Eddie Van Halen é leggenda.

Viviamo in un'epoca dominata dalle iperboli verbali, dove si abusa quotidianamente di parole che invece andrebbero custodite ed usate con parsimonia e rispetto, poiché le uniche capaci di esprimere concetti speciali e pensieri profondi. Oggigiorno tutto sembra essere leggendario, immenso, unico, anche se sappiamo bene che, purtroppo, nella maggior parte dei casi non è affatto così. Come sempre, però, esistono delle eccezioni, e noi di Relics-Controsuoni vogliamo oggi raccontarvene una in particolare: Eddie Van Halen. Si perché in Eddie Van Halen vi è davvero qualcosa di leggendario, perché esiste un “prima e dopo” di lui nella storia della Musica,…

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Viviamo in un’epoca dominata dalle iperboli verbali, dove si abusa quotidianamente di parole che invece andrebbero custodite ed usate con parsimonia e rispetto, poiché le uniche capaci di esprimere concetti speciali e pensieri profondi.

Oggigiorno tutto sembra essere leggendario, immenso, unico, anche se sappiamo bene che, purtroppo, nella maggior parte dei casi non è affatto così.

Come sempre, però, esistono delle eccezioni, e noi di Relics-Controsuoni vogliamo oggi raccontarvene una in particolare: Eddie Van Halen.

Si perché in Eddie Van Halen vi è davvero qualcosa di leggendario, perché esiste un “prima e dopo” di lui nella storia della Musica, perché non si è limitato godere del proprio talento ma ha addirittura ispirato con quest’ultimo generazioni di musicisti.

Ripercorrere la sua biografia non è solo un viaggio nella storia della musica contemporanea, ma anche un tuffo nell’essenza più intima e complessa del Genio; in queste ore i siti di tutto il mondo grondano di biografie e aneddoti vari su Van Halen ed é ad essi che, dunque, vi rimandiamo, preferendo in questa sede parlare di ben altro.

Eddie Van Halen ha infatti rappresentato, e rappresenterà ancora per molti anni, l’archetipo raramente raggiunto dell’Artista puro, del Genio che si staglia perentorio dalla massa con la quale, però, è allo stesso tempo spesso costretto a trovare frustranti compromessi.

Un’artista che è stato uno dei massimi interpreti di sempre del Rock perché semplicemente ne ha compreso e interpretato l’essenza più originale: ribellione si, ma mai fine a se stessa, e portatrice di un messaggio costruttivo seppur con toni non ortodossi.

Innanzitutto ha saputo esaltare la curiosità e la sperimentazione senza paura di “osare”, ma nemmeno per puro gusto di anticonformismo, come invece troppo spesso accade: portare le tastiere elettroniche e i sintetizzatori accanto a chitarra elettrica e basso elettrico non è stata certo una sua invenzione, ma quanti altri riuscirebbero nel tentativo di suonare brani come Jump accanto a pezzi come Eruption senza cadere nel ridicolo ma addirittura ispirando orde di altre bands affermate? 

In migliaia negli anni si sono cimentati nell’imitare fedelmente il sound di Van Halen senza riuscirci, o almeno riuscendovi soltanto in rari casi, e questo perché anche nella strumentalizzazione egli è stato un deciso innovatore e precursore: basti pensare che le sue prime chitarre erano la fusione di parti di altri celebri chitarre, assemblate in una precisa alchimia, figlia di grandissima conoscenza tecninca e raffinatezza musicale.

Per esempio la sua prima, celeberrima chitarra piena di fulmini rossi bianche e neri, la “Frankenstrat”, era costituita dal corpo di una Stratocaster e manico di una Charvel, con pick-up di una Gibson ES-335 e ponte Floyd Rose ( i chitarristi che leggono potranno comprenderne la portata…) ma l’elenco delle sue altre strabilianti creature sarebbe lungo, per non parlare degli infiniti effetti elettronici che imprimeva alle sue 6 corde.

Viene universalmente riconosciuto come l’inventore del tapping, cioé il suonare la chitarra con entrambe le mani sulla tastiera con le dita che “picchiettano” le corde senza mai pizzicarle, ottenendo non solo un suono assai particolare ma soprattutto una velocità di esecuzione degli assoli inarrivabile con il tradizionale uso del plettro e dell’arpeggio.

Dai Metallica a Mark Knoplfer, senza Van Halen non sarebbero dunque potuti essere quelli che conosciamo, tutta la scena Hard-Rock e Metal non sarebbe la stessa.

Quello che però forse, a nostro avviso, lo distingue ulteriormente nell’olimpo dei grandi della musica, è stata la sua determinazione e capacità a non scendere a compromessi e a rischiare il tutto per tutto pur si salvare la sua Arte; al culmine del suo successo con la band che ha creato e battezzato, i Van Halen, nel 1985 decise di abbandonare il talentuoso e potentissimo produttore Ted Templeman – che gli faceva guadagnare milioni di dollari all’anno e organizzava strepitosi world tours – per crearsi un proprio studio di registrazione e ripartire da sonorità a lui più vicine e meno “commerciali” e dopo qualche periodo di esitazione, alla fine i risultati arrivarono e furono notevoli quali 1984 e poi il celebre singolo Jump… Quanti altri avrebbero rinunciato a fiumi di dollari e rischiato irrimediabili esclusioni dai circuiti che contano, solo in nome della vera Musica?

Ecco, in breve, chi è Eddie Van Halen e perché, senza timore di abusare delle parole, possiamo quindi ben dire: Eddie Van Halen è leggenda.

 

Paolo Guidone per Relics-Controsuoni


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