Marchesi Scamorza – La sposa del tempo – Flow Double H records, 2012 (di Mario Cordaro)

Quintetto ferrarese nato nel 2009, dedito ad un genere decisamente fuori moda (per quanto apprezzatissimo dal sottoscritto): il progressive rock. Le premesse sono quantomeno interessanti, se torniamo con la mente alla grande stagione progressiva italiana degli anni '70, ma i risultati saranno all'altezza delle aspettative? Le diversificate esperienze musicali dei vari componenti della band s'intrecciano con risultati, a mio avviso, non pienamente convincenti. Soluzioni melodiche e ritmiche già ampiamente sentite in altri progetti (un nome a caso? Le Orme) sono accostate a delle scelte in fase di registrazione e produzione - volute oppure no? -  abbastanza fuori dai canoni…

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Quintetto ferrarese nato nel 2009, dedito ad un genere decisamente fuori moda (per quanto apprezzatissimo dal sottoscritto): il progressive rock. Le premesse sono quantomeno interessanti, se torniamo con la mente alla grande stagione progressiva italiana degli anni ’70, ma i risultati saranno all’altezza delle aspettative?
Le diversificate esperienze musicali dei vari componenti della band s’intrecciano con risultati, a mio avviso, non pienamente convincenti. Soluzioni melodiche e ritmiche già ampiamente sentite in altri progetti (un nome a caso? Le Orme) sono accostate a delle scelte in fase di registrazione e produzione – volute oppure no? –  abbastanza fuori dai canoni del genere (o almeno da quello poco commerciale): mi riferisco soprattutto al volume del cantante, troppo in evidenza rispetto al resto degli strumenti. Restando sull’argomento, a mio avviso proprio la voce è il vero punto debole dell’album (anche se è troppo presto per affermare lo sia dell’intero progetto), tant’è che in diversi frangenti mi ha fatto venire in mente certo becero pop italiano da classifica.

La valida sezione ritmica vede degli sporadici interventi di flauto (Jethro Tull style) e organo, anche se il suono di chitarra non mi ha pienamente convinto: troppo vicino all’heavy metal per un disco così “morbido”, sembra quasi fuori contesto. Per il resto – oltre alle già citate Orme – è evidente l’influenza della PFM, con tutti i pro e i contro del caso.
I testi cercano di ricreare immagini suggestive, ma finiscono per risultare poco incisivi (fare il paroliere non è facile, affatto), mentre la cover poteva esser assemblata e realizzata decisamente meglio; ammetto di essere di parte, ma sento decisamente la mancanza di quelle copertine non realizzate con Photoshop.
In sintesi: un disco che mi ha convinto poco, anche se non totalmente da buttare. Gli appassionati di prog rock possono sicuramente dedicargli un ascolto; a mio avviso, però, questi ragazzi in futuro devono decisamente innalzare la qualità della proposta e mostrare più coraggio nel distaccarsi da modelli musicali già abbondantemente conosciuti e assimilati.

Il sito ufficiale dei Marchesi Scamorza

Tracklist:

1. Intro
2. Sentieri Di Carta
3. Lo Schiavo Di Babilonia
4. L’Uomo Dall’Ombra Lunga
5. Un Passo Ogni Parola
6. Quelle Volte
7. Il Castello Delle Stagioni
8. Nelle Notti Più Lontane
9. Autunno


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