Morgan con la I live @Clockwork, Roma (testo e foto di Stefano D’Offizi)

Attraverso un clima piuttosto familiare e caloroso, si possono solitamente apprezzare alcune sfumature che a distanza difficilmente si colgono, così come difficilmente si provano le stesse emozioni ascoltando un brano dal vivo, magari a pochi metri di distanza dall’artista, piuttosto che sentirlo da un cd o magari in cuffia. Avevamo già ospitato Morgan nelle nostre pagine, e con Predisposizioni per un viaggio già avvenuto, ci aveva precedentemente stupiti.
Stasera si tratta di confermare le nostre idee di originalità circa il suono di questo cantautore contemporaneo, e perdonatemi se non trovo altre parole per definire il suo operato, troppo difficile da collocare su una linea retta e soprattutto, inutile farlo.

 

Il duo inizia lentamente, quasi in sordina, mentre ancora elementi della band precedente, stanno ancora radunando i propri rumori in scatola, ed è proprio questa prima immagine a diffondere tranquillità in una serata tanto inquieta. Canzone d’autunno è in effetti il modo migliore per introdurre quel suono morbido di una sola chitarra acustica accompagnata dal Sax soprano di Alessandro Cardinale, che contribuisce a donare all’atmosfera, una sorta di calma in cui tutti si immergono per ascoltare, sebbene sia leggermente triste, il brano è davvero poetico e molto coinvolgente, anche se mi prende un pò d’angoscia al soffermarmi sul verso “Se la Morte è Morte, che ne sarà dei Ricordi?”. Berlino è un brano davvero strano, dove nella versione dell’album, gran parte del lavoro lo fa il ritmo e la seconda voce femminile, ed il modo in cui viene sapientemente arrangiata dal duo è davvero interessante, spostando l’attenzione sul testo, che sia stata una scelta voluta proprio per far cambiare destinazione alle nostre idee? Molto spesso accade infatti, che ci si sofferma ad ascoltare una singola nota, o ci lasciamo magari cullare da un ritmo senza prendere in considerazione il resto della prospettiva, ma stasera una cosa è certa, provare a prestare più attenzione alle parole è d’obbligo. In Resistere al Tempo, tutto assume un’atmosfera irreale, ma poi chi sei tu a decider di creare la luna le stelle, i cani randagi” un accostamento inusuale fra una visione poetica alla portata di tutti ed un’altra immagine del tutto contraria, altrettanto chiara e triste. Una metafora neanche troppo velata che mi ha raggiunto come uno schiaffo, quel solito schiaffo che personalmente cerco in ogni performance live che reputo “di livello” e che incasso con soddisfazione, sapendo che altrimenti avrei sprecato del tempo prezioso. L’invito più ottimista che abbia mai avuto il piacere di ascoltare in una canzone è sicuramente contenuto in Come Ieri, ed anche qui l’arrangiamento particolare offre una versione più che coinvolgente. Con la bellissima Lettera di Marco il Pirata si conclude una serata davvero insolita rispetto a quelle a cui sono abituato, normalmente mi infilo nel bel mezzo della bolgia urlante del Popolo del Rock, maledicendomi di tanto in tanto, per aver dimenticato i tanto amati tappi che mi salveranno l’udito, mentre stavolta, si tratta di una storia completamente differente. Morgan con la “I” rappresenta sicuramente uno dei prodotti più genuini del nostro panorama Underground, e gli auguriamo di lasciare presto questo livello per poter passare al successivo, continuando magari a stupire se stesso oltre che noi. A questo punto aggiungerei solo un piccolo appunto al Clockwork che ha ospitato la serata: Sistemate quelle luci, sono terribilmente inutili!
La Scaletta:
Canzone d’autunno
Berlino
Resistere al tempo 
In cucina c’era Nà
4 racconti di una storia diversa
Una cosa tra i denti
Come ieri
Lettera di Marco il pirata


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