine di una esibizione incredibile, una setlist di 18 brani che si possono tranquillamente inserire in un ipotetico Best Of della durata di circa due ore.
Un pezzo di storia del Rock che solo nel 2003 ha finalmente visto la sua edizione in DVD, completo di contenuti extra che ovviamente non può mancare in una videoteca come si deve!


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Stefano D'Offizi

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