Score
ARTWORK
POTENZIALITA'
CONCEPT
Nonostante questo, però, la band non riesce a produrre nulla più di un demo album di 4 tracce, motivo, forse, che li porta allo scioglimento nel 1986. Sono passati più di trent’anni da allora e, escludendo la compilation Heavy metal fighters ed un live autoprodotto registrato al Closer di Roma, prima di Raising Hell non era stato ancora registrato un vero e proprio studio album, tenendo anche conto dei numerosi stravolgimenti di line-up prima nel 2007 e poi nel periodo 2011-2017, come peraltro è possibile leggere dalle parole della band stessa all’interno del loro sito ufficiale. La band comprende attualmente, oltre ai già nominati chitarristi Francesco Ciancaleoni e Fabrizio Appetito, Luca Loreti (voce), Luca Federici (batteria) e Mario Ghio (basso).
Sinceramente fa un po’ effetto ascoltare l’album di debutto di una band che ha però molti anni di esperienza alle spalle: come prevedibile, il sound percepito è tutt’altro che acerbo, anzi è profondamente maturo, solido e fin da subito, con la title-track, è praticamente impossibile rimanere in ascolto senza tenere ferma la testa. In un certo senso, la prima traccia dell’album sembra quasi un manifesto della band, un modo per riallacciarsi al pubblico cercando di recuperare tutto questo tempo perduto. E lo fa in maniera intensissima, investendo l’ascoltatore con una raffica sonora ad altissimo impatto.
Il trittico Like watching a new child born, Glimpse of shame e Born in the slums of Rome è giusto meno intenso rispetto alla traccia precedente, ma comunque non meno coinvolgente, grazie ad un buon supporto della parte ritmica, a diversi riff di qualità e ad una buona interpretazione del cantante Luca Loreti. In particolare, Born in the slums of Rome vuole essere un urlo di protesta della band contro la situazione attuale della città, una città trascurata, “una città che non ama quanto viene amata”, alimentando voglia di riscatto, frustrazione e malinconia. Con questo brano, fatto di riff taglienti alternati ad un coro epico quanto malinconico, si vuole quindi rivendicare una condizione cui risale l’attitudine all’heavy metal di questa band (e di molte altre immaginiamo), che trova ancora modo e tempo di dare sfogo alla propria passione, nonostante i mille sacrifici quotidiani, ostacolo spesso insormontabile per band underground desiderose di fare il “grande passo”.
Terminata la parentesi riflessiva, è ora di ributtarsi nella mischia con Hunter today, prey the next day, un pezzo che lascia senza respiro, dal ritmo serrato, ma di grande impatto sonoro. La traccia successiva, Once again, rappresenta probabilmente il punto più alto del disco: questa ballad, dal sapore vintage, si ispira a circostanze biografiche di uno dei componenti della band e la voce di Loreti ben si adatta a questo contesto, con passaggi di stampo “preistiano”.
The final score è invece forse la traccia meno convincente dell’album, non tanto come realizzazione, ma piuttosto per come essa è stata strutturata e collocata in mezzo alle altre, quasi avulsa dal contesto.
L’ultima traccia, Brakeless, si riallaccia idealmente alla prima ed è un concentrato di energia: chitarra e batteria si alternano continuamente e furiosamente, dando vita ad un pezzo molto potente e coinvolgente, lasciando l’ascoltatore con il collo indolenzito per il continuo headbanging.
Riassumendo, se da una parte va detto che sono molteplici e chiaramente identificabili le influenze di gruppi heavy metal protagonisti tra la fine degli anni ‘70 e la prima metà degli anni ‘80, come Motorhead, Iron Maiden, Judas Priest, Ratt, Quiet Riot, dall’altra si percepisce la passione, il sudore e l’impegno profuso da questa band che, come molte altre nel panorama italiano, fa enormi sacrifici per arrivare a produzioni come questa, ma con lo spirito giusto, la voglia di non mollare e, sopra ogni cosa, l’ardente desiderio di suonare heavy metal, senza se e senza ma, cosa sempre apprezzata dagli appassionati del genere.
A questo punto non resta altro che vedere questa band nuovamente in azione sul palcoscenico, magari in un contesto che non sia solo quello capitolino, e sperare di non dover aspettare altri trent’anni per un album registrato in studio.
Tracklist:
- Raising Hell
- Like watching a new child born
- Glimpse of shame
- Born in the slums of Rome
- Hunter today, prey the next day
- Once again
- The final score
- Brakeless