Overkill – The Wings of War (Nuclear Blast Records, 2019) di Alessandro Magister

Nonostante siano ormai giunti al 19° (!) disco e siano rimasti con soli due membri della line-up originaria, il bassista D.D. Verni e il cantante Bobby “Blitz” Ellsworth, sono sufficienti davvero pochi ascolti di questo The Wings Of War per capire che nulla è cambiato. Né in meglio né, quello che più conta, in peggio. Se avete davvero intenzione di approcciarvi all'ascolto, sappiate che cosa vi aspetta; questo disco è l'equivalente di prendere a spallate un muro per 50 e passa minuti. Le prime due canzoni contengono l'essenza dell'intera opera: un'anima thrash che convive con una intensa venatura di punk anni…

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Nonostante siano ormai giunti al 19° (!) disco e siano rimasti con soli due membri della line-up originaria, il bassista D.D. Verni e il cantante Bobby “Blitz” Ellsworth, sono sufficienti davvero pochi ascolti di questo The Wings Of War per capire che nulla è cambiato. Né in meglio né, quello che più conta, in peggio.

Se avete davvero intenzione di approcciarvi all’ascolto, sappiate che cosa vi aspetta; questo disco è l’equivalente di prendere a spallate un muro per 50 e passa minuti. Le prime due canzoni contengono l’essenza dell’intera opera: un’anima thrash che convive con una intensa venatura di punk anni ’80. Già dall’inizio si intuisce, allo stesso tempo, che gli Overkill non sono ancora riusciti a scrollarsi di dosso il problema di una durata eccessiva dei brani, portati al di là di quanto sarebbe necessario e auspicabile. Le successive Head of a Pin e Welcome To The Garden State (chiaro omaggio alle radici della band nello stato del New Jersey) sono, a detta di chi scrive, gli episodi meglio riusciti e avranno sicuramente una degna rappresentazione dal vivo. Per le altre vale il discorso fatto in precedenza e contribuiscono a definire ancora di più il carattere del disco: una bella bastonata sui denti che, però, troppo spesso sembra perdere focus e direzione.

La line-up si avvale dell’ingresso come batterista di Jason Bittner, perfettamente calato nella nuova realtà, ma va soprattutto evidenziata la bontà della prova al microfono di Mr Blitz, autentica macchina da guerra che non perde un colpo in termini di precisione sì ma soprattutto cattiveria. L’impressione finale è un gigantesco “peccato”. Sarebbe bastato ridurre la durata complessiva dei brani per far sì che il disco non perdesse nulla in termini di brutalità e incisività. Sicuramente, vista la vena compositiva della band, non mancheranno ulteriori occasioni di riscatto, restiamo in attesa.

Tracklist:

  1. Last Man Standing
  2. Believe In The Fight
  3. Head of a Pin
  4. Bat Shit Crazy
  5. Distortion
  6. A Mother’s Prayer
  7. Welcome To The Garden State
  8. Where Few Dare To Walk
  9. Out On The Road-kill
  10. Hole In My Soul


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Alessandro Magister

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