The Cranberries @Auditorium Parco della Musica, Roma (testo di Flavio Centofante, foto di Serena De Angelis)

Non si è mai capito il perché di questa magia, ma dal Regno Unito sono sempre spuntate voci femminili che hanno del miracoloso. Kate Bush, Beth Gibbons, Elizabeth Fraser, incantesimi di questo tipo. Bene, nel mucchio mettiamo anche la voce mascolina e obliante di Dolores O’Riordan, cantante dei Cranberries, che alla prova romana all’Auditorium Parco della Musica centra completamente il bersaglio. La sua interpretazione riempie la serata di energia, variazioni e acuti incredibili. La sala Santa Cecilia è letteralmente strapiena, un numeroso gruppo di persone lascia persino le proprie poltrone e si ferma sotto il palco. Il gruppo è in forma, fin dal brano di apertura Just my imagination. Dolores è vestita in nero, e indossa un cappello alto e a punta, come fosse una strega. Un po’ perché è Halloween, un po’ perché le atmosfere spirituali irlandesi dei boschi e delle leggende celtiche sono sempre state parte integrante dell’approccio musicale del gruppo.  

Noel Hogan alla chitarra, autore di quasi tutti i brani dei Cranberries insieme alla O’Riordan, intreccia le sue tipiche schitarrate alla voce potente di lei. Suo fratello Mike Hogan al basso è preciso e pare divertirsi. Alla batteria grande prova di Fergal Lawler, creativo, veloce, potente. Quelli sul palco dell’Auditorium sono gli stessi membri originali di sempre, quelli che negli anni novanta avevano letteralmente spaccato le classifiche del mondo con brani come Dreams e Zombie.
Durante la serata viene presentato il nuovo album Roses, che contiene alcuni brani di alto livello, a dimostrare che il gruppo è più in forma che mai ed è di nuovo unito e compatto, dopo la parentesi solista di Dolores nel corso dell’ultima decade. Ma grande spazio va ai loro classici, per la gioia della platea: Linder, When you are gone, Free to decide, Tomorrow, Salvation ed ovviamente Zombie.
La sera di Halloween è il fondale perfetto per il concerto: zucche sorridenti sotto la batteria rialzata e cambi di abito di Dolores sempre in tema con la serata, scuri, strani ed eleganti. Ad un tratto dal pubblico viene dato un mazzo di rose alla cantante, che lo fa portare sul palco ad una bambina di sei anni, che poi abbraccia mentre finisce la canzone. La bambina, evidentemente digiuna di inglese, appare disorientata e in imbarazzo, ma la scena piace al pubblico. Poco dopo Noel Hogan spacca una corda della sua chitarra, forse per l’eccessiva foga dell’esecuzione. Accanto alla bandiera irlandese, presente fin dall’inizio sul palco, viene posta una bandiera italiana, regalata al gruppo da un fan: qualcuno effettivamente si accorge che sono molto simili, anzi (testuali parole di uno del pubblico), “la loro è la nostra scolorita”.

Idiozie a parte, indossato l’ultimo abito della serata, questa volta bianco e attillato, Dolores ci accompagna verso la conclusione del concerto: continuando a dimenarsi, correre, saltare e muovere le anche a ritmo di musica con impressionante energia e acrobatica coordinazione, getta fuori la sua voce migliore per gli ultimi brani come No Need to Argue, Schizophrenic Playboys, The Journey e Promises. Il concerto viene chiuso con la canzone per eccellenza del gruppo: Dreams, con tutta la sala che canta in coro. Dolores, col suo dolce sorriso elfico, osserva la scena. La serata ha dato prova di come un gruppo possa portare avanti un’idea di musica molto personale unendola ad uno stepitoso approccio commerciale: questo è quello che negli ultimi vent’anni hanno fatto i Cranberries.

Ma fra live e dischi sicuramente ne vedremo ancora della belle, perché i musicisti sono bravissimi e perché la voce della O’Riordan è di una potenza e bellezza incredibile. Una di quelle voci che riconosci al volo, e forse per chi è nato negli anni ottanta un pezzettino inconscio di note chiaroscure.

Un ringraziamento speciale allo staff dell’Auditorium Parco della Musica per averci ospitato durante questo evento


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