Una serata all’insegna del post-rock quella di venerdì 23 dicembre al Circolo degli artisti di Roma. Headliner della serata i Kruk, gruppo già noto nella scena musicale romana che ha già suonato in numerosi locali della capitale Brancaleone, Traffic, Alpheus, al Teatro Valle Occupato ed anche al Hope and Anchor di Londra. Stasera presenteranno il loro primo lavoro End it che ha riscosso una buona dose di consensi non solo nel panorama underground Italiano.
Ad aprire la serata La noia di Barney, un progetto che fonde elettronica e musica cantautoriale.
Ad aprire la serata La noia di Barney, un progetto che fonde elettronica e musica cantautoriale.
Debbo dire che l’idea è nobile ma l’esecuzione è davvero mediocre, il passo più lungo della gamba per una creatura che deve ancora imparare a camminare, sicuramente troppo affrettato per un gruppo nato da appena un anno che ovviamente, ha ancora parecchia strada da fare prima di raggiungere il proprio equilibrio. La chiarissima ispirazione ai nuovi Radiohead è palese e piuttosto pretenziosa, non si può certo partire dall’arrivo senza passare per i soliti doverosi step. Canzoni forse un tantino ripetitive che difficilmente fanno presa sulla memoria, così come anche le melodie vocali. Di buono ci sono sicuramente le intenzioni, l’impegno e la direzione scelta, manca solo l’esperienza, ed ovviamente il tempo (speriamo) saprà fare il resto.

Veloce cambio di palco e si sente un’aria più fresca, da subito mi colpiscono le sonorità dei Kruk. Il loro è un post-rock molto curato dove nei pezzi più movimentati si sentono ritmiche indie tendenti allo psichedelico. Si avverte appena l’inclinazione verso gruppi noti, ma sicuramente riescono a mantenere una loro originalità, soprattutto in pezzi come Serenade, Homeless Cowboy e la title track dell’album End it. Una risposta concreta da parte del pubblico formato per lo più da fan accaniti e qualche spettatore venuto alla scoperta del gruppo. Durante l’esibizione la band lascia spazio anche a due inediti, che mi hanno colpito perché segnano un piccolo cambio di rotta, poiché si sentono delle sonorità diverse dal resto dei loro lavori. Sicuramente un segno di maturazione artistica che fa’ sempre piacere, tanto per dimostrare i propri margini di miglioramento.
La voce diventa un altro strumento al servizio del suono, i testi sono in inglese ma passano in secondo piano data la predominanza di una sonorità abbastanza rilevante.
Come al solito il Circolo degli artisti non delude, proponendo una buona esibizione per un gruppo molto giovane, che si va ad aggiungere ai tanti progetti interessati del nostro territorio, ampliando un panorama underground capace di muoversi verso terreni più solidi.
Come al solito il Circolo degli artisti non delude, proponendo una buona esibizione per un gruppo molto giovane, che si va ad aggiungere ai tanti progetti interessati del nostro territorio, ampliando un panorama underground capace di muoversi verso terreni più solidi.