Petrina – Petrina – Ala Bianca/Warner, 2013 (di Stefano Capolongo)

A volte ritornano. E' proprio questo che fa Debora Petrina, cantante, tastierista, compositrice, danzatrice e performer che ci aveva lasciato nel 2009 con il suo ottimo album d'esordio "In Doma". Dopo numerose collaborazioni importanti e partecipazioni a festival di alto livello, questo 2013 segna, oltre alla collaborazione con Paolo Fresu, forse la svolta artistica dell'istrionica artista cittadellese: il 9 Aprile è infatti uscito il suo secondo lavoro "Petrina" (Ala Bianca/Warner). Una lunga gestazione che ha portato alla produzione di un disco particolarissimo e a dir poco sperimentale, veicolo dello spirito esuberante e poliedrico di Debora Petrina, oggettivizzato già nella sua…

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A volte ritornano. E’ proprio questo che fa Debora Petrina, cantante, tastierista, compositrice, danzatrice e performer che ci aveva lasciato nel 2009 con il suo ottimo album d’esordio “In Doma”. Dopo numerose collaborazioni importanti e partecipazioni a festival di alto livello, questo 2013 segna, oltre alla collaborazione con Paolo Fresu, forse la svolta artistica dell’istrionica artista cittadellese: il 9 Aprile è infatti uscito il suo secondo lavoro “Petrina” (Ala Bianca/Warner).
Una lunga gestazione che ha portato alla produzione di un disco particolarissimo e a dir poco sperimentale, veicolo dello spirito esuberante e poliedrico di Debora Petrina, oggettivizzato già nella sua rossissima chioma presente in copertina.

Ai giorni nostri, in cui tutto è già stato fatto e suonato, definire un disco sperimentale potrebbe costituire un azzardo e, a tal proposito, comprendere il linguaggio utilizzato è essenziale per carpirne l’essenza. Scorrendo le tracce ci si accorge anzitutto della volontà di Petrina di muoversi su un piano obliquo e di non rimanere legata ad uno schema troppo definito: è così che pur mantenendo una fine vena jazzistica di fondo, ci si imbatte spesso e volentieri in momenti squisitamente elettro (l’incipit di Invisible Circus), puramente rock (Sky stripes in august), funky (Denti), folk (I fuochi d’artificio) e perfino prog (Niente dei ricci). Gettando poi un occhio alla tracklist si può facilmente notare il balletto, quasi matematico e che avviene con la stessa facilità poc’anzi descritta, tra inglese e italiano (un esempio su tutti è l’accoppiata Vita da caniDog in space quasi una traccia unica)che costituisce senza dubbio un plus nella valutazione globale.

Un disco variegato, teatrale, multicromatico e caleidoscopico legato da un fil rouge a doppio binario: la voce di Petrina che di volta in volta si modula sulle giuste frequenze per assecondare i diversi episodi e un utilizzo costante del piano. Questo ritorno dell’artista del padovano infrange le porte della percezione e ci catapulta in un mondo futuribile fatto di intrecci, allacci e abbracci; un mondo rosso ed elettrico al passo con la modernità.

Petrina è un disco che non annoia mai e tremendamente progressista (ci ha messo lo zampino anche quel genio di David Byrne), forse anche troppo per i comuni mortali.
Tracklist:
1. Little fish from the sky
2. The invisible circus
3. Princess
4. Niente dei ricci
5. Sky-Stripes in august
6. Denti
7. I fuochi d’artificio
8. Vita da cani
9. Dog in space
10. Lina
11. Sky-Stripes in august (orchestral version)


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