Milk White @Locanda Atlantide, Roma (testo di Bernardo Fraioli, foto di Matteo Pizzicannella)

Dare un appuntamento al pubblico per una serata attraversata da generi diversi è sempre un rischio difficile da calcolare.
Anche se, più che di generi, sarebbe giusto raccontare di suoni diversi.
Qualcuno, nella storia, illustrò un’ interessante teoria secondo la quale, una volta imbrigliata una certa sonorità in un certo genere, se ne determina la morte della stessa.
Sosteneva Duke Ellington: “Esistono solo due generi di musica. Quella buona e quella cattiva…”.
Sabato 12 novembre si è visto un palco in grado di contenere più di due ore di musica trasversale offerta da nomi che era difficile immaginare nella stessa serata.
Il rischio, come si diceva, è sempre difficile da calcolare.
Ma evidentemente la Locanda Atlantide ha giocato su numeri sicuri.
I Palkoscenico al neon, Lola and the lovers e Milk White, insieme in concerto,hanno dato prova di saper difendere i propri connotati singoli ma di sapersi confrontare ed integrare reciprocamente nelle atmosfere disegnate dalla musica degli altri compagni dell’evento.
E se possiamo ricercare un denominatore comune, sicuramente lo riscontriamo nell’impatto diretto che sanno esercitare i tre nomi sul pubblico.
Far vibrare gli amplificatori, per primi, è compito dei Palkoscenico al neon.
Dalla loro, c’è sicuramente la possibilità di poter proporre un repertorio valido, che può affidarsi in gran parte ai titoli dell’ultimo lavoro; disco bello e impegnato, sicuramente il migliore dai tempi della prima prova in studio.
I cinque danno il via sull’arpeggio inziale di Lucas, brano contenuto nell’omonimo prodotto, che ancora una volta ha manifestato l’attitudine hardcore della formazione che paga volentieri un pegno all’esperienza dei Massimo Volume.
E da qui procede praticamente tutto da se, nonostante un sound check non a punto che ha penalizzato l’esibizione.
La carica si alza sulle note di Autocontrollo, Cuore di cane, la bella Con un filo di voce e ancora altri brani di recente stesura.
Empatici come sempre con il proprio pubblico, non si fanno sfuggire l’occasione di duettare con uno spettatore nella cover Brucia di vita dei Negazione.
E dove non arriva la loro musica arriva il loro messaggio: politico, radicale e militante, che scaglia al muro emblemi del consumismo, repressioni di palazzo e affaristi in doppiopetto. Il valore della loro proposta risiede anche in questo.
Ci si chiede solo perchè non aver concesso qualche minuto in più ad una bella esibizione.

Chiusa la loro prova, si passa alla musica delle Lola and the lovers.
Il gruppo vede la mancanza di una delle loro componenti impegnata nelle parti di synth e in quelle vocali.
Decidendo di non rimandare l’esibizione, confezionano ugualmente una prova convincente che riesce a catturare la maggior parte delle persone presenti.
Il sound espresso corre sul confine tra il power pop e l’elettro punk. Probabilmente la mancanza del quarto elemento ha dato al tutto un taglio nettamente più rock, mettendo chitarra e basso in primo piano.
C’è impegno e sudore nella loro esecuzione.
Ritmi orecchiabili, facili ritornelli e atmosfere da piste da ballo colorano le canzoni delle Lola and the lovers.
Uno dei loro punti di forza è sicuramente l’esecuzione di chi siede dietro le pelli: energica, precisa e anche fantasiosa.
Anche in questo caso troviamo un gruppo pronto a misurarsi nell’ambito delle cover: la scelta cade in Rock and roll nigger, vecchia gloria di Patti Smith e Helter skelter dei fab four di Liverpool, dove per l’occasione, sale sul palco la voce dell’ultimo gruppo della serata.
Dopo il brano di chiusura Anti-lola conspiracy, la Locanda Atlantide si prepara ad accogliere i Milk White.

Sicuramente più vicini al sound delle Lola che dei Palkoscenico, il gruppo cuce un rock di matrice garage blues.
Per chi ha avuto modo di vederli in passato, oggi può riscontrare una formazione che gode di ottima salute, forse la migliore, passata una parentesi di instabilità nella sezione ritmica dopo la dipartita di Gianni Galadini alla batteria e Massimiliano Amoroso al basso (attualmente in forza con gli Stevedore).
La nuova pelle dei Milk White da la terza sfuriata musicale della serata.
I brani estrapolati dal loro Cigarette crimes sanno centrare l’obiettivo. Anche in questo caso l’immediatezza rimane un ingrediente fondamentale, senza peccare di negligenza.Fake tan, Kiss n’ kill e Good tea sono alcuni dei titoli estrapolati dal loro lavoro in studio che hanno riempito la serata.
Ma se il traino per il pubblico è affidato a brani collaudati, il vero interesse viene catturato in produzioni nuove che ancora non hanno trovato forma in un capitolo seguente a Cigarette crimes.Black lights e Tongue in your nose sono esecuzioni elaborate, pezzi a tratti scuri e dilatati nei tempi e le atmosfere. Un passo in avanti per il gruppo rispetto al proprio standard che dimostra il saper già gestire e metabolizzare nuove linee di stile.
Stile che piace e che speriamo dia la nuova impronta di casa Milk White

 

 

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