Extrema + Dorothy + Parkett @Palarockness, Genzano di Roma (testo e foto di Stefano D’Offizi)

Quando band di questo peso si esibiscono in simili location non propriamente al centro della scena live della capitale, accadono cose che potrebbero restare nella storia, fermando delle istantanee nella memoria collettiva di chi vi assiste, a volte suo malgrado, a volte come una vera e propria manna (anche se non dal cielo), resta solo da decidere quale delle due. Stavolta non voglio espormi più di tanto, limitandomi al semplice dovere di cronaca, in modo da riportare il più fedelmente possibile, ogni scena che ancora fresca, gironzola nella mia testa, alla (vana) ricerca di un’uscita d’emergenza.
Ma andiamo con ordine…
Il programma di stasera offre un buon panorama tra band emergenti e meno, radunando un bel pò di vibrante Popolo del Rock per l’occasione. La cornice è quella inconfondibile del Palarockness, che come già detto qualche pagina più indietro, ospita sempre artisti di un livello al di sopra della media locale, e stasera il cartellone prevede Parkett, Dorothy ed a seguire Extrema.  
Il palco è affollato di strumentazione, tanto che cantante e chitarrista della prima formazione, sono costretti a suonare in mezzo alla platea, potendosi così sfogare assieme a parte del pubblico in un mezzo pogo selvaggio con pochi sbocchi violenti, anche perchè è ancora presto, ed il meglio deve ancora venire. Sonorità New Metal abbastanza collaudato, con una voce forse un tantino acerba che consiglierei di rivedere, soprattutto nelle linee melodiche prive del fantomatico Grawl (o Scream, o Scrawl, si insomma, avete capito…), ed una batteria che vuoi per problematiche tecniche, vuoi per l’emozione che si prova ad un primo live dopo un solo mese di prove, non convince ancora a pieno. Ma la grinta c’è, e considerando la giovane età dei suoi componenti, si tratta comunque di un gruppo con notevoli margini di miglioramento, soprattutto in ambito live. 
Cambio palco, mentre già il frontman della band successiva sta vagando tra il pubblico, indossando una camicia di forza. Già, perchè costui è pazzo, e non dico per dire!
I Dorothy sono pronti ad iniziare, mentre il suddetto pazzo lancia in aria una ventina di copie del loro demo autoprodotto, che ovviamente raccolgo prontamente, tanto per avere materiale da aggiungere alla collezione di RELICS quindi finalmente iniziano a suonare e grazie al palco un minimo più sgombro, riescono a starsene tutti insieme sotto le luci, permettendomi anche di fotografarli come si deve. Se c’è una cosa che attira immediatamente l’attenzione, è il loro sound decisamente ruvido e grezzo, e si capisce che si tratta di una scelta, un suono volutamente primordiale, capace di avvolgere e graffiare chi ascolta. Non è la prima volta che si esibiscono al Palarockness, e molti fra il pubblico, sono degli affezionati sostenitori della band, tanto che conoscono i testi delle canzoni e più o meno, il repertorio del gruppo nella loro interezza anche scenica. Una delle prove migliori del gruppo, è sicuramente quella del batterista, che nonostante abbia guadagnato buona parte del mio odio per avermi lanciato birra sulla macchina fotografica, ha ottenuto anche il mio apprezzamento per il suo tocco, potente, veloce e preciso, ma soprattutto si diverte un mondo a suonare, e per certi versi mi ricorda lo stile di un certo Francesco Valente, tutt’ora militante ne Il Teatro degli Orrori. Dire che si tratta di un complimento è superfluo, soprattutto quando rivelano che anche lui, suona col gruppo da un paio di mesi. Ma la vera forza della natura è sicuramente il cantante, il buon Davide è pazzo, proprio come dicevo poco fà. Nonostante i testi in italiano, resta comunque di difficile comprensione, un po’ per l’alcool in corpo, un po’ perchè maltratta microfoni, palco, spie e strumentazione tutta, tanto che nel successivo cambio palco, il fonico verrà chiamato a svolgere del lavoro extra per risettare il tutto.
A parte questo, si tuffa sul pubblico, e fin qua nulla di nuovo, decine di cantanti lo fanno tutt’ora, se non fosse per il fatto che ad occhio e croce farà almeno un centodieci chili (se non di più). Molti si scansano e quelli che restano sotto rischiano l’ernia, quindi è la volta del pogo, stavolta nettamente più selvaggio e distruttivo, tanto che lo stesso frontman ne esce macchiato di sangue che non si capisce bene provenire da chi, e dopo essersi picchiato da solo ed aver inveito per protesta contro una persona imprecisata del pubblico (sempre che sia esistita realmente), giunge all’apice, spaccando diversi bicchieri e denudandosi quasi (Ronnie James ti ringrazio) completamente, professandosi infine innamorato, lasciandoci tutti di stucco, un attimo di quiete prima della fine. Tutto lo staff degli Extrema, affacciati dal backstage sopra al palco, ammirano a bocca aperta, gustandosi quell’assurda performance che lascia poco spazio alla musica e molto alla ascena visiva, più tardi, lo stesso Perotti, si compliemnterà per il carisma del frontman, che si trattasse di sarcasmo o meno non è dato sapere, anche se mi piace credere nella sua onestà intellettuale.
Dopo aver ricostruito letteralmente il palco, è finalmente la volta degli Extrema, band attiva dai primi anni novanta e che vanta ben cinque album all’attivo (l’ultimo del 2009, Pound for Pound) ed un live ufficiale, di cui esiste anche un DVD intitolato Murder Tunes And Broken Bones – Live at the Rolling Stone, che consiglio di andarvi a spulciare se volete vedere questa band dal vivo e ve li siete persi anche stavolta. Dopo il primo brano, Join Hands, il pubblico è già caldo a puntino, e la primissima fila, composta dai supporter che (almeno immagino) accompagnano la band nel loro tour, si agita come fosse la prima volta. C’è subito una nota alla memoria di Dimebag Darrell, ed ovviamente lo scrosciante applauso si propaga per tutti gli avventori del locale, anche per quei pochi che non stanno seguendo il concerto, o che magari (classico) erano fuori a fumare. Il repertorio della band, sfiora pezzi come Generation, o Anymore, regalando ancora una volta, del pogo selvaggio alla platea affamata. In Money Talks, un vago riferimento alla manovra economica attualmente in corso nel nostro paese, ed una tempesta di Buhh! Si eleva dalla platea inorridita, quindi ancora Second coming, All around e Nature, pezzi che valorizzano il suono potente ed estremamente preciso della band, confermando l’idea che tutti ci eravamo fatti sul loro valore live, già perchè magari loro non si spogliano, ma di movimento sul palco ne fanno davvero tanto, saltando e sudando come chi assiste sottopalco, e chi assiste, non può che sentirsi parte dello spettacolo. Non avevo mai assistito ad una band di questo livello, ed il Palarockness sembra aver finalmente imboccato la strada giusta, brillando come una luce al buio completo, speriamo che continuino in questo senso.
Un solo consiglio ai prossimi avventori, passate prima in farmacia, spendete due euro e mezzo ed acquistate dei tappi per le orecchie, vi torneranno utili, soprattutto con frequenze così elevate e suoni tanto potenti, inoltre non vi rovinate l’udito e vi gustate meglio il concerto, riuscirete perfino a distinguere meglio tutti  i suoni.


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