The last day of an ordinary life – IV Luna – Autoprodotto, 2011 (di Stefano D’Offizi)

Vengo in possesso di questo album dei IV Luna in un modo che non dimenticherò facilmente, così come fu per il loro primissimo lavoro ufficiale, ...Libera Mente, indimenticabile baluardo di un'introspezione solitaria fra il Metal Psichedelico ed una quantità impressionante di suoni ermetici misti ad emozioni quasi sussurrate. Sono passati diversi anni dalla registrazione di quello che personalmente reputo un capolavoro nostrano, al quale sono anche legato dal punto di vista affettivo, quindi mi aspetta un lavoro molto duro: devo rendere conto di quanto ascolterò al Popolo del Rock, tenendo lontani i miei pregiudizi positivi e non, ma senza…

Score

CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'

Voto Utenti : 4.56 ( 1 voti)
Vengo in possesso di questo album dei IV Luna in un modo che non dimenticherò facilmente, così come fu per il loro primissimo lavoro ufficiale, …Libera Mente, indimenticabile baluardo di un’introspezione solitaria fra il Metal Psichedelico ed una quantità impressionante di suoni ermetici misti ad emozioni quasi sussurrate. Sono passati diversi anni dalla registrazione di quello che personalmente reputo un capolavoro nostrano, al quale sono anche legato dal punto di vista affettivo, quindi mi aspetta un lavoro molto duro: devo rendere conto di quanto ascolterò al Popolo del Rock, tenendo lontani i miei pregiudizi positivi e non, ma senza escludere le emozioni che potrei comunque provare… ardua come sfida!
Il cambiamento del loro sound, negli anni ha subito molte svolte, maturando per alcuni versi o snaturando per altri (la scelta dei testi in inglese potrebbe essere un punto a loro svantaggio), così come già la grafica esterna della copertina suggerisce, anche se personalmente la reputo più che azzeccata (guarda come sta bene con i colori del nostro RELICS!) ma naturalmente, se non si deve giudicare un libro dalla copertina, figuriamoci un disco. Aprendolo tutto torna quasi a posto, il consueto simbolo stampato sulla superfice del CD mi riporta indietro di anni, quindi non resta che accendere l’impianto e premere Play. Rumori di quotidiana esistenza introducono la prima traccia, 63 seconds to Black O, un leggero preludio di chitarra acustica che dura appunto 63 secondi, poi è l’apoteosi di September 28th. 2003, prima vera canzone del disco: parte subito a cannone, chitarre prepotenti e corpose si intersecano come a rincorrersi l’una con l’altra senza mai realmente prendersi. Il suono risulta assolutamente differente da quello che ricordavo, anche se la parte centrale della canzone, dove i ritmi rallentano e suonano quasi come un marchio indelebile. Differenti da un tempo è vero, non per genere fortunatamente, piuttosto per completezza ed esperienza, segno che la band ha superato da un pezzo il gradino della semplice maturità, ma siamo ancora solo alla seconda traccia… Segue Unsafe Prison, che inaspettatamente assume subito un ritmo incalzante e tempi sincopati, e l’immagine statica e leggermente onirica dei vecchi IV Luna, viene scaraventata lontano per lasciare spazio a questa aggressiva interpretazione di una voce graffiante grazie anche alla lingua inglese. A volte basta cambiare lingua per donare un timbro differente ed un sound meno duro e più sinuoso. Passando per I realize, si ha l’impressione che il tema principale sia proprio la rindondante quotidianità, il suono di un telefono lascia spazio ad uno dei pezzi migliori del disco, dove la voce torna quasi a ripercorrere le vecchie melodie, e spicca quella cristallina di Alice Pelle, (che così come quasi in tutto l’album, accompagna addolcendo la pillola anche grazie alla tastiera) il tutto arricchito dalla presenza del basso, suonato in questa canzone da Giacomo Citro. Ottima interpretazione da parte di tutta la band e dei loro collaboratori, anche nella successiva In the shade, l’introduzione atmosferica degna di un film Horror, è solo la prefazione di quello che pochi secondi dopo diventa un pezzo tipico del loro sound, tornando stavolta sui loro passi a ricalcare le orme di pezzi storici come Balocco, arricchiti dall’esperienza e dalla qualità di un suono più completo ed attento. Last days of my ordinary life ha il sapore della disperazione, un brano d’impatto, di quelli che fanno breccia molto presto, lasciando un senso d’inquietudine ad ogni ascolto successivo, una struttura che ha molti punti di riferimento, scale dissonanti su intermezzi quasi claustrofobici, ed anche qui, la voce è perfettamente incastonata nel resto. Settima traccia del disco, La tua voce, presenta un testo in italiano, la voce di Michele Chessa torna nuovamente indietro nel tempo, adagiandosi nelle linee morbide di chitarra che vanno lentamente indurendosi man mano che scorrono i secondi, anche qui una buona dose di disperazione nelle note sofferenti dell’arrangiamento. Si cambia nuovamente registro in Magic Room, dove i riff di chitarra virano paurosamente verso lo Stoner più duro miscelato in modo forse leggermente forzato, ai vari cambi di tonalità che come sempre richiamano al sottofondo prog che ha sempre cercato di fare capolino nei loro dischi. Unsuitable, è forse uno dei pezzi più deboli del disco, anche se mantiene comunque il livello sopra la media, ad ascoltarlo si direbbe quasi che sia stato scritto un pezzo alla volta e riassemblato in un secondo momento, o almeno questo suggeriscono i numerosi cambi di tempo che si susseguono per tutti i 4 minuti di canzone. Siamo giunti al decimo brano, Disappeared, qualche lieve riferimento cristiano, forse anche indirizzato dalla figura nel book interno. La canzone purtroppo non spicca e stenta a decollare, per quanto mantenga sempre un ritmo sostenuto, non convince ampiamente come il resto del disco, ma che diamine, un punto debole doveva pure esserci da qualche parte. La penultima traccia si intitola The best day, chitarre pulite e quasi dolci, ricordano inizialmente il suono di un carillon, accompagnano una voce altrettanto tranquilla, almeno da principio. Il motivo principale riempie l’ascolto di questo brano, dove tutto gira attorno alle chitarre che ciclicamente tornano serene e dolci fino a spegnersi per lasciare posto a Goodnight moon, dove gli ultimi rumori di una quotidiana routine, vengono archiviati in un album dei ricordi, forse lo stesso album da dove proviene Tentativi, una bonus track targata 2002 e che si distacca dal resto del disco in quanto a stile e concezione. Si sente bene la differenza di passo fra le idee odierne e quelle di quasi dieci anni orsono, anche se lo stampo principale, resta assolutamente chiaro, definito e riconoscibile, loro sono… IV Luna, e speriamo vivamente di vederli presto anche dal vivo!
TRACKLIST
1. 63 Seconds to Black O
2. September 28th, 2003
3. Unsafe Prison
4. I Realize
5. In the Shade
6. Last Days of My Ordinary Life
7. La tua voce
8. Magic Room
9. Unsuitable
10. Disappeared
11. The Best Day
12. Goodnight Moon
13. Tentativi
 
IV LUNA sono:
Michele ‘Mik’ Chessa: voce e chitarra
Luciano ‘Laky’ Chessa: chitarra
Andrea ‘BJ’ Caminiti: basso
Alex ‘Julius’ Giuliani: batteria
 


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