Low-Fi – What we are is Secret – Octopus Records 2012 (di Bernerdo Fraioli)

Napoli ha dato i natali ad un numero più che consistente di musicisti.
Riconoscerlo è un atto di verità che va compiuto.
Non esiste genere che non sia emerso dalle pendici del Vesuvio: musica da camera, etnica, jazz, blues, dub, elettronica.
E una schiera infinita di turnisti impareggiabili.
Tanti nomi hanno avuto addirittura un respiro internazionale.
E’ caratteristica già propria del curriculum vitae dei Low-Fi, una giovane formazione partenopea che ha già avuto modo di attraversare i vari confini europei.
Era il 2010 quando si presentarono con un primo ep che li portò in giro per il Vecchio Continente ad esibirsi.
Raggiunto un nuovo livello di maturità, sono tornati in studio per dar luce alle soglie del 2012 What we are is secret, primo album della formazione.
Si parla di musica dal piglio prevalentemente rock, che accoglie di buon grado sonorità anni ottanta e una buona dose di elettronica sfornata da sinth e tastiere che mettono il giusto accento su buona parte del repertorio.
Effettivamente la scelta stilistica dei suoni è un punto di forza della totale produzione, che ha visto dividersi tra il K-lab Studio, con Giuseppe Fontanella (24 Grana) dietro il mixer, e gli Swift Studio di Londra per la fase di masterizzazione.
Anni ottanta, dunque, assorbiti comunque nella loro eterogeneità: si ritrovano bagliori post punk già nei primi secondi di Daylight, atmosfere synthpop in Dead disco syndrome e la new wave più struggente in Piano metal.
Merito del risultato è da trovarsi anche nelle molteplici collaborazioni riunitesi in questo What we are is secret: la stessa traccia che battezza l’intero lavoro vede il featuring di Alessandra Gismondi degli Shonwald, la successiva Private revolution menziona nella sua stesura il rapporto con i No more e ancora, The evidence of a missing link, settima traccia campione da dance floor, si esprime con l’ aiuto dei Din (a) Tod.
Il punto di originalità per i Low-Fi, nonostante i richiami dannatamente nostalgici ad una certa scena musicale, si evidenziano sopratutto nella voce di Alessandro Belluccio che, paradossalmente, non possedendo (o rifiutando) un tipico timbro cavernoso e gutturale, allontana la formazione da quelli che potrebbero essere facili paragoni e commenti di condanna come sterili emuli di stoiche colonne del genere.
Genere che gode, oltretutto, di un periodo di rivalutazione positiva e diffusa.
Ottimo momento, dunque, per il lancio di questo What we are is secret.
Un tassello che forse, la Napoli culla della musica, stava ancora aspettando.
Compito di non essere una tessera marginale, ora, spetta solo ai Low-Fi.
http://www.myspace.com/lowfiband

https://www.facebook.com/lowfiband


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