John De Leo + Giacomo Toni live @ Circolo degli Artisti (di Bernardo Fraioli)

John De Leo live.
La voce e i suoi spazi.
Una sintesi realistica. In pochi casi difficili da collocare in memorie generali.
L’ugola dell’ ex Quintorigo è una rarità.
Troppo facile il paragone con Demetrio Stratos. Curioso un confronto con Diamanda Galas.
Entrambi sicuramente nomi più produttivi.
E’ dal 2008 che si attende un nuovo lavoro del cantante dopo la sua prima esperienza solista.
“Dovremmo fare un nuovo disco”. E’ il commento sviscerato dal palco del Circolo degli Artisti.
Tanti, tanti “sì” dei presenti.
In realtà John De Leo ha colmato gli ultimi anni di attività con molti e interessanti progetti collaterali.
Ha visto i testi di Leonardo Sciascia per il progetto Zolfo, partecipato nell’ ensemble di Roberto Gatto, ospite speciale di Stewart Copeland nel suo tour Strange things happens.
In questa occasione si fa precedere sul palco da Giacomo Toni.
Hotel Nord Est è il suo ultimo disco. Un concentrato di cantautorato fuso con jazz, teatro e ironia.
Sono queste le basi della sua musica e le basi del suo show di questa sera.
Coraggioso.
Aprire a questo appuntamento è compito difficile.
John De Leo è accompagnato da chitarre, fiati e fisarmoniche.
Niente percussioni, fatta eccezione per l’ improprio uso di una macchina da scrivere. Inutili accessori per questa esibizione.
Sono più volte “mimati” dalle sue esecuzioni vocali. Come tanti altri strumenti che vengono sovraincisi in presa diretta dal cantante romagnolo su apparecchiature portatili.
Il risultato è un loop di vocalizzi orchestrali, coperti da improvvisazioni canore forgiate da pura genialità.
Con tanta sana follia.
Ascolti il concerto e puoi sentire rock, jazz, swing…
Chi è John De Leo?
Sin dai suoi esordi sanremesi in tv apparve come un personaggio enigmatico, buffo e disturbato.
Tanto da stonare su un palco patinato come quello dell’Ariston.
Ci tornò un’altra volta per presentare con il suo vecchio gruppo “Ben ti voglio Angelina”, storia di amori assassini e controversi contenuta in Grigio.
Ma questo è uno dei temi amati dal cantante.
Come le passioni amare e le stagioni tramontate.
Le abbiamo sentite anche questa sera, in tanti suoi brani soffocati da raffiche di applausi.
Ritorna come sempre il mare, altra figura ripresa in chiave metaforica e cantata da De Leo in tante sue composizioni, come in Freak ship, sorretta nella coda da un karaoke giocattolo usato come distorsore vocale.
E ancora Big stuff, cover di Billie Holiday contenuta nel suo Vago Svanendo; vecchia perla che porta la firma di Leonard Bernstein.
Le chien et le flacon è solo l’ennesimo esempio di come il prodigio musicale possa fare a meno di un testo per esprimere la propria voce e il proprio talento.
Riempie l’atmosfera con Tilt, piccolo elogio ironico dedicato alle proprie turbe psichiche.
C’è il tempo per altre improvvisazioni, altri esempi dell’utilizzo sublime di corde vocali donate dagli dei.
Di tempo e volontà, invece, non ce ne sono per rivisitazioni di qualche brano dei Quintorigo.
Una storia che non ritorna evidentemente.
Una delusione inconfessata del pubblico.


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