Disquieted By – Lords of Tagadà – Sons of Vesta & To Lose La Track 2012 (di Fabrizio Fasoli)

 
  Bene, prestavevi bene all'ascolto (della recensione, ovviamente) perchè stiamo parlando di una band Fiorentina nata da un ibrido tra due grandi generi annoverati nella storia della musica rock: punk e hardcore. Nulla di nuovo, ok, e per fare carriera nel mercato musicale molte volte non è la scelta migliore, ma ci sono moltissimi casi in cui si suona anche per passione, espressione del proprio carisma. Per questo mi trovo qui a narrarvi di Lords Of Tagadà, la "fatica" dei Disquieted By. Un album che sa essere aggressivo ed energico, dove di staccarsi dal proprio stile non se ne parla…

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Bene, prestavevi bene all’ascolto (della recensione, ovviamente) perchè stiamo parlando di una band Fiorentina nata da un ibrido tra due grandi generi annoverati nella storia della musica rock: punk e hardcore.
Nulla di nuovo, ok, e per fare carriera nel mercato musicale molte volte non è la scelta migliore, ma ci sono moltissimi casi in cui si suona anche per passione, espressione del proprio carisma.
Per questo mi trovo qui a narrarvi di Lords Of Tagadà, la “fatica” dei Disquieted By.
Un album che sa essere aggressivo ed energico, dove di staccarsi dal proprio stile non se ne parla nemmeno quando si tratta della propria vita, della propria storia;
a partire dalle loro pagine nei social network, dove troviamo foto bizarre, fanno sia ironia che autoironia sul loro divenire in carriera e, più che lasciarla avvolta in un mistero, si può dedurre appunto che non ne abbiano troppa degna di nota, o forse che non nè sono troppo interessati.
Molte volte avere una band significa anche questo, condividere passioni, emozioni, risate, gioie, e farle ovviamente crescere, sbocciare insieme, fino a portarle su un palco sottoforma di goliardica ed aggressiva strafottenza, trasformando chi ascolta in parte dello spettacolo.
Per lasciarvi qualche nozione più categorica per quanto concerne la storia del gruppo, esso nasce nel 2000 avendo in comune il lusso dell’ hardcore, vivono dentro i garage ma hanno le idee ancora molto offuscate; negli anni a seguire lavorano insieme a vari progetti, usciti poi sottoforma di EP. Il destino vuole che debbano passare dodici anni per avere un qualcosa di più concreto, un fondamento su cui ci si può slanciare o stabilizzare, il loro primo disco ufficiale.
Ora bando alle ciance, passiamo direttamente a parlarvi del disco, di come si presenta e si proietta:
In una prima impressione visiva, l’album si presenta in una copertina dominata dai colori bianco e arancione (il primo ha la parte centrale e dominante, il secondo i due lati, formando in tutto 3 strisce) dove abbiamo un’ immagine, di un gruppo di ragazzi intrattenuti ovviamente dal Tagadà (famosa giostra da fiera anni novanta), forse nulla di realmente originale o eccezionale, almeno a livello di copertina.
Inseriamo il cd e la curiosità delle sonorità viene smorzata, in parte, già dalla prima traccia che parte rapida. Pirates è diretta e senza tante pretese, ci fa inoltre intuire il proseguio del cd senza troppi sforzi. Alla fine della canzone abbiamo da dire che non ci sono particolari effettistiche, il cantante fa il suo mestiere a squarciagola, il suono è abbastanza duro e rude, la chiave è molto simile a quella di un punk rock e ci accorgiamo subito di avere influenze da gruppi come Motorhead o un hardcore dei Fugazi.
Tutto il disco gira vorticosamente attorno al tema principale, proprio come in un Tagadà, lasciandoti confuso a guardare un punto fisso per evitare di vomitare… ed ovviamente non si tratta di una critica negativa, sono anzi sicuro che si tratta proprio dell’intento della band. Il punto forte di questo gruppo stà sicuramente nell’inerzia dei loro live, ed ascoltarli da un freddo stereo non rispecchia ovviamente la loro energia. Uno dei brani migliori è sicuramente Join Us Cop, chiaro riferimento alle forze dell’ordine (Americane…?) ed ai loro “metodi” di persuasione, come a dire “To protect and serve”. In Acquaplanning si può apprezzare tutta la potenza dei loro ritmi e di un rock n’roll fortemente targato Punk, stacchi ed attacchi improvvisi fanno di questo disco un concentrato di irruenza ed adrenalina, forse soluzioni leggermente monotematiche, ma per gli amanti del genere è sicuramente un album degno di ascolto.
L’ultima traccia Drug conclude il disco con la stessa formula dell’apertura, inoltre anche nello sviluppo non vi sono particolari direzioni (al massimo lievi accellerazioni e conseguenti rallentamenti), i movimenti sono molto simili in tutte le tracce, mantenendo quasi sempre la retta via su uno stesso stile, senza sbilanciarsi troppo da una sponda o dall’altra, rischiando soprattutto di saturare un ascoltatore più maturo o che ha comunque esigenze più ampie, anche se diciamo la verità, questo sound è destinato a ben altri uditi.
Tirando le somme, un album ottimo per un intrattenimento movimentato, buono per l’ascolto più attento in sporadiche occasioni. Questi ragazzi vanno sicuramente premiati per la loro costanza e grinta che hanno messo in ogni singola traccia.
Provare per credere… come? Basta andare sul loro sito e scaricare l’intero disco, o se preferite la copia fisica (che è una figata) ordinatela qui.
Tracklist:
01 Pirates
02 Argentina Mon Amour
03 Join Us Cops
04 Moschops
05 Too Seriously
06 Aquaplanning
07 Protogone
08 Marcetta
09 Ekidna
10 Mamimami Corazon
11 Piero Fear
12 Drug


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