Shannon Wright live @ INIT Club (testo di Simone Giuliani, foto di Simona Rovelli)



Un pianoforte verticale e una chitarra elettrica, questo è tutto quello che troviamo sul palco dell’INIT Club e questo è tutto quello che serve a Shannon Wright per esibirsi in un concerto live. Non fatevi ingannare dai pochi strumenti citati, perchè la Wright è una musicista di razza, infatti sa suonare chitarra, batteria, piano, wurlitzer, organo Hammond e tastiere, può bastare??? Questo le permette di comporre interamente da sola i suoi brani e di esibirsi in solitaria nei live. Suona i primi tre brani su un pianoforte scoperto che mette in mostra i martelletti, le corde, gli smorzatori, i piroli. Apre con una delicata Defy This Love, per passare subito dopo a un’energetica Hinterland con lugubri rintocchi di piano sullo sfondo e, a seguire, una bellissima Louise, un effluvio di delicatissima intimità. Per eseguire i successivi tre brani Shannonsi allontana dal pianoforte per imbracciare la chitarra. 

Da questo momento si assiste ad una danza tutta sua al ritmo delle sensazioni scaturite dalla chitarra. Mentre suona Plea senza nemmeno accorgersene fa cadere l’asta del microfono vicino al pianoforte, quasi dimentica del “dove” si trova e di ciò che la circonda. È un’esibizione viscerale quella che Shannonregala al pubblico durante tutto il concerto. Se si conoscono bene canzoni come In The Morning si può notare come la Wright ami variare i suoi pezzi. È una sua caratteristica: la libertà di reinterpretare le canzoni a modo suo, improvvisando sul palco. In Ways To Make Too See abbiamo un punto di rottura rispetto a tutti i brani precedentemente ascoltati, non a caso si sente l’influenza del compositore Yann Tiersen con cui Shannonha scritto questo brano disegnando una linea melodica da caffè parigino anni 50. Questo, però, è l’unico brano proveniente dall’album Yann Tiersen & Shannon Wright del 2005. Shannon torna al pianoforte e alle sue composizioni da solista. I successivi quattro brani provengono tutti dallo stesso album Over In The Sun del 2004. Più ripetitivi e meno originali i pezzi come If Only We Could e Birds, mentre Plea sfodera una linearità spigolosa, quasi post-dark. Con Portray si capisce come lo stile chitarristico della Wright sia, a tratti, pura amplificazione dell’arpeggio acustico del folk. 

Ascoltando i brani di questo album capiamo meglio. La sua formazione classica si pone in più marcata evidenza nella successiva Avalanche, in cui la polistrumentista di Jacksonville si accomoda nuovamente al piano, per scodellare una tetra sonata, quasi a metà via tra Schumann e i Joy Division. È una melodia piena di nebbiosa inquietudine, accentuata dalla cadenza centrale che mette in luce le grandi capacità strumentali, ponendo in essere isterici contrasti di luce-buio. Ascoltando i brani provenienti dall’album Over In The Sun il pubblico capisce qualcosa di più sul genere dell’artista americana, che incrocia rock, folk e musica da camera, con segmentazioni ritmiche e chitarristiche assai impetuose. 

L’artista ha un stile abrasivo, ma la sua voce è estremamente versatile; va da un tocco delicato e raffinato a un timbro più graffiante e rock. L’INIT era abbastanza pieno, il pubblico ha sperato in un bis che invece la Wright non ha concesso. Il concerto si è concluso con un bel brano, Father, proveniente dal penultimo album Honeybee Girls che ricorda tanto una cerimonia liturgica e claustrale. Infine un’ultima considerazione: ha stupito il fatto che in questo live Shannon Wright non ha portato nessun brano proveniente dal suo ultimo lavoro, Secret Blood. In genere è premura degli artisti valorizzare e pubblicizzare gli ultimi album pubblicati, ma non è questo il caso della songwriter americana. Con questo live la Wright ha dimostrato che è possibile raggiungere il massimo dell’emozione con il minimo degli strumenti espressivi.

Un ringraziamento speciale allo staff dell’INIT Club per averci ospitato durante questo evento


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