Marcus Miller live @ Auditorium Parco della Musica (testo e foto di Marco Cenci)

Immaginate la scena: New York, Anni ’70,  un caldo afoso avvolge il bronx. Voi state girando per il quartiere dentro la vostra splendida Pontiac GTO, i due enormi dadi di peluchè attaccati allo specchietto retrovisore dondolano senza sosta. La città vi appare splendida dietro ai vostri rayban a specchio. Il braccio fuori dal finestrino,  e la città ai vostri piedi. Per le strade, ragazzine che saltano la corda ai piedi dei palazzi, mentre i ragazzi più grandi giocano ai dadi scommettendo i soldi del pranzo… bhè se state immaginando, insieme a me questa scena, siate pur certi che dalle casse della vostra auto uscirebbe un groove inarrestabile e coinvolgente, spinto da un suono di basso unico al mondo, signore e signori,“the superman of soul”: Mr. Marcus Miller.
Il preambolo fuori dal solito articolo post concerto, mi è sembrato più che doveroso, non per spendere parole ad cazzum, ma per esprimere ciò che  questo straordinario maestro è riuscito a trasmettere nelle due ore di concerto.
Un esibizione travolgente che ha fatto tremare le pareti della Sala Sinopolidell’Auditorium Parco della Musica. 120 minuti fitti, in cui il talento mostruoso di Miller l’ha fatta da padrone.
In un palco minimalista fino all’osso, (ma a che servono i “cazzulli” quando ci sono i mostri sacri sul palco?!) con solo una gigantografia del bassista posta come sfondo a costituire l’unico vezzo scenografico, Miller ha proposto alcuni brani del suo nuovo lavoro (prossimo all’uscita) The Renaissance alternando la sua performance a vecchi e storici pezzi come la splendida e arabeggiante Blast.
Insieme a lui sul palco, il bassista newyorkese, ha scelto di portarsi in tournee un gruppo di giovanissimi musicisti, che senza ombra di dubbio hanno saputo reggere botta alla maestria del sempre verde, 53enne bassista americano.
La band composta da Alex Han al sassofono, Maurice Brown alla tromba, Adam Agati alla chitarra, Kris Bower al pianoforte e alle tastiere e Louis Catobatteria, ha seguito alla lettera i dettami del maestro, tirando fuori un esibizione travolgente tale da strappare le urla di approvazione fra un solo e l’altro, anche al pubblico più composto e calmo abituato a sedersi sulle vellutate e comode poltrone dell’Auditorium. Fra tutti questi grandi giovani fenomeni sicuramente quello che ha impressionato di più, e non poteva andare diversamente, è stato Luis Cato, il cui assolo del brano Jekyll & Hyde ha lasciato tutti a bocca aperta…ma è normale aspettarsi fuoco e fiamme da uno che si assume la responsabilità e l’onore di completare la sezione ritmica di una band il cui bassista è Marcus Miller.
Miller ha travolto il pubblico della sala con il suo soul-funk-jazz, a suon di slappate, facendo urlare il suo fender, passando poi a suoni più vellutati e caldi. Un concerto che non ha deluso affatto le aspettative di tutti i fan che riempivano ogni singolo posto della Sinopoli.
Un giorno parlado di lui il divino Miles Davis disse: «In studio Marcus è talmente concentrato da far paura. Quel bastardo è sicuramente uno dei tipi più determinati che abbia mai conosciuto. Non si perde niente e può lavorare tutto il giorno e tutta la notte senza abbandonare un attimo la concentrazione. Fa sì che anche tutti gli altri diano il meglio. E si diverte mentre lavora, ride delle tue storie, degli scherzi, tiene tutti quanti allegri. Ma intanto sta facendo il disco.»
Tutto, delle parole del fù Miles Davis, traspare dalla sua esibizione, una serata che rimarrà impressa per molto tempo nelle menti dei fortunati che hanno assistito al concerto. Orgogliosi, all’uscita, di aver assaporato, anche se solo per poco, una fetta di quell’america sempre sognata. Camminando verso la macchina parcheggiata all’esterno del parco della musica, con ancora nelle orecchie e nel petto quel suono metallico caldo e avvolgente, e con la testa che non riesce a smettere di dondolare al ritmo costante di quel magnifico groove…e magari, montando nelle loro tristissime utilitarie made in torino, sognare di essere alla guida di una Pontiac GTO del 70, con manhattahn sullo sfondo.

Grazie Mr. Miller


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