Karma to Burn + Camion live @Sinister Noise, Roma (testo e foto di Stefano D’Offizi)

Il Sinister Noise è quanto di più lontano dal solito live club mi sia capitato di vedere a Roma, un ambiente che definire intimo sarebbe maggiormente riduttivo, se possibile ridurre ancora qualcosa. Si entra attraverso un mini corridoio, per poi finire alla zona birreria, con qualche tavolo rabberciato qua e là ed un bancone invaso dagli avventori assetati. Scendendo le anguste scale, ci si ritrova nel’area live, una stanza non molto più grande di quella al piano superiore, con due colonne che bloccano la vista ai più e tre lampade rosse (tutte e tre!) che spappolano gli occhi sia a chi assiste che a chi suona, smarmellando completamente la scena a chi come me “prova” a scattare qualche foto. Credete che questo appunto abbia qualcosa di negativo? Sbagliato!
In fin dei conti non si viene qui per gustare della birra o per osservare le opere di chissà quale artista della corrente surrealista contemporanea (ammesso che esista), qui si viene per ascoltare, e l’acustica offre ottime possibilità, assolutamente in contrasto con quanto si vede. Il Cartellone di stasera conta due band pronte ad esibisri; i Karma to Burn (anche conosciuti come K2B) originari di Morgantown, nel West Virginia, si tratta di una delle maggiori band di riferimento per quanto riguarda lo Stoner Rock, ed i Camion, formazione della capitale che dimostra di avere le qualità per solcare palchi di ben diversa dimensione.
Sono proprio i Camion ad aprire la serata, e per quanto possa essere semplice riempire una simile location, si dimostrano capaci di scatenare un pubblico numeroso, ben oltre le aspettative. Voce possente e ritmiche poderose, il tutto ben coadiuvato da un Minimoog che lega alla perfezione tra le frequenze cavalcate del basso ed i tempi di una batteria semplice ed efficace. I Camion convincono, e non solo me, tanto che qualcuno dal pubblico grida “Eh, ma state diventando bravi!” strappando una risata al resto della platea. Dopo aver presentato anche un nuovo brano, salutano calorosamente prima di lasciare il palco alla band successiva.
Da poco è uscita la loro ultima fatica intitolata semplicemente V, distribuita da Napalm Records, un disco che sembra aver raccolto molti applausi da tutta la critica del caso, ma di questo tema, non c’è neanche l’odore.
I Karma to Burn non sono venuti a suonare in uno dei locali storici della capitale per promuovere un disco, nonostante la presenza del merchandising a pochi metri dal palco, poche parole sul nuovo lavoro, se non per presentare le canzoni di tanto in tanto, ed osservando la scaletta si ha l’impressione di dover giocare qualche combinazione al lotto. Già perchè questa è una delle singolari peculiarità di questa band, oltre ad essere totalmente strumentali, i titoli delle canzoni contengono raramente delle parole, sostituite da numeri che non vengono assegnati in ordine logico (si potrebbe quasi dire casuali). Tra i vari brani della loro performance, spiccano sicuramente 34, 5 che consiglio vivamente di andare ad ascoltare a chi non conosce la band, tanto per farsi un’idea, e la potentissima 20, con la quale avrebbero dovuto concludere la serata, se non fosse per il bis a richiesta in cui lasciano addirittura decidere al pubblico quante canzoni mancano prima di lasciare il palco. Nonostante si tratti di artisti internazionali, i Karma to Burn lasciano il palco attraversando i propri fan che continuano ad applaudire seguendoli per le scale, e fino fuori dal locale, sbriciolando letteralmente la puerile immagine delle centinaia di gruppi che mi vengono in mente, di qualsiasi genere e di qualunque provenienza, che abbiano mai dimostrato anche solo la metà della loro umiltà. Ho il piacere di incontrare personalmente William Mecum, chitarrista e fondatore della band, scambiamo quattro chiacchiere fuori dal Sinister, mentre lui fuma una delle sue Smart, ridendo proprio del fatto che si chiamano in quel modo, gli dico che io ho smesso un pò di tempo fà, e lui stupefatto annuisce compiacendosi. Ridacchiandosela ammette che forse ci riuscirà un giorno, anche se dovesse trattarsi del giorno del suo funerale, gli stringo la mano cercando di non dare a vedere che con quella frase mi ha gelato il sangue, e gli dico solo di continuare a suonare per il suo pubblico, e lui risponde semplicemente “Fuck Yeah!”.
Torno quindi a casa soddisfatto per aver assistito al live di una di quelle band che vengono costantemente riprodotte dal mio lettore Mp3, una sola nota dolente: al solito, fotograficamente parlando, con simili luci si fa quel che si può, un vero peccato quando si tratta di artisti tanto acclamati, non sarebbe meglio poter disporre di qualche immagine migliore? Speriamo la prossima volta.
La Scaletta:
47
8
39
41
14
34
42
5
1
19
32
28
20


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