Below the Sun – Alien World (Temple of Torturous, 2017) di Alessandro Magister

I quattro membri della band, provenienti dalla ridente e soleggiata Krasnoyarsk (Siberia), tornano a qualche anno di distanza dal precedente lavoro Envoy e lo fanno con un’opera tanto intrigante quanto complessa. Indagando un po’, si scopre che alla base di Alien World vi è Solaris, romanzo di fantascienza scritto nel 1961 dal polacco Stanislaw Lem e incentrato sulla storia dell’omonimo pianeta la cui superficie è ricoperta da un oceano gelatinoso, secondo alcuni un vero e proprio essere senziente capace di influire sul movimento del pianeta. Si tratta, quindi, di un concept album che, per quasi un’ora trascina l’ascoltatore in…

Score

CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'

Conclusione : Eclettico

Voto Utenti : 4.73 ( 2 voti)
I quattro membri della band, provenienti dalla ridente e soleggiata Krasnoyarsk (Siberia), tornano a qualche anno di distanza dal precedente lavoro Envoy e lo fanno con un’opera tanto intrigante quanto complessa. Indagando un po’, si scopre che alla base di Alien World vi è Solaris, romanzo di fantascienza scritto nel 1961 dal polacco Stanislaw Lem e incentrato sulla storia dell’omonimo pianeta la cui superficie è ricoperta da un oceano gelatinoso, secondo alcuni un vero e proprio essere senziente capace di influire sul movimento del pianeta. Si tratta, quindi, di un concept album che, per quasi un’ora trascina l’ascoltatore in un continuum di soluzioni musicali lontane tra loro. Si spazia dal ruvido death al doom, passando poi per un cantato pulito e per un più classico progressive rock, con influenze anch’esse molteplici quali, per citarne alcune, Opeth e Pink Floyd. Buona la produzione e ineccepibile la performance musicale dei quattro ragazzi russi capaci di creare un’opera di sostanza e che invita a non fermarsi ad un timido primo ascolto. Occorre, comunque, evidenziare l’assenza di un brano che si elevi nettamente al di sopra degli altri, con un livello qualitativo che rimane pressoché inalterato ma senza picchi particolari. Non è sicuramente un’opera né innovativa (esistono ancora band capaci di inventare qualcosa oggi?) né indimenticabile ma che, se avvezzi al genere e alle sue spigolosità, si lascia ascoltare tranquillamente.


Commenti

Luca Scarfidi

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