Marduk + Immolation live @ Traffic live club (testo e foto di Mario Cordaro)

Vedere i Marduk in terra capitolina non è certo un evento raro (anzi), ma la presenza in contemporanea degli Immolation, assenti da Roma da diversi anni, ha reso obbligatoria la presenza in loco del sottoscritto. Anche se gli orari sono stati rispettati alla lettera, e ringrazio pubblicamente il Traffic per questo, contrattempi all’entrata mi fanno perdere buona parte dell’esibizione dei Forsaken World. Da quel poco che ho potuto sentire, il loro (unico) album si muove su stili di stampo moderno, dove il binomio death metal/cantato in growl incontra assoli melodici e stacchi sincopati. Dalla regia mi suggeriscono chiamasi “deathcore”: come già ribadito in altre occasioni, le discussioni sul significato e l’utilità di certe etichette lasciano il tempo che trovano. Non ho mai amato le bands di metal più o meno estremo provenienti dalla Francia, tranne rarissimi casi, e anche questa volta il mio giudizio non cambia affatto.

Al contrario, mi stupiscono in positivo i cechi Heaving Earth, soprattutto per i suoni delle chitarre che si avvicinano molto alle distorsioni black metal. Particolare che, per me, è stato una marcia in più nella prestazione già notevole della band stessa: death metal serratissimo, con blast beat praticamente continui, riffing veloce e growl cavernoso. Il rischio, con una proposta simile, è annoiare il pubblico dopo pochi minuti, ma dei rallentamenti e delle aperture chitarristiche -posizionati nei punti giusti- scongiurano il “pericolo sonno”. Non li ho mai ascoltati su disco, ma dal vivo hanno un ottimo impatto.
I suoni decisamente impastati non mi permettono invece di esprimermi in modo significativo sulla performance degli spagnoli Noctem: nel marasma sonoro si riescono a distinguere solo lo scream e le chitarre distorte; dopo i suoni soddisfacenti delle prime due bands, un crollo così repentino della qualità dell’acustica è veramente inspiegabile. Ingiudicabili per cause di forza maggiore.  
Mentre il locale si riempie (si sono superate le trecento presenze, a quanto mi è stato detto), mi viene da pensare che gli Immolation hanno preso nota di quanto accaduto, in quanto il loro soundcheck durerà un quarto d’ora: osservando le dimensioni del drum kit è facilmente intuibile il perchè. Niente da obiettare invece sulla perizia tecnica e l’intensità del loro set: la storica death metal band newyorkese si trova a suo agio sul palco e riesce a coinvolgere il pubblico in un pogo sfrenato grazie a pezzi entrati nella storia del genere come Into Everlasting Fire, e la conclusiva Dawn Of Possession
Ross Dolan, con i suoi capelli lunghi fino al ginocchio, cattura decisamente l’attenzione mentre martoria il suo basso e ruggisce al microfono, anche se durante il concerto verrà disturbato parecchie volte (con annessi nervi a fior di pelle) da un noto frequentatore di gigs romani, di cui non indico il nome per non concedergli ulteriore “gloria”.  Scocciatori a parte, la band statunitense dimostra con i fatti di poter ancora insegnare qualcosa alle nuove leve. 

Setlist Immolation:
1. Close To A World Below
2. Swarm Of Terror
3. Majesty And Decay
4. Father, You’re Not A Father
5. What They Bring
6. Into Everlasting Fire
7. A Glorious Epoch
8. Under The Supreme
9. Unholy Cult
10. No Jesus, No Beast
11. Dawn Of Possession
 
Altro cambio di palco, con annesso soundcheck (stavolta ben più breve del gruppo precedente), e una lunga intro ci annuncia l’entrata in scena dei Marduk. Devo essere sincero: ho apprezzato questa band unicamente fino al loro terzo disco, datato 1994, Opus Nocturne; l’ingresso nella line up di Legion e, successivamente, di Mortuus al microfono insieme ai cambi di stile nel songwriting mi hanno gradualmente allontanato dalla band svedese. Anche se negli ultimi album c’è stata una parziale inversione di tendenza, il primigenio black metal “made in ’90s” (se così possiamo chiamarlo) ha fatto spazio negli anni ad un aumento esponenziale della velocità e dei blast beat rendendo, sempre secondo il sottoscritto, la proposta del combo decisamente troppo monocorde e fine a se stessa.
A quanto pare però, il pubblico non la pensa come me e anche in questo caso il pogo parte sfrenato, costringendomi nelle retrovie per salvaguardare la mia macchina fotografica.
Chiaramente la dimensione live è molto diversa da quella in studio, ma i Marduk riescono comunque ad avere buoni suoni ed impatto, tirando fuori dal cilindro (con mia grande sorpresa) due-tre brani presenti su Dark Endless e Those Of The Unlight come Within The Abyss e On Darkened Wings. La band si mostra in forma e molto compatta, anche sui vecchi pezzi. In sintesi, una prestazione precisa e professionale, com’è lecito aspettarsi da un nome che è in giro da vent’anni.
Serata piacevole dunque, e va riconosciuto al Traffic il merito di aver riportato un nome come gli Immolation nella Capitale. Prossimo appuntamento il ventiquattro ottobre per gli Aura Noir. Restate sintonizzati.
Setlist Marduk:
1. Serpent Sermon
2. Nowhere, No-One, Nothing
3. The Levelling Dust
4. The Black Tormentor Of Satan
5. On Darkened Wings
6. Slay The Nazarene
7. Temple Of Decay
8. Throne Of Rats
9. Deme Quaden Thyrane
10. Within The Abyss
11. Baptism By Fire
12. Panzer Division Marduk
13. Souls For Belial
14. With Satan And Victorious Weapons
15. Wolves
Un Ringraziamento speciale allo staff del Traffic Live Club per averci ospitato durante questo evento 


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