Intervista ai Metronhomme, a cura di Giuseppe Grieco

 

La storia dei Metronhomme, band di Macerata, inizia molti anni fa. Noi di Relics li abbiamo conosciuti con 4, il loro ultimo disco uscito alla fine del 2019. Giuseppe Grieco ha voluto approfondire la genesi e le vicende che hanno portato i musicisti coinvolti sulle sponde strumentali del quarto album. A voi l’intervista!

1- Salve ragazzi, benvenuti su Relics Controsuoni. Partiamo dal principio: come è nata la band?

Ribadiamo i ringraziamenti iniziali e salutiamo i tuoi lettori, che speriamo diventino presto anche nostri ascoltatori!!!
La storia del gruppo ha inizio nell’estate 2003 con l’incontro tra Andrea Lazzaro Ghezzi (batteria), Marco Poloni (chitarra) e Tommaso Lambertucci (pianoforte), incontro avvenuto più o meno in occasione di situazioni conviviali. Tutti e tre uscivamo da recentissimi “divorzi” o scioglimenti dei rispettivi gruppi precedenti, quindi l’avventura Metronhomme è iniziata con le condizioni iniziali che hanno favorito l’immediato coinvolgimento verso il nuovo progetto. I patti tra di noi vedevano la comune idea di dedicarci esclusivamente a nostre composizioni, escludendo le “cover” dalle attività del gruppo.
Di lì a breve, al nucleo originario si unirono: Andrea Ferraccio, bassista, che è rimasto nel gruppo fino al 2009, realizzando con noi i nostri primi due spettacoli musical-teatrali (L’ultimo canto di Orfeo 2005 e Neve 2007) e Paolo Scapellato, polistrumentista, che è rimasto parte del gruppo fino al giorno dell’uscita del nostro ultimo album “4”. Al momento Paolo è un Metronhomme in sospeso: a causa dei suoi attuali numerosissimi impegni professionali non partecipa alle prove né ai live, ma non è affatto escluso un suo ritorno attivo in futuro…
L’abbandono di Ferraccio, dovuto anch’esso da motivi legati al lavoro è stato colmato dall’arrivo, nel 2012, di Mirko Galli che è l’attuale bassista.
Un aneddoto: nei primi due anni di attività, il gruppo non ha avuto un nome fisso: cambiavamo mensilmente alla ricerca di quello che convincesse tutti. Si passava da “Gli ombrelli dell’arrotino”, a “Piccoli veicoli musicali” e tanti altri nomi un po’ bizzarri, concepiti per di più dalle menti di Andrea (il batterista) e Marco, e cassati puntualmente da Tommaso per “bruttezza molesta”, diceva. Siamo andati avanti così per due anni fino al giorno in cui dovevamo mandare in stampa i manifesti del nostro primo spettacolo. L’ultimo giorno utile Andrea (sempre il batterista) tira fuori dal cilindro “Metronhomme”, nome che, dopo una rapida consultazione telefonica, raggiunse, fortunatamente, il gradimento di tutti. Dopo 15 anni ancora ci piace, e proviamo un sobbalzo emotivo quando ci capita di vederlo scritto sul manifesto di un nostro concerto, o adesso, in una recensione o un post in internet! L’unico problema che abbiamo riscontrato…sembra difficilissimo da capire! Tutte le volte che una persona chiede “come si chiama il tuo gruppo?” M-E-T-R-O-N-H-O-M-M-E…quell'”acca” e la doppia “emme”…sembra uno spelling impossibile da far capire!!! In pratica abbiamo un nome che ci fa “perdere” ascoltatori perchè non riescono a trovarci sul web!!!!😂😂😂…giuro che stiamo facendo i biglietti da visita solo per questo motivo!!!😂

2 – Parlateci dei vostri primi tre dischi.

Fin dall’inizio ci siamo resi conto che l’assenza del cantato nei nostri brani avrebbe potuto restringere di molto la fruibilità delle nostre esibizioni dal vivo. Siamo realisti e coscienti che suonare brani propri sconosciuti al pubblico, sommato al fatto che si tratta di musica strumentale, non ha lo stesso appeal di chi presenta brani famosi, orecchiabili e/o ballabili. Oltre a ciò, è stato difficile trovare una collocazione live adeguata: la nostra proposta musicale non si presta alle sagre della porchetta, non è da pub né da festa del patrono…e solo con questo ci siamo giocati l’80% degli spazi possibili!!! Ragionando su questi punti arrivammo alla soluzione di provare a creare un live con degli elementi a supporto, che sopperissero l’assenza del front man. In pratica la mancanza della voce ha funzionato da molla creativa che ci ha portato alla realizzazione dei nostri primi spettacoli, risolvendo anche il problema della nostra collocazione: il teatro!
Abbiamo così sperimentato connessioni tra video, musica e danza ne l’Ultimo canto di Orfeo, quelle tra musica e recitazione con Neve, e musica, recitazione e multimedialità con Bar Panopticon.
In particolare l’Orfeo, che porta in scena la nostra rappresentazione del mito greco di Orfeo ed Euridice, fu il primo spettacolo in cui ci trovammo a ricoprire non solo il ruolo di musicisti, ma anche quello di registi e di tecnici. Al suo interno c’erano brani danzati, proiezioni video, voci narranti, il tutto sincronizzato con la nostra musica eseguita dal vivo. Lo spettacolo era completamente a “click” per permettere tali sincroni, addirittura anche le luci erano completamente programmate al computer per tutto lo spettacolo L’organizzazione di questo spettacolo fu un’avventura incredibile a ripensarci: tutti quegli elementi da far collimare, la supervisione di tutto…ancora oggi ci chiediamo come riuscimmo a costruire quell’impianto, con un budget veramente ridicolo. Tantissime le collaborazioni: in primis Giorgia Tranquilli che da sempre realizza i nostri video, Eleonora Khajeh per le coreografie, Massimo Mele che curò la parte tecnica audio e luci, ma questi sono solo alcuni. Vogliamo ringraziare tutte le persone che ci hanno aiutato con passione, perchè con il loro apporto siamo riusciti a realizzare spettacoli che sembravano un azzardo solo a pensarci, rapportandoli alle nostre risorse, ed ovviamente a tutti loro va la nostra riconoscenza!
Dell’Orfeo realizzammo anche il CD: le musiche dello spettacolo erano pensate come veri e propri brani, quindi presentabili non solo dal vivo, ma anche separatamente su un album, ascoltabile QUI. La cosa non è invece stata possibile per i successivi due lavori, le cui musiche contavano numerosissimi interventi, ma di breve durata e finalizzati al contesto dello spettacolo e non presentabili singolarmente come album.
Bar Panopticon voleva essere un autentico salto di qualità. Coinvolgemmo regista, attori professionisti, scenografi. Autore della primordiale sceneggiatura, poi rimodellata dal regista, è stato Marco, La rappresentazione era in stile noir, nella quale noi comparivamo anche come attori oltre che musicisti. La scenografia era supportata da 3 schermi installati all’interno della struttura scenografica, sui quali venivano proiettati i video (fino a 4 video differenti contemporaneamente) a supporto della storia: spesso gli attori interagivano con altri personaggi precedentemente filmati e proiettati in scena. Un lavoro cervellotico ma di grande effetto!!! La stupenda locandina è stata disegnata dal nostro caro amico, bravissimo artista, Roberto Rinaldi, (Il Giornalino, Dylan Dog, Martin Mystere, Gazzetta dello Sport, ecc). Grazie ancora, Roberto!!!
Dei primi due lavori facemmo diverse repliche in vari teatri, arrivando anche fino a Trento, mentre Bar Panopticon vide la luce solo una volta: la Prima…, nel bellissimo teatro settecentesco della nostra cittadina, il Teatro Lauro Rossi. Fu davvero una splendida serata sold out!!! Il problema di Bar Panopticon fu che risultò molto dispendioso: aveva una scenografia enorme e pesante, servivano troppi tecnici, e quindi risultò “invendibile”! In quel caso facemmo il passo troppo lungo!!! …tutt’ora l’intera scenografia giace in un magazzino di un teatro cittadino! Di quest’ultimo spettacolo sono anche andate perse le foto e le riprese effettuate con le quali volevamo realizzare un DVD, affidandone la memoria esclusiva ai soli presenti in sala!!!
In ultimo vorrei ricordare la nostra collaborazione in “Mâle Être”, spettacolo di danza contemporanea di e con Maurizio Rinaldelli Uncinetti, presentato a più festival italiani, nel quale sono presenti le nostre musiche ed Andrea Lazzaro e Andrea Ferraccio partecipavano in scena.

3 – Siete giunti alla pubblicazione di 4, ma come già detto c’è stata una lunga pausa di mezzo. Come avete artisticamente impiegato questo tempo?

Bar Panopticon ci impegnò molto tempo anche dopo la sua prima ed unica rappresentazione. Abbiamo cercato in tutti i modi di promuoverlo per fare nuove esibizioni, o di rimodellarlo per renderlo più snello. Impiegammo un paio d’anni prima di cedere e di concentrarci su un nuovo progetto. La realizzazione macchinosa e faticosa di Bar Panopticon seguita dalla delusione per non aver mai replicato aveva accumulato parecchio stress e frustrazione all’interno del gruppo. Eravamo stanchi di dover gestire le ballerine, gli attori e tutte le questioni tecniche e burocratiche, ciascuno con le sue esigenze e i propri capricci… Sentivamo il bisogno di alleggerire e di tornare all’essenza del nostro gruppo. Per questo motivo si decise che il progetto futuro sarebbe stato solo ed esclusivamente musicale: un album. Scegliemmo fin da subito il vinile come supporto: tutti noi abbiamo sognato, fin da ragazzini, di possedere il disco del proprio gruppo, infilato lì, tra gli altri LP della collezione, magari mescolato tra i Pink Floyd e i Genesis…ecco volevamo realizzare questo piccolo sogno comune!
Mancava il bassista ed abbiamo trovato in Mirko Galli un nuovo perfetto compagno di “viaggio”: un ottimo bassista ed un grande amico.
Dal 2012, il gruppo ha visto in sequenza più matrimoni e varie nascite, che hanno ovviamente inciso sugli impegni familiari e sui ritmi delle nostre attività musicali. In questo periodo abbiamo continuato a suonare in sala prove con una frequenza molto più ridotta del solito. I brani nascevano ugualmente, tuttavia la composizione, gli arrangiamenti e la definizione dei brani, attività che maggiormente facciamo insieme durante le prove, hanno acquisito tempi biblici!
“4” è stato una lunghissima gestazione di un’attività compositiva che non abbiamo mai abbandonato, ma solo rallentato. Ci siamo presi il nostro tempo, cercando di finalizzarlo al meglio per la buona riuscita dell’album.

4 – Cosa rappresenta per voi questo vostro ultimo disco?

“4” rappresenta in prima battuta, intuitivamente, la conseguenza musicale di un lungo periodo di tempo (5 anni) che, come accennato prima, ha visto tantissimi eventi significativi nelle nostre vite “private”. “4” porta in sè tutti questi eventi, i belli e i meno belli: sono tutti concentrati e cristallizati nel vinile!
Poi è il nostro primo lavoro esclusivamente musicale, composto senza schemi o paletti preimpostati. Indimenticabile ed emozionante fu il giorno che il corriere ci consegnò i dischi appena stampati o la prima sera che lo sentimmo insieme a casa di Andrea! Come l’emozione dei bambini per le prime volte!
“4” sta rappresentando una nuova esperienza per tante cose! Fino ad oggi ci siamo proposti nel circuito teatrale, con promozioni mirate agli addetti ai lavori. Con “4” è la prima volta che cerchiamo di proporci ad un pubblico diverso, più ampio di quello seduto sulle poltrone teatrali, tramite una promozione mirata via web. Un album può essere riprodotto in tanti contesti, e stiamo poco per volta esplorando le varie possibilità offerte da tutti i canali musicali di streaming. L’intero album “4” è liberamente ascoltabile da chiunque su tali canali. Il vinile è solo l’ultimo passo, quello cioè di chi è inciampato nella nostra musica in qualche modo, ci ha ascoltato, e al quale siamo interessati al punto di voler acquistare il nostro LP.
Grazie anche al fatto di essere spalleggiati dai nostri distributori Lizard Records di Loris Furlan; G.T. music production di Antonino Destra e dalla Micio Poldo Edizioni Musicali di Vannuccio Zanella, la promozione fino ad ora ci sta dando tantissime soddisfazioni. I riscontri sono positivi anche e soprattutto all’estero, dove stanno arrivando recensioni davvero fantastiche!!! Siamo molto felici, e questo stato emotivo si riverbera anche sul lato creativo: stiamo vivendo un periodo davvero fervido a livello compositivo, la sala prove freme!!!! Ora speriamo di riuscire ad ottenere anche qualche data live per la prossima estate!

5 – A quali artisti vi sentite vicini? Quali vi influenzano di più?

Condividiamo l’amore per i giganti del rock mondiale come i Pink Floyd, i King Crimson, i Genesis, o per i nostri colossi come (la prima) PFM , i Banco, Franco Battiato, Mauro Pagani, ma ognuno di noi ascolta cose differenti: Tommaso ama la classica ma anche l’elettronica che lo spinge ai Radiohead e Thom Yorke, David Bowie, Bjork, Peter Gabriel, ecc… Marco spazia molto tra classici, elettronica, minimale, e ama tantissimo gli U2 e il sound di Brian Eno; Andrea ascolta molto musica classica e jazz, dai classici alla fusion, da Duke Ellington a Miles Davis, da Brubeck ai Weather Report, Mirko ama la musica anni ’70 (credo che sia nato “marcato” Pink Floyd!!!), salva il buono di quella anni ’80 come i Dire Straits, ed è interessato a tutte le espressioni non convenzionali e più sperimentali possibili.

6 – Avete già qualche idea per il futuro?

Al momento siamo concentrati sulla promozione di “4”, e stiamo cercando qualche data live per la prossima bella stagione (festival, rassegne o eventi musicali).  Riguardo al progetto futuro, ancora non sappiamo se ribadire l’impostazione strettamente musicale o se pensarla unita anche a qualche elemento visivo, ma sta di fatto che alle prove stanno nascendo molti spunti musicali interessanti. La novità è che alcuni brani sono stati pensati con una linea cantata e forse, per la prima volta in 17 anni, ci troveremo ad avere anche una voce. Tra i tanti sogni, quello di incontrare un regista che ci coinvolga nella composizione di una colonna sonora. Di un film o un cortometraggio o una pubblicità… Anni fa sonorizzammo ex novo alcune pubblicità famose per la tesi di laurea di un’amica. Rappresentò un’esperienza davvero divertente!!! In un momento poi così difficile che sta coinvolgendo il mondo intero a causa dell’emergenza Coronavirus che costringe tutti a restare appartati senza contatti sociali, i Metronhomme si sono stretti intorno all’elemento virtuale, sfruttandone le potenzialità. Durante queste settimane, si sono viste iniziative sui social di tantissimi musicisti, dai più blasonati fino agli autori della scena underground mentre la band maceratese ha deciso di realizzare un intero album “a distanza”. I nuovi brani sono il frutto di un mese di lavoro compositivo svolto per mezzo di febbrili collegamenti via chat, commenti, osservazioni, mail e cartelle condivise. Le registrazioni sono state effettuate avvalendosi degli strumenti musicali a disposizione nelle proprie abitazioni, non potendo usufruire della consueta sala prove né degli studi di registrazione: in molti casi oggetti di uso quotidiano trovati in casa e riadattati all’uopo. Questo modus operandi ha necessariamente influenzato il nuovo materiale musicale del gruppo, caratterizzandolo con originali ed inedite sonorità rispetto ai lavori precedenti. L’album non narra direttamente del lockdown: non ne racconta le sofferenze e non ne rappresenta le cronache, ma contiene e ne coglie tutta la carica emozionale provata ed espressa in musica dai Metronhomme.
Il nuovo album sarà rilasciato a breve, forse entro il mese di aprile, in formato digitale con la cadenza di un brano a settimana per un totale di 6/7 brani.


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Giuseppe Grieco

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